INFERNO - CANTO XIX
Dall’Edizione integrale a cura di Pietro Cataldi e Romano
Luperini ed. Le Monnier Scuola Interpretazione cabalistica di Franca
Vascellari
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O Simon mago, o miseri seguaci
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, e voi rapaci 3
per oro e per
argento avolterate,
or convien che per voi suoni la tromba,
però che ne la terza bolgia state. 6
Dante
invoca la punizione,
annunciata
dal suono
delle
trombe
del Giudizio,
per
i ‘simoniaci’ detti
cosi` proprio
in riferimento
a
Simon
(da
Simeone = che
il Signore esaudisce
al bianco, che
il Signore
respinge
al nero)
mago (dal
sanscrito
maha
= che
fa sacro
al
bianco,
che
profana
il sacro al nero) che
tento` invano
di ottenere
i ‘Doni
dello Spirito’ dagli
Apostoli
in cambio
di denaro
(At. 8, 9-24
v. ns/ riduzione
teatrale
in
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‘Atti degli Apostoli’). Li chiama
rapaci
delle cose di Dio
che
invece
dovrebbero
essere unite
alla bonta` e
assolutamente
non
mercificate;
a costoro spetta
la terza bolgia.
Viene qui nominato
il ventesimo
sentiero
(cinerah)
della
Kabbalah :
‘l’Archetipo
del
Giudizio
quello
che assegna a
ciascuno
il suo, secondo
meriti e demeriti … e
che stabilisce
cio` che
va ‘salvato’ da cio`
che va ‘bruciato’,
purificato. Tutto
l’inferno e` prodotto
da questo Archetipo,
ma qui in particolare
sentiamo
quasi il suono della
tromba
apocalittica
per lo sdegno
verso il peccato
cosi` facilmente
commesso
proprio da
quelli
(i papi) che invece
dovrebbero
venerare
le
cose
divine, dando
l’esempio
della ‘santita`
(di cui portano
il nome).
Già eravamo, a la seguente tomba,
montati de lo scoglio in quella parte
ch’a punto sovra mezzo ’l fosso piomba. 9
O somma sapïenza,
quanta è l'arte
che mostri in cielo, in terra e nel mal
mondo, e
quanto giusto tua virtù comparte! 12
I due sono intanto
arrivati
nella
parte
piu` alta
dello scoglio
che
fa da ponte
sulla terza
bolgia. O
somma Sapienza
divina!
Quanta
perfezione
mostri
in cielo, in terra e
nell’inferno
e con quale giustizia
assegni
premi e punizioni!
Dante
invoca
la Saggezza
e la elogia
per la ‘perfezione’
e la ‘giustizia’. Per
la Kabbalah
Chockmah, ( la
Saggezza)
e` la prima
Sephirah della
colonna
della
Grazia , la
‘Stimolatrice’ dell’Universo,
in cui si condensano
il Positivo e il
Maschile
primordiale;
la
Sephirah
Chockmah
emana Binah
(la Comprensione)
sua reciproca
e interagente,
prima
Sephirah
della
colonna
della
della
Severita`, in cui si
condensano
il Negativo
e il Femminile
primordiale;
dalla
loro
unione
procede
il Figlio, la
Coscienza Cristica, Daath, l’Io Sono. (cfr. il commento
al Vangelo
di Giovanni
cap.1 in
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testi sacri)
Io vidi per le coste e per lo fondo
piena la pietra livida di fóri,
d’un largo tutti e ciascun era tondo. 15
Non mi parean men
ampi né maggiori
che que’ che son nel mio bel San Giovanni,
fatti per loco d’i battezzatori; 18
l’un de li quali,
ancor non è molt’anni,
rupp’io per un che dentro v’annegava:
e questo sia suggel ch’ogn’omo sganni. 21
Il Viandante scorge
nell’oscura
terza
bolgia , sull’argine
e sul fondo tanti
fori, specie di pozzetti, tutti uguali , simili a quelli
che
nella
chiesa
di San Giovanni (in
Firenze)
servono
da fonti battesimali.
Una volta,
per salvare un bimbo
che stava per
annegare
lui stesso ne spezzo`
uno… e lo dice per
chiarire
le idee a tutti (non
lo ruppe per sacrilegio).
Fuor de la bocca a ciascun soperchiava
d’un peccator li piedi e de le gambe
infino al grosso, e l’altro dentro stava. 24
Le piante erano a
tutti accese intrambe;
per che sì forte guizzavan le giunte,
che spezzate averien ritorte e strambe. 27
Qual suole il fiammeggiar de le cose unte
muoversi pur su per la strema buccia,
tal era lì dai calcagni a le punte. 30
Da ogni pozzetto
escono
i piedi e le gambe ,
sino al polpaccio,
di un peccatore,
il resto sta dentro.
