INFERNO - CANTO II


Dall’Edizione integrale a cura di
Pietro Cataldi e Romano Luperini ed. Le Monnier Scuola
Interpretazione cabalistica di Franca Vascellari
www.taote.it
www.taozen.it
www.teatrometafisico.it

 

 

Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno
toglieva li animai che sono in terra
da le fatiche loro; e io sol uno 3

m’apparecchiava a sostener la guerra
sì del cammino e sì de la pietate,
che ritrarrà la mente che non erra. 6
Il viaggio interiore del Pellegrino inizia al tramonto, quando nel mondo fisico per tutti gli esseri animati comincia il tempo del riposo cfr ns/ Commento alla Bhagavad Gita cap. 2, 69 : "Cio` che e` notte per tutti gli esseri, tempo di veglia e` per l'uomo che ha dominio sopra di se`, e il tempo di veglia di tutti gli esseri e` la notte del savio perspicace" www.taozen.it   Testi Sacri. Il Nostro chiama questa sua eroica impresa guerra (= mischia), mescolanza caotica di forze contrastanti dovuta sia alle difficolta` proprie del viaggio, sia ai sobbollimenti emotivi che lo accompagnano, ma che egli spera di riuscire ad illustrare con la sua poesia senza commettere errori.
O muse, o alto ingegno, or m’aiutate;
o mente che scrivesti ciò ch’io vidi,
qui si parrà la tua nobilitate. 9
Come Omero e come Virgilio, Dante chiama in aiuto le Muse (= da muein = inziare ai Misteri, dee dell'arte della divinazione), dee della scienza del Bene e del male, e nel contempo sfida la sua stessa mente, che deve dimostrare la sua nobilitate (= da noscere), quindi la sua vera 'conoscenza'.
Io cominciai: "Poeta che mi guidi,
guarda la mia virtù s’ell’è possente,
prima ch’a l’alto passo tu mi fidi. 12
E` proprio questo sfida con la propria mente che gli fa sorgere ancora qualche dubbio sulla fattibilita` del Viaggio: "potro` farcela?" e a chi chiedere conforto se non all'intelligenza stessa?
Tu dici che di Silvïo il parente,
corruttibile ancora, ad immortale
secolo andò, e fu sensibilmente. 15

 Però, se l’avversario d’ogne male
cortese i fu, pensando l’alto effetto
ch’uscir dovea di lui, e ’l chi e ’l quale 18

 non pare indegno ad omo d’intelletto;
ch’e’ fu de l’alma Roma e di suo impero
ne l’empireo ciel per padre eletto: 21

 la quale e ’l quale, a voler dir lo vero,
fu stabilita per lo loco santo
u’ siede il successor del maggior Piero. 24
Certamente Enea (= il lodevole), padre di Silvio (di colui che dimora nella selva), scese agli inferi ancora vivo, ma cio` gli fu permesso dal Bene Supremo perche` da quel viaggio doveva trarre gran conforto essendo la sua stirpe destinata a fondare la citta` di Roma , sede dell'Impero e poi del Papato.
Dovremmo qui ripetere l'interpretazione cabalistica del mito di Enea, ma rimandiamo direttamente al ns/ lavoro sul tema v. www.taote.it  miti.  Accenneremo solo al fatto che Enea rappresenta cio` che di valido, di 'lodevole' rimane di una vecchia citta` distrutta perche` corrotta, di una vecchia personalita` ormai inutile; egli e i suoi eredi dovranno edificare la nuova citta` di Roma. La parola 'Roma' se di origine etrusca, ruma = mammella, se di origine greca, rhomee` = forza - quindi mammella che nutre e da` forza - cioe`: egli con i suoi dovra` costruire una nuova personalita` capace di nutrire e fortificare i suoi centri, le sue Sephiroth; tale citta`, divenuta poi Nuova Gerusalmme, avra` il suo Imperatore o Re, che dovra`essere anche Sommo Sacerdote e che, nuovo Melchisedek, sviluppera` in se` l'Io Sono, il Cristo (= l'Unto del Signore) o la Coscienza, Daath...
 
Per quest’andata onde li dai tu vanto,
intese cose che furon cagione
di sua vittoria e del papale ammanto. 27
Questo e` il vero motivo per cui ad Enea fu concesso visitare il regno dell'oltretomba.
Andovvi poi lo Vas d’elezïone,
per recarne conforto a quella fede
ch’è principio a la via di salvazione. 30

Ad un altro grande poi, a Saul (= eletto), Vas d'elezione (= contenitore scelto) fu concesso di salire in Cielo per accendere la fede dei cristiani narrando cio` che aveva visto, e  anche questo accadde per un alto scopo.

