INFERNO - CANTO XII
Dall’Edizione integrale a cura di Pietro Cataldi e Romano
Luperini ed. Le Monnier Scuola Interpretazione cabalistica di Franca
Vascellari
www.taote.it
www.taozen.it
www.teatrometafisico.it
Era lo loco ov’a scender la riva
venimmo, alpestro e, per quel che v’er’anco,
tal, ch’ogne vista ne sarebbe schiva. 3
Dante
descrive
ora l’accesso
al settimo
cerchio:
un luogo
profondo e dirupato
e tale da rendere
atterrito
ogni sguardo. Man
mano che si scende nel propria
interiorita`
il paesaggio
diventa
piu` difficile e
pauroso, ma chi ha una Guida sicura e una Protettrice
celeste
puo` andare
avanti
serenamente.
Qual è quella ruina che nel fianco
di qua da Trento l’Adice percosse,
o per tremoto o per sostegno manco, 6
che da cima del
monte, onde si mosse,
al piano è sì la roccia discoscesa,
ch’alcuna via darebbe a chi sù fosse: 9
Dante
paragona
l’alpestro
scender
alla
ruina,
alla frana prodottasi
nei pressi dell’Adige
al di qua di Trento o
per terremoto
o per mancanza di
sostegno,
dove
la cima del monte ,
scendendo
a valle, ha formato
quasi
una via per chi
dovesse trovarsi in alto.
cotal di quel burrato era la scesa;
e ’n su la punta de la rotta lacca
l’infamïa di Creti era distesa 12
che fu concetta ne
la falsa vacca;
e quando vide noi, sé stesso morse,
sì come quei cui l’ira dentro fiacca. 15
Sulla sommita`
dell’avvallamento
e` disteso il
Minotauro (= il toro di Minosse),
l’infamia
di Creti,
mezzo
uomo
e mezzo toro,
concepito
dalla
regina
di Creta,
moglie
di Minosse
travestita da mucca,
con
il toro di Poseidone
(v. ns/ interpretazione del mito
di Teseo
e Arianna
e il significato del
Minotauro in
www.taote.it
miti).
Esso, che
nella
mitologia
greca
rappresent a la
punizione
inflitta da Poseidone
a Minosse
per aver infranto la
promessa
di sacrificargli
il toro
sacro uscito
dal mare,
e` gia`
di per se` il frutto
dell’inganno
e dello
spergiuro;
ma poiche` nel
labirinto
dove era stato
rinchiuso
si nutriva ogni
anno della
carne
di 7 giovanetti
e 7 giovanette,
puo` essere omologato
alla
violenza,
la
piu` ‘bestiale’,
alla
passione
selvaggia,
alla forza bruta.
Nella tradizione
cananea
si narra
di un ‘mostro del
deserto’ Baal, o Moloch, dio
col corpo di uomo e
la testa di toro, a cui venivano
offerti in sacrificio
bimbi
appena
nati…
Qui
questo
Minotauro , il
guardiano
del settimo
cerchio,
dove si trovano
i tre gironi
della violenza,
alla vista
dell’ospite
insolito, in mancanza
di
meglio,
morde
‘se stesso’
per la rabbia…Se il
Minotauro
simboleggia
la violenza bestiale,
il suo ‘mordere se
stesso’ puo` significare
il ritorcersi
di ogni azione
negativa:
ogni male
prodotto
ad altri torna
indietro
e si rivolta contro
il suo autore. In particolare
in questo girone
della violenza, come
vedremo, chi fece
violenza,
subisce
ora violenza.
Lo savio mio inver’ lui gridò: "Forse
tu credi che qui sia ’l duca d’Atene,
che sù nel mondo la morte ti porse? 18
Pàrtiti, bestia, ché
questi non vene
ammaestrato da la tua sorella,
ma vassi per veder le vostre pene". 21
Virgilio, qui definito
savio,
cosi` apostrofa
il Minotauro:
“Credi
forse che
ora sia venuto
Teseo (=
legislatore), il signore di Atene, che a Creta ti diede
la morte?
Vattene, costui
non si trova qui con
l’aiuto
di
Arianna, tua sorella,
ma solo per
vedere le pene
dei dannati!