Tutti hanno
i piedi
accesi
dalla fiamma e
muovono
le gambe
con tanta forza che
potrebbero spezzare
delle
corde . Come la
fiamma che
brucia
olio
si muove
solo all’esterno,
cosi` la loro faceva
dai calcagni
alle
punte.
"Chi è colui, maestro, che si cruccia
guizzando più che li altri suoi consorti",
diss’io, "e cui più roggia fiamma
succia?". 33
Ed elli a me: "Se tu vuo’ ch’i’ ti porti
là giù per quella ripa che più giace,
da lui saprai di sé e de’ suoi torti". 36
.
E io: "Tanto m'è bel, quanto a te piace:
tu se' segnore, e sai ch'i' non mi parto
dal tuo volere, e sai quel che si tace". 39
Il Discepolo
chiede: “Maestro,
chi e` quello
che si agita
piu` degli
altri e la cui fiamma
e` piu` rossa?” E la Guida a lui: “ Se vuoi che ti conduca
laggiu` in basso, da
lui saprai
chi e`, e i suoi
peccati”.
E Dante:
“Cio` che per te
e` bene,
lo e` per me;
tu sei la mia guida,
tu che conosci
anche
cio` che non dico: le
tue
decisioni
sono le mie.”
Come gia` nel canto II, vv.139-140 il
Discepolo
ribadisce
al suo Maestro
il ruolo
di
segnore.
La Ragione
(mentale, Briah) deve
essere
sempre
colei
che comanda
i sentimenti
(desideri, astrale,
Yetzirah) e le azioni
(fisico, Assiah)
della personalita`;
la Ragione
deve
ubbidire
solo
allo Spirito
(Atziluth) che le
e` superiore .
Allor venimmo in su
l’argine quarto;
volgemmo e discendemmo a mano stanca
là giù nel fondo foracchiato e arto. 42
Lo buon maestro
ancor de la sua anca
non mi dipuose, sì mi giunse al rotto
di quel che si piangeva con la zanca. 45
Cosi` i due scendono
sul quarto
argine,
girando
verso sinistra, e
giungono sul fondo stretto e a fori. Il buon Maestro non fa allontanare
solo il suo Discepolo
e lo porta fino al
pozzetto
dove c’e` quello
che ‘piange con le
gambe’.
"O qual che se’ che ’l di sù tien di sotto,
anima trista come pal commessa",
comincia’ io a dir, "se puoi, fa motto". 48
Io stava come ’l
frate che confessa
lo perfido assessin, che, poi ch’è fitto,
richiama lui per che la morte cessa. 51
Messosi come
il frate che confessa l’assassino
condannato
alla
‘propagginazione’
(morte
per soffocamento nel
terreno
a testa in giu`) che
lo richiama
per ritardare
la morte,
cosi`
Dante
interroga
il dannato:
“Chiunque
tu sia che stai li`
sotto, o anima
malvagia , conficcata
come un palo nel
terreno, se puoi, parla.”
Ed el gridò: "Se' tu già costì ritto,
se' tu già costì ritto, Bonifazio?
Di parecchi anni mi mentì lo scritto. 54
Se’ tu sì tosto di
quell’aver sazio
per lo qual non temesti tòrre a ’nganno
la bella donna, e poi di farne strazio?". 57
E quello
“ Sei gia` arrivato
qui,
sei gia` arrivato,
Bonifazio
(= che opera
bene
al bianco,
che opera male
al nero)?
Il libro del destino
ha dunque
mentito.
Ti sei saziato
cosi` presto
di quell’ingordigia
che
ti ha fatto ingannare
la
bella donna
(la Chiesa), per poi
farne rovina?”
Tal mi fec’io, quai son color che stanno,
per non intender ciò ch’è lor risposto,
quasi scornati, e risponder non sanno. 60
Allor Virgilio disse:
"Dilli tosto:
"Non son colui, non son colui che credi"";
e io rispuosi come a me fu imposto. 63
Il Viandante
rimane
come
quelli
che, non avendo
capito
una risposta,
interdetti,
non sanno
cosa dire. A lui
Virgilio: “Digli
subito: ‘Non sono quello
credi’”.
E
Dante
risponde
come
gli e` stato
ordinato.
Per che lo spirto tutti storse i piedi;
poi, sospirando e con voce di pianto,
mi disse: "Dunque che a me richiedi? 66
Se di saper ch’i’
sia ti cal cotanto,
che tu abbi però la ripa corsa,
sappi ch’i’ fui vestito del gran manto; 69
e veramente fui
figliuol de l’orsa,
cupido sì per avanzar li orsatti,
che sù l’avere e qui me misi in borsa. 72
Allora il dannato
torce i piedi e con
voce di pianto
gli risponde: “Ma
allora
che vuoi?