Ma io, perché venirvi? o chi ’l concede?
Io non Enëa, io non Paulo sono;
me degno a ciò né io né altri ’l crede. 33
Il Pellegrino umilmente chiede, 'si' chiede, il 'perche`' del suo Viaggio e soprattutto vuol sapere a 'Chi' deve tale onore, non sentendosi ne` 'lodevole',  ne` 'contenitore scelto'.
Per che, se del venire io m’abbandono,
temo che la venuta non sia folle.
Se’ savio; intendi me’ ch’i’ non ragiono". 36
Sara` tutta codesta impresa pura follia? Egli non e` in grado di 'ragionare' (= da ratio), calcolare il pro e il contro, si affida quindi alla saggezza della sua guida.
E qual è quei che disvuol ciò che volle
e per novi pensier cangia proposta,
sì che dal cominciar tutto si tolle, 39

tal mi fec’ïo ’n quella oscura costa,
perché, pensando, consumai la ’mpresa
che fu nel cominciar cotanto tosta. 42
Cosi` come chi cambia parere da un momento all'altro, ora questo Viandante, questo Ricercatore, sembra non essere piu` sicuro della sua prima decisione.
"S’i’ ho ben la parola tua intesa",
rispuose del magnanimo quell’ombra,
"l’anima tua è da viltade offesa; 45

la qual molte fïate l’omo ingombra
sì che d’onrata impresa lo rivolve,
come falso veder bestia quand’ombra. 48
Ma subito la Guida, la sua 'ragione' lo rimprovera di lasciarsi vincere dalla viltade (= da vilis = poco valore), cosa che spesso succede a chi vede una bestia (= da belua = belva) laddove c'e` solo mancanza di luce, di chiarezza.
Da questa tema acciò che tu ti solve,
dirotti perch’io venni e quel ch’io ’ntesi
nel primo punto che di te mi dolve. 51
Ma per poter rassicurare la personalita` la ragione gli svela come e perche` si e` mossa per venirgli in aiuto.
Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamò beata e bella,
tal che di comandare io la richiesi. 54
 Di chi si trova nella selva selvaggia si puo` sicuramente dire che ha la ragione tra color che son sospesi (in quanto 'sospendere' da sub-pendere vuol dire che non tocca terra); questo stato particolare permette alla ragione stessa di essere avvicinata dalla donna beata e bella che rappresenta la ragione divina, l'intuizione, a cui immediatamente essa si sottomette e obbedisce.
Lucevan li occhi suoi più che la stella;
e cominciommi a dir soave e piana,
con angelica voce, in sua favella: 57

"O anima cortese mantoana,
di cui la fama ancor nel mondo dura,
e durerà quanto ’l mondo lontana, 60

l’amico mio, e non de la ventura,
ne la diserta piaggia è impedito
sì nel cammin, che vòlt’è per paura; 63

e temo che non sia già sì smarrito,
ch’io mi sia tardi al soccorso levata,
per quel ch’i’ ho di lui nel cielo udito. 66
Ecco la descrizione della donna beata e bella: occhi piu` lucenti delle stelle, voce angelica, parlare soave e piano (facile da intendere); essa invita Virgilio, la Guida, a soccorrere l'amico suo, il Viandante, che sventurato, si e` smarrito nella selva.
Or movi, e con la tua parola ornata
e con ciò c’ ha mestieri al suo campare,
l’aiuta sì ch’i’ ne sia consolata. 69
La ragione celestiale o divina esorta la ragione umana a usare delle sue prerogative per aiutare la personalita` in difficolta`.
I’ son Beatrice che ti faccio andare;
vegno del loco ove tornar disio;
amor mi mosse, che mi fa parlare. 72
Quindi si presenta: I'son Beatrice. Beatrice  (= che rende beati), quale ragione celestiale, ha la sua dimora in Cielo (nel Piano Atzilutico), il suo intervento e` 'mosso' dall'Amore.
Quando sarò dinanzi al segnor mio,
di te mi loderò sovente a lui".
Tacette allora, e poi comincia’ io: 75
Beatrice promette di intercedere presso il suo Signore, l’Io Sono, in favore di quella ‘ragione umana’ che pur tanto nobile, cortese e famosa, non puo` accedere al mondo celeste.
"O donna di virtù sola per cui
l’umana spezie eccede ogne contento
di quel ciel c’ ha minor li cerchi sui, 78

tanto m’aggrada il tuo comandamento,
che l’ubidir, se già fosse, m’è tardi;
più non t’è uo’ ch’aprirmi il tuo talento. 81
La ragione umana di fronte alla ragione divina umilmente si sottomette, disposta ad ubbidirla in tutto.
Ma dimmi la cagion che non ti guardi
de lo scender qua giuso in questo centro
de l’ampio loco ove tornar tu ardi". 84
L’obbedienza di Virgilio e`quindi immediata, perché gradito e` il comando di chi sola puo` dare all’umana specie la contentezza suprema, tuttavia egli osa domandare quale e` la causa della di lei discesa agli inferi, poiche`la natura intrinseca della ‘ragione’ e` proprio: ‘domandare il perché di ogni cosa’.
"Da che tu vuo’ saver cotanto a dentro,
dirotti brievemente", mi rispuose,
"perch’i’ non temo di venir qua entro. 87