Qual è quel toro che si slaccia in quella
c’ ha ricevuto già ’l colpo mortale,
che gir non sa, ma qua e là saltella, 24
vid’io lo Minotauro
far cotale; e
quello accorto gridò: "Corri al varco;
mentre ch’e’ ’nfuria, è buon che tu ti
cale". 27
Come fa il toro che
ha ricevuto
il colpo
mortale
ma si libera
e saltella
in giro, cosi`
saltella
il Minotauro
per la rabbia, allora
subito la Guida
esorta il Discepolo
a
scendere
da basso, essendo il
momento
favorevole. Ricordare
al proprio
male
le sue sconfitte
rafforza il proprio
Bene
e il Viaggio
interiore
puo` essere
approfondito
con
successo.
Così prendemmo via giù per lo scarco
di quelle pietre, che spesso moviensi
sotto i miei piedi per lo novo carco. 30
Io gia pensando; e
quei disse: "Tu pensi
forse a questa ruina, ch’è guardata
da quell’ira bestial ch’i’ ora spensi. 33
Or vo’ che sappi che l’altra fïata
ch’i’ discesi qua giù nel basso inferno,
questa roccia non era ancor cascata. 36
I due scendono
finalmente
per la zona
franata
mentre
le pietre , sotto il
peso
del Viandante,
si muovono;
intanto
La Guida
spiega
la causa
della
ruina
: le mura di Dite
non erano
in quelle
condizioni
quando
scese
in precedenza
( v. Inf. canto IX,
v. 22-27).
Ma certo poco pria, se ben discerno,
che venisse colui che la gran preda
levò a Dite del cerchio superno, 39
da tutte parti
l’alta valle feda
tremò sì, ch’i’ pensai che l’universo
sentisse amor, per lo qual è chi creda 42
più volte il mondo
in caòsso converso;
e in quel punto questa vecchia roccia,
qui e altrove, tal fece riverso. 45
Le mura della citta`
infernale
crollarono
in quel
punto
e in altri, allorche`
sul Golgota
spiro` Colui che
poi sottrasse
la gran
preda,
cioe` i
Patriarchi , a Dite
(v. Mt. 27, 51:
“ Ed ecco
il velo del Tempio si
squarcio` in
due
da cima a fondo, la
terra si scosse, le rocce si spezzarono.. ecc”). Allora la valle
dell’inferno
tremo` tutta ed io
pensai che fosse giunto
il momento,
per
il mondo,
del ritorno al caos,
come alcuni
credono che succeda
periodicamente
(cfr. Bhagavad Gita
canto VIII, 18: “Al venire del Giorno
(di Brahma) tutte le
cose manifeste
emanano
dall’Immanifesto;
al sopraggiungere
della Notte
(di Brahma) si
dissolvono in Quello stesso, chiamato
Non-manifesto”).
Perché Virgilio
ricorda
proprio
ora quel terribile
terremoto
che
squarcio`
il ‘velo del Tempio’?
Sappiamo
che
nell’Albero
cabalistico
(= il Tempio)
ci sono due
‘veli’ che
delimitano
il
mondo
intermedio
(mentale ),
il primo
e` sotto la sephirah
occulta Daath (= la
Coscienza)
ed e` chiamato
Abisso,
l’altro
appena sotto la
sephirah
Tipherth (= Bellezza)
; il primo velo impedisce
l’accesso
al mondo
Superno
a cio` che
non ne
e` degno,
e il secondo
velo impedisce
provvidenzialmente
lo sconfinamento
(assai pericoloso
- se non si e`
abbastanza purificati
- si rischia
la follia) dei mondi
inferiori. Ma con la
discesa
del Cristo, dell’Io
Sono, Daath, sulla terra, grazie
a ‘l’Evento
Cosmico’ che si e`
verificato,
il velo inferiore
(paroketh)
e` stato squarciato,
ora puo` ora essere
possibile
anche
per la comune
coscienza
umana
congiungersi
alla Coscienza
divina recuparando
la
la
gran
preda
cioe`
l’energia
positiva accumulata
nel passato
( o nelle vite
precedenti).
Ed e` cio` che
avviene
allorche` il
Pellegrino
Dante
= (che persevera)
compie
il suo Viaggio
lasciandosi
guidare
dalla
Ragione
sotto la guida
dell’Intuizione.
Ma ficca li occhi a valle, ché s’approccia
la riviera del sangue in la qual bolle
qual che per vïolenza in altrui noccia". 48
Oh cieca cupidigia e
ira folle, che
sì ci sproni ne la vita corta,
e ne l’etterna poi sì mal c’immolle! 51
Il Maestro
esorta
il Discepolo
a guardare giu`nella
valle,
per vedere
meglio
il fiume di sangue,
il Flagetonte
(= l’ardente)
nel quale
bolle
chiunque
faccia
violenza
al prossimo. Nella
breve
vita la cieca
cupidigia
e la folle ira
spronano
ad agire
nel male,
poi pero` questa
ne e` la conseguenza:
patire
terribilmente
nel sangue
che
ribolle.