Se ti interessa tanto
sapere
chi sono, visto che
sei sceso fin qui, sappi che
io, della famiglia
degli
Orsini (e` costui
papa Nicolo` III (=
vincitore
al bianco,
perdente
al nero),
rivestii
il sommo
manto
(papale); e tanto
favorii gli
orsatti
(i
miei) che
(in vita) misi nella
borsa i beni
e qui me stesso nel
pozzo…”
Di sotto al
capo mio son li altri tratti
che precedetter me simoneggiando,
per le fessure de la pietra piatti. 75
Là giù cascherò io
altresì quando
verrà colui ch’i’ credea che tu fossi,
allor ch’i’ feci ’l sùbito dimando. 78
“…Sotto alla mia testa
sono
conficcati,
appiattiti
tra le rocce , gli
altri
che
mi
hanno
preceduto
nel
peccato
di simonia . Anche io
finiro` laggiu` quando
verra` quello
che io credevo
che
tu fossi quando
ti ho fatto la
domanda
(cioe` prima)…” Ma più è ’l
tempo già che i piè mi cossi
e ch’i’ son stato così sottosopra,
ch’el non starà piantato coi piè rossi: 81
ché dopo lui verrà
di più laida opra,
di ver’ ponente, un pastor sanza legge,
tal che convien che lui e me ricuopra. 84
Nuovo Iasón sarà, di cui si legge
ne’ Maccabei; e come a quel fu molle
suo re, così fia lui chi Francia regge". 87
“…Ma il tempo
in cui io debbo
rimanere
cosi`sotto sopra
con i piedi
arsi e` maggiore
di quello
del prossimo ( papa
Bonifazio VIII), perché dopo
di lui verra`
dall’occidente
un
pastore senza legge
(papa Clemente V =
magnanimo
al bianco,
gretto
al nero) che non
rispettera`
ne` le regole
umane
ne` le divine, e
ricoprira` lui e me.
Sara` un nuovo
Iason
(Giasone = Giosue` =
che salva
al bianco, che
rovina
al nero) di cui si
legge
nel libro dei
Maccabei
(che narra le vicende
-176-161 a. C.- di
Giuda Maccabeo ) e come
il re di Siria
(Antioco IV Epifane, in
2Mac. 4, 7-11) lo
favori`; cosi` fara` il re di Francia Filippo il Bello
con questo
papa”.
Il peccato
di
simonia
(come
abbiamo
visto nei vv. 1-6)
consiste
nella
compra-vendita
di
cose
sacre o spirituali.
Nell’Albero
cabalistico
il Sacerdote
(colui che ‘fa’ il
sacro)
o meglio
il Pontefice
(colui che
fa da Ponte tra
spirito e materia)
corrisponde
per la sua funzione
alla sephirah
Tiphereth (Bellezza) , cuore dell’Albero
e della
colonna
centrale
dell’Equilibrio .
Quando
il sacerdote
o pontefice
interiore , invece di
compiere
il
‘dovere’
relativo
alla sua qualifica,
mercifica
i suoi ‘talenti’
che
dovrebbero servire
a
condurre
il ‘popolo’
cioe` la personalita`
, la sephirah
Malkuth
(Regno) alla
conoscenza
della sephirah Daath
(la Coscienza) , allora l’energia
dell’Albero , la
divina Shekinah,
viene capovolta
e invece di risalire
l’Albero,
alimenta
le qelipoth
dell’albero nero;
congrua
e giusta quindi
la posizione
a testa in giu` e col
fuoco
ai piedi di questo
dannato
‘pontifex’ e dei suoi
pari : ‘un’aureola
a rovescio’
(D’Ovidio). Io non so
s’i’ mi fui qui troppo folle,
ch’i’ pur rispuosi lui a questo metro:
"Deh, or mi dì: quanto tesoro volle 90
Nostro Segnore in
prima da san Pietro
ch’ei ponesse le chiavi in sua balìa?
Certo non chiese se non "Viemmi retro". 93
E il Discepolo
pur chiedendosi
se non e`
troppo
folle
(osare troppo),
cosi` apostrofa
il dannato Nicolo`
III:
“Quanto
denaro
chiese
a San Pietro
Nostro Segnore
per dargli
le chiavi (della
Chiesa)?