Temer si dee di sole quelle cose
c' hanno potenza di fare altrui male;
de l'altre no, ché non son paurose. 90

I’ son fatta da Dio, sua mercé, tale,
che la vostra miseria non mi tange,
né fiamma d’esto ’ncendio non m’assale. 93
La risposta e` breve e semplice la natura della ‘ragione celestiale’ e` di livello divino, del quarto livello di Coscienza, dello Spirito, percio` non puo` temere il male, che alberga solo nei tre livelli inferiori (mentale, astrale e fisico).
Donna è gentil nel ciel che si compiange
di questo 'mpedimento ov'io ti mando,
sì che duro giudicio là sù frange. 96
Nel ciel
, in Atziluth, la Grande Madre, la Comprensione, Binah, la Vergine Maria, si e` impietosita per quella personalita` in procinto di perdersi, ed e` intervenuta, addolcendo il Rigore Divino.
Questa chiese Lucia in suo dimando
e disse: - Or ha bisogno il tuo fedele
di te, e io a te lo raccomando -. 99
 Lucia, nimica di ciascun crudele,
si mosse, e venne al loco dov’i’ era,
che mi sedea con l’antica Rachele. 102
Quella Donna Celeste si e` rivolta a Lucia (= che fa Luce), la Grazia Illuminante, per raccomandarle il suo fedele, il suo devoto, e Lucia poi a Beatrice, la Grazia operante, il cui ‘seggio’ e` presso Rachele (= la mite) che simboleggia la vita contemplativa.

Disse: - Beatrice, loda di Dio vera,
ché non soccorri quei che t’amò tanto,
ch’uscì per te de la volgare schiera? 105

Non odi tu la pieta del suo pianto,
non vedi tu la morte che ’l combatte
su la fiumana ove ’l mar non ha vanto? -. 108
La Grazia illuminante esorta la Grazia operante a soccorrere chi sta lottando contro la fiumana dei vizi, latori di morte, stimolandola a soccorre (=sub-correre) a sostenere quello che l’ha tanto amata.
Al mondo non fur mai persone ratte
a far lor pro o a fuggir lor danno,
com’io, dopo cotai parole fatte, 111

venni qua giù del mio beato scanno,
fidandomi del tuo parlare onesto,
ch’onora te e quei ch’udito l’ hanno". 114
Ed ora la Grazia operante, la ragione divina, sollecita all’azione la ragione umana, lo stesso Virgilio  il cui parlare onesto (= da honus, onore), onorevole fa sperare nella riuscita dell’impresa.
Poscia che m’ebbe ragionato questo,
li occhi lucenti lagrimando volse,
per che mi fece del venir più presto. 117
 
E venni a te così com’ella volse:
d’inanzi a quella fiera ti levai
che del bel monte il corto andar ti tolse. 120
Detto questo, la donna beata e bella lascia Virgilio che, seguendo il suo volere si reca da Pellegrino per aiutarlo.  Ecco spiegato il motivo del suo intervento.
Dunque: che è perché, perché restai,
perché tanta viltà nel core allette,
perché ardire e franchezza non hai, 123

poscia che tai tre donne benedette
curan di te ne la corte del cielo,
e ’l mio parlar tanto ben ti promette?". 126
Dunque
(=concludendo) perché indugiare, perché coltivare tanta paura nel cuore, dal momento che nel tuo Cielo hai simili Protettrici ed io stesso ti sono cosi` favorevole, qui e ora?
Quali fioretti dal notturno gelo
chinati e chiusi, poi che ’l sol li ’mbianca,
si drizzan tutti aperti in loro stelo, 129

tal mi fec’io di mia virtude stanca,
e tanto buono ardire al cor mi corse,
ch’i’ cominciai come persona franca: 132
Come fiori che dopo il gelo della notte al sole si schiudono, cosi` il Viandante al sole della ragione riprende coraggio.
"Oh pietosa colei che mi soccorse!
e te cortese ch’ubidisti tosto
a le vere parole che ti porse! 135

Tu m’ hai con disiderio il cor disposto
sì al venir con le parole tue,
ch’i’ son tornato nel primo proposto. 138
Il Ricercatore sollevato e rincuorato torna alla sua prima decisione.
Or va, ch’un sol volere è d’ambedue:
tu duca, tu segnore e tu maestro".
Così li dissi; e poi che mosso fue, 141

intrai per lo cammino alto e silvestro.

Egli aderisce in tutto alla volonta` della ‘ragione’ appellando Virgilio duca (= da dux, condottiero), segnore (da seniore, piu` anziano), maestro (= da magis, superiore). Ed entra nel Sentiero difficile e selvaggio.

 

 



Indietro