Io vidi un’ampia
fossa in arco torta,
come quella che tutto ’l piano abbraccia,
secondo ch’avea detto la mia scorta; 54
e tra ’l piè de la
ripa ed essa, in traccia
corrien centauri, armati di saette,
come solien nel mondo andare a caccia. 57
Il Viandante
scorge
la fossa di sangue
bollente
tracciata
ad arco
che
forma
il settimo
cerchio
e sulla riva vede i
centauri,
armati
di frecce, come
erano soliti andare
a caccia
da
vivi.
Il centauro
(= focoso essere
mezzo uomo e mezzo-cavallo)
nella
mitologia
greca
non aveva
connotazione
negativa
–v. il saggio
centauro
Chirone, maestro
di Esculapio, di
Ercole e di Achille
-
ed era conosciuto
anche nella
tradizione
vedica
come
‘Gandharva’ (=
cavallo- nuvola, di natura solare), ma nella tradizione
cristiana
ha
assunto
un carattere
prettamente
demoniaco;
il centauro
e` un diavolo che
lancia
i dardi
infuocati
dal male
contro i credenti ,
oppure simboleggia
la duplice
natura
umana
meta` animale
e meta` spirituale.
Qui i dannati, violenti
in vita, subiscono
la violenza dei
loro guardiani,
e
poiche` sparsero
il sangue
delle
loro vittime, per la
legge
del contrappasso,
sono immersi
nel sangue
che
ribolle . Chi sparge
il sangue
attenta
a cio` che
costituisce
la ‘zona dei diritti
del Signore’ (Gn. 37, 22 e 2Sam. 12, 5-12) e anche per la Legge
la riparazione
e` possibile solo con
il sangue dell’omicida
(Gn. 9, 5-6 e Es. 21,
12-23).
Veggendoci calar, ciascun ristette,
e de la schiera tre si dipartiro
con archi e asticciuole prima elette; 60
e l’un gridò da
lungi: "A qual martiro
venite voi che scendete la costa?
Ditel costinci; se non, l’arco tiro". 63
Vedendo scendere
i nuovo arrivati,
i centauri si fermano
tutti, poi tre di loro si fanno avanti con le frecce pronte
e uno grida: “ A
quale
pena siete destinati,
voi che
state scendendo?
Ditelo subito, o
usero` l’arco”.
Lo mio maestro disse: "La risposta
farem noi a Chirón costà di presso:
mal fu la voglia tua sempre sì tosta". 66
Poi mi tentò, e
disse: "Quelli è Nesso,
che morì per la bella Deianira,
e fé di sé la vendetta elli stesso. 69
Il Maestro
lo tacita
dicendo
che, una volta scesi,
la risposta la dara` a
Chiron
e poi rimprovera
l’interlocutore
per
la sua
voglia
tosta
, cioe` per la sua
precipitazione,
che
lo perse da vivo.
Quindi,
rivolto al Discepolo
, lo informa che il nome
di quel centauro
e`
Nesso
(= che congiunge
al bianco, che separa
al nero) che vendico`
la sua morte
da se`stesso. Questo
centauro
fu da Ercole (=
protetto da Era) ferito a morte, perché
gli aveva rapito
la sposa Deianira,
ma prima di morire
egli
diede
alla donna la propria
tunica
insanguinata
e avvelenata,
facendole
credere
che
le avrebbe
conservato
l’amore dello sposo
se questi
l’avesse indossata.
In seguito Deianira
(= colei
che brucia
l’uomo)
invio` quella tunica
ad Ercole
che la indosso` e
mori` tra
atroci
sofferenze…'Rapire
una sposa’ e` certo
un atto di violenza,
ma rapirla
al ‘protetto
da Era’, la regina
degli dei’
e` certamente
un’azione
compiuta senza
riflettere sulle
conseguenze,
lasciandosi
vincere
da
una
voglia
tosta,
pagata con la morte
violenta…e vendicata
con
altra
morte
violenta..