Solo la Fede!…” Né Pier né
li altri tolsero a Matia
oro od argento, quando fu sortito
al loco che perdé l’anima ria. 96
Però ti sta, ché tu
se’ ben punito;
e guarda ben la mal tolta moneta
ch’esser ti fece contra Carlo ardito. 99
“…Ne` Pietro, ne` gli
altri
Apostoli
chiesero
a
Matia
(Mattia =
dono del Signore) oro o argento, quando
lo ammisero
ad occupare
il posto del
traditore
(Giuda). Percio` sta
li`, sei ben punito, e conserva
bene
il denaro
che
ti fu dato per
cacciare
Carlo
(I d’Angio` nella
rivolta dei Vespri
Siciliani )…”
E se non
fosse ch’ancor lo mi vieta
la reverenza de le somme chiavi
che tu tenesti ne la vita lieta, 102
io userei parole
ancor più gravi;
ché la vostra avarizia il mondo attrista,
calcando i buoni e sollevando i pravi. 105
“…E se non fosse per il
rispetto
che
ho per
la dignita` papale,
da te conseguita
in vita,
userei parole
piu` dure;
perché
la vostra avidita`
rovina il mondo,
opprime
i buoni
ed
esalta i malvagi…”
Di voi pastor s’accorse il Vangelista,
quando colei che siede sopra l’acque
puttaneggiar coi regi a lui fu vista; 108
quella che con le
sette teste nacque,
e da le diece corna ebbe argomento,
fin che virtute al suo marito piacque. 111
“…Della vostra realta`
s’avvide bene
(Giovanni)
l’Evangelista
quando
nella
sua ‘Apocalisse’
descrisse: “…la
grande
meretrice , che sta
assisa su acque
copiose;
con essa i re della
terra hanno fatto fornicazione
e col vino della sua
prostituzione si sono inebriati gli abitanti della terra…” (Ap. 17, 1-3)
la donna
che domina le acque
e` simbolo
della Chiesa, seduta
sulla ‘bestia
con sette teste
e dieci
corna’
(con tutto il suo
potere)
che si concede
ai re, marito (papa)
permettendolo..( v. ns/ commento
cap. 17
all’Apocalisse
di Giovanni
in
www.taote.it
testi sacri)
Fatto v’avete dio d’oro e d’argento;
e che altro è da voi a l’idolatre,
se non ch’elli uno, e voi ne orate cento? 114
Ahi, Costantin, di
quanto mal fu matre,
non la tua conversion, ma quella dote
che da te prese il primo ricco patre!". 117
“…Avete fatto dell’oro
e dell’argento
il vostro dio; e che
differenza
c’e` tra voi e gli
idolatri, se non che
loro hanno un solo idolo e voi cento?
O
Costantin
(= tenace
nella fede) di quale
male
fu generatrice
non la tua
conversione,
ma
quella
donazione
(in terre)
che rese il papa
ricco per la prima volta!”
E mentr’io li cantava cotai note,
o ira o coscïenza che ’l mordesse,
forte spingava con ambo le piote. 120
I’ credo ben ch’al
mio duca piacesse,
con sì contenta labbia sempre attese
lo suon de le parole vere espresse. 123
Mentre
Dante
termina
l’invettiva
contro
i simoniaci,
quel
dannato
scalcia
a piu` non posso o
per rabbia o per rimorso. Intanto
il Maestro
dimostra la sua
approvazione
alle
parole pronunciate
dal Discepolo
con il sorriso. Però con
ambo le braccia mi prese;
e poi che tutto su mi s’ebbe al petto,
rimontò per la via onde discese. 126
Né si stancò
d’avermi a sé distretto,
sì men portò sovra ’l colmo de l’arco
che dal quarto al quinto argine è
tragetto. 129
Quivi soavemente spuose il carco,
soave per lo scoglio sconcio ed erto
che sarebbe a le capre duro varco. 132
Indi un altro vallon
mi fu scoperto.
Quindi
lo prende in braccio , lo solleva fino al petto
e con lui risale
per
la strada
di prima, portandolo
cosi` fino in cima
all’arco
che
unisce
il quarto
e il quinto
argine. La` lo depone
sulle rocce,
difficili da salire anche per
le capre, in vista della quarta
bolgia.
Virgilio, la Ragione,
e` soddisfatta
del comportamento
del Discepolo,
della personalita`,
verso il peccato
in genere
e verso la ‘simonia’
in particolare
e la premia
con
una
manifestazione
di
insolito
affetto: la prende
‘in braccio
e lo stringe
al petto’ . In un
linguaggio
interiorizzato
possiamo
omologare
tale operazione
ad una ‘assunzione’
del Discepolo
nel Maestro ,
(Malkuth che ‘conosce’
intimamente
Tiphereth
di Briah)
in una
identificazione
che
premia
il lavoro gia` fatto
e facilita
e rende
meno
pericolosa
l’ulteriore
discesa
nell’ inferno.
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