E quel di mezzo, ch’al petto si mira,
è il gran Chirón, il qual nodrì Achille;
quell’altro è Folo, che fu sì pien d’ira. 72
Dintorno al fosso
vanno a mille a mille,
saettando qual anima si svelle
del sangue più che sua colpa sortille". 75
Virgilio prosegue
il discorso
con la presentazione
degli
altri
centauri:
il centauro
che
sta al centro dei tre
e` Chirone, che allevo` Achille
(= aquila), su
richiesta del padre ; l’altro
e` Folo (= antro,
oscuro) anch’esso
in vita molto
incline
alla
violenza. Intorno
al fossato ci sono
migliaia
di altri centauri
che
colpiscono
con le frecce
chiunque
fuoriesca dal sangue
piu` di quanto glielo
consenta la sua pena. Noi ci
appressammo a quelle fiere isnelle:
Chirón prese uno strale, e con la cocca
fece la barba in dietro a le mascelle. 78
Quando
s’ebbe scoperta la gran bocca,
disse a’ compagni: "Siete voi accorti
che quel di retro move ciò ch’el tocca? 81
Così non soglion far li piè d’i morti".
Mentre
i due si avvicinano
alle
fiere isnelle
, subito Chirone
si prepara a tirare
la freccia…. quando,
rivolto ai suoi esclama:
“Vi siete accorti
che
quello che sta dietro
(cioe` il Viandante)
, sposta (col peso)
quello che tocca?
I piedi dei morti non
fanno questo!”
E
’l mio buon duca, che già li er’al petto,
dove le due nature son consorti, 84
rispuose: "Ben è
vivo, e sì soletto
mostrar li mi convien la valle buia;
necessità ’l ci ’nduce, e non diletto. 87
Tal si partì da
cantare alleluia
che mi commise quest’officio novo:
non è ladron, né io anima fuia. 90
E a lui la Guida che
ormai gli e` davanti
al petto,
la` dove le due
nature
di uomo
e di cavallo si
uniscono: “ Si`, e` vivo ed io sono la sua guida
nella
valle buia, il suo
viaggio e` una
necessita`,
non un
diletto.
Una donna scesa dal Cielo
mi diede
l’incarico;
lui non e` un
ladrone, ne` io un’anima
malvagia”.
Ma per quella virtù
per cu’ io movo
li passi miei per sì selvaggia strada,
danne un de’ tuoi, a cui noi siamo a
provo, 93
e che ne mostri là dove si guada,
e che porti costui in su la groppa,
ché non è spirto che per l’aere vada". 96
E poi il Maestro
ancora:
“ Ma per quella
Potenza divina che
mi fa venire
in questo regno
selvaggio, dacci
uno dei tuoi per
appoggio, che ci mostri il punto
del guado
e che porti costui in
groppa, che` non e` uno spirito
aereo”.
Chirón si volse in su la destra poppa,
e disse a Nesso: "Torna, e sì li guida,
e fa cansar s’altra schiera v’intoppa". 99
Or ci movemmo con la
scorta fida
lungo la proda del bollor vermiglio,
dove i bolliti facieno alte strida. 102
Chirone
(= abile
con le mani), si
volge
a destra (nella parte
della mano
favorevole) e ordina
a Nesso (= che
congiunge)
di fare da guida
ai due, facendo
scansare
chi li ostacola.
Cosi` il viaggio
prosegue
con la scorta, lungo
la riva del fiume di fuoco, dove i dannati
lanciano
alte
grida. Io vidi
gente sotto infino al ciglio;
e ’l gran centauro disse: "E’ son tiranni
che dier nel sangue e ne l’aver di
piglio. 105
Quivi si piangon li spietati danni;
quivi è Alessandro, e Dïonisio fero
che fé Cicilia aver dolorosi anni. 108
Ed ecco
che il Pellegrino
vede alcuni
dannati
immersi
fino alle
ciglia; “sono i
tiranni” spiega
il centauro,
“che
esercitarono
la violenza
al massimo grado”
e ne nomina
due:
Alessandro
e
Dionisio
tiranno
in Siracusa che
reco`grandi
sofferenze
alla Sicilia.
E quella fronte c’ ha ’l pel così nero,
è Azzolino; e quell’altro ch’è biondo,
è Opizzo da Esti, il qual per vero
111
fu spento dal
figliastro sù nel mondo".
Allor mi volsi al poeta, e quei disse:
"Questi ti sia or primo, e io secondo". 114
E poi ancora:
Azzolino
dai neri capelli,
poi il biondo
Opizzo
ucciso dal figliastro. Allora il Discepolo si
volge verso il Maestro
per sapere
come
comportarsi
e
quello
lo rassicura:
“ Ora e` il centauro
che
ti fa da guida,
io vengo per
secondo”.
Dal momento
che
la Ragione
ha chiarito
la posizione
del Viandante
anche
i custodi del mondo
infero si mettono al suo servizio: non piu` minacce
di saette, ma
particolareggiate spiegazioni
e
un passaggio
‘in groppa’
al centauro
la` dove il fiume
ardente
potrebbe
danneggiare il
veicolo fisico del Pellegrino.
Poco più
oltre il centauro s’affisse
sovr’una gente che ’nfino a la gola
parea che di quel bulicame uscisse. 117
Mostrocci un’ombra
da l’un canto sola,
dicendo: "Colui fesse in grembo a Dio
lo cor che ’n su Tamisi ancor si cola". 120
Poco piu` avanti
il centauro
mostra
alcuni
dannati
immersi
nel fiume
di fuoco fino alla
gola e ne indica uno in particolare,
che sta appartato,
e` un certo
Guido, che, per
vendicare la morte
del padre, uccise
in chiesa
il cugino, ancora
venerato
sul
Tamisi,
in
Inghilterra…
Poi vidi gente che di fuor del rio
tenean la testa e ancor tutto ’l casso;
e di costoro assai riconobb’io. 123
Così a più a più si
facea basso
quel sangue, sì che cocea pur li piedi;
e quindi fu del fosso il nostro passo. 126
Il Pellegrino poi scorge
altri dannati ,
alcuni
con la testa fuori
del fiume, altri con tutto il petto fuori
e di costoro ne
‘riconosce’
molti
(= come
con-cittadini,
cioe` ‘si’ riconosce
in essi).
Intanto
il sangue
di fuoco si fa sempre
piu` basso
fino a coprire solo i
piedi
dei
dannati,
e qui
i due e il centauro
-guida passano
il fosso.
"Sì come tu da questa parte vedi
lo bulicame che sempre si scema",
disse ’l centauro, "voglio che tu credi 129
che da quest’altra a
più a più giù prema
lo fondo suo, infin ch’el si raggiunge
ove la tirannia convien che gema. 132
La divina giustizia di qua punge
quell’Attila che fu flagello in terra,
e Pirro e Sesto; e in etterno munge 135
le lagrime, che col
bollor diserra,
a Rinier da Corneto, a Rinier Pazzo,
che fecero a le strade tanta guerra". 138
Intanto
il centauro
ha elargito
un’ulteriore
spiegazione:
“Come
vedi,
da questa
parte
il fondale
del fiume
di sangue
diminuisce
di profondita`,
mentre
dalla
parte
opposta,
la` dove sono i
tiranni , aumenta.
Perché
Nesso ha
nominato
prima
Alessandro
(=
che protegge
al bianco , che
espone
al nero: Geburah)
e il feroce
Dionisio
(= amante
del piacere:
Netzach),
poi
Azzolino
(= che da` soccorso
al bianco,
che
danneggia
al nero: Chesed)
e
Opizzo (= che ha
la punta, acuto: Hod)
e
anche Guido (=
abitante
del bosco: Malkuth)?
E non solo, ora nomina
questi
altri tre particolari
tiranni :
Attila
(= con i piedi storti: Malkuth),
Pirro
(= il biondo al bianco,
l’oscuro
al nero: Yesod),
e
Sesto
(= nato per sesto: Tiphereth);
e infine cita
i due
briganti
di strada, i due
Rinier (= senno
al bianco, follia
al nero:Malkuth)?
Perché
tutti costoro
per il significato
dei loro nomi possono
essere collocati su un ulteriore
albero
cabalistico , quello
della
qelipah della
violenza, scoria relativa alla sephirah
Geburah (= la Forza)
v. schema
albero
inf. Canto XII.
Infatti, sviscerare
la propria
violenza
e` possibile
solo quando,
‘in groppa’
al centauro,
nella
posizione
del
dominatore
del
‘Saggittario’, del
cavallo
di fuoco -reso docile
dalla Ragione-
si conoscono
i ‘nomi’ dei tiranni
della
propria
mente
egoica
che
fa violenza
al prossimo…
Poi si rivolse e ripassossi ’l guazzo.
Cosi` discorrendo
Nesso, recando sulla groppa
il
Viandante,
guada
il fiume, poi, terminato
il suo compito , torna indietro.
Albero cabalistico
capovolto dell’inferno - canto XII cerchio 7, girone 1: violenti
contro il prossimo
|