PARADISO - CANTO XXIII
Come
l’augello, intra l’amate fronde,
Pariemi
che ’l suo viso ardesse tutto,
‘L’Attesa’ è
l’esagramma n. 5 dell’I King (ed. Astrolabio, cfr. in
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I King e Kabbalah),
la cui ‘Immagine’ a pag. 80 recita: ‘Nubi salgono nel cielo: l’immagine
dell’attesa. Così il nobile mangia e beve ed è lieto e fidente’. Come
ogni Archetipo, anche l’Attesa fiorisce diversamente nei quattro livelli
di coscienza, ora Dante sta vivendo l’Attesa del quarto livello, quello
Atzilutico; a questo livello le ‘nubi’ sono gli spiriti trionfanti, e il
‘cibo’ è la ‘speranza’ che rende il Discepolo sul Sentiero, insieme alla
sua Beatrice, particolarmente ‘lieto e fidente’. Quando l’Attesa termina
e si
manifesta l’Evento
atteso, in questo caso l’apparizione del Cristo, il Fuoco divampa e non
ci sono parole per descriverlo.
Quale ne’
plenilunïi sereni
Già nel settimo cielo, quello di Saturno, Dante ha
avuto qualche difficoltà a sostenere la vista della luce dei beati
contemplanti, come potrebbe sostenere quella dei beati trionfanti
dell’ottavo cielo se non mutasse ‘qualcosa’ in lui? E’ l’apparizione
della
Sustanza
(= dal latino ‘substantia’ = essenza) Cristica ad operare il miracolo,
anche se egli non riesce (ancora) a tollerarne la luminosità.
L’apparizione
dell’Essenza del Cristo (Sapienza e Potere) che corrisponde alla
Conoscenza del centro Daath cosmico, comporta una tale profusione di
Grazia da produrre un sostanziale mutamento in Dante, nella personalità:
tale Grazia apre la strada di comunicazione tra il suo Cielo (l’Essenza
Divina) e la sua terra (l’umanità).
«Apri li
occhi e riguarda qual son io;
In una esperienza mistica come quella della visione
del Cristo, la mente razionale esce
di sé stessa
e non riesce nemmeno a ricordare ciò che le è successo, cerca di
afferrarne qualche barlume, ma ecco che l’Intuizione la soccorre con
l’invito a contemplare il
riso
suo: con Lei e per Lei
potrà conoscere il cielo che ora lo ospita ed anche i suoi beati.
Una
cosa è vivere una esperienza spirituale e un altra cosa, ben diversa, è
tentare di descriverla ad altri che non sanno di cosa si parla, e questo
anche se si è in grado di comporre un poema con versi ispirati
addirittura dalle Muse...
Il
tremore
dantesco ci ricorda un’altra ‘Immagine’ dell’I King (idem), quella
dell’esagramma n. 51, L’Eccitante: ‘Tuono continuato: l’immagine dello
scuotimento. Così il nobile temendo e tremando, mette ordine nella sua
vita ed esplora se stesso’. Esplorare se stessi vuol dire conoscersi,
entrare in se stessi, visitare i propri mondi interiori, i propri ‘dei’
interiori per giungere fino ai più alti cieli e oltre...
La visione
della Luce del Cristo (Daath, Io Sono, Coscienza, Terra di Atziluth,
Piano Spirituale) conduce alla conoscenza della ‘Rosa’, Maria Vergine,
la Grande Madre, a cui possiamo attribuire la Sephirah Binah. Nella
Kabbalah la Sephirah Binah (Comprensione),
è
situata in cima al Pilastro femminile della Severità nel Triangolo
Superno; è detta anche l’Intelligenza Santificatrice; i suoi appellativi
sono: Ama, la Grande Madre, il Grande Mare, il Trono, ecc. ;
la
Sephirah a lei reciproca e interagente è Chockmah (Saggezza), situata in
cima al Pilastro maschile della Grazia; Chockmah fornisce a Binah la
scintilla di luce, il ‘seme’ che entra nel suo ‘grembo’, cosicché Binah
concepisce le altre sette Sephiroth ( centri inferiori) espandendosi in
ogni dimensione (secondo la teoria delle ‘stringhe’ pare ce ne siano 32)
nelle 32 Vie della Saggezza: i 10 numeri e le 22 lettere dell’alfabeto o
Archetipi, che formano la Creazione. Il nome divino attribuito a Binah è
‘Elohim’, plurale di ‘El’; tale Nome è collegato agli ‘Attributi divini’
che permettono la manifestazione di ognuna delle 32 Vie della Saggezza
secondo le loro ‘specializzazioni’ o compiti.
Il passaggio da una esperienza mistica ad un’altra
più profonda (dalla visone dei beati di un cielo a quella dei beati di
un altro cielo successivo) richiede una cosciente modulazione che può
essere raggiunta solo seguendo il consiglio di
Beatrice
(l’intuizione) che indica ogni volta al suo Amato (la personalità) il
momento giusto per procedere nell’interiorizzazione, accompagnando ed
elevando man mano la sua capacità vibrazionale (il suo merito) e
preparandolo ad accogliere sempre ‘più’ Divinità’ (più Grazia).
A Maria, la Madre del Cristo, viene
attribuito il nome di ‘Rosa Mistica’ e Dante la nomina qui con questo
appellativo. Il termine ‘rosa’ si fa derivare dal sanscrito ‘vardh-as’=
‘germogliante’, ‘che si eleva’ e anche dal sanscrito ‘vrad-ate’ =
‘che diventa
morbido’, ‘vellutato’; inoltre quando si parla di ‘rosa dei venti’ (per
esempio) si intende una figura a forma di stella con 16 punte, cioè un
insieme di 4x4 croci, relative al ‘vento’ elemento del piano mentale...
il che è molto simbolico: la ‘Rosa’ morbida e germogliante, risulta
essere la perfezione e la realizzazione della Croce sui 4 livelli di
Coscienza.
Essa viene circondata a
guisa
di corona dalla luce
dell’arcangelo Gabriele, cioè ‘incoronata’ dalla Forza Celeste che la
consacra Regina del Cielo.
Conoscerla significa
conoscere Binah, la Grande Madre, la ‘Madre di tutti i viventi’, ‘forma’
che contiene la Vita, che la organizza, ma che anche la limita, la
vincola e la costringe; e la costrizione per ciò che è libero significa
morte. Binah contiene dunque in sé il principio di morte; cfr. Bhagavad
Gita canto X, vv. 32- 34 (Disse il Signore): ‘Delle cose create Io Sono
il Principio, la Fine e anche il Mezzo, o Arjuna, fra le scienze sono la
scienza del Supremo Spirito, di coloro che discutono, Io Sono
l’argomento... sono anche l’inesauribile Tempo, il Creatore dagli
innumerevoli volti son Io. Sono la Morte che tutto afferra e l’Origine
di ciò che sarà...(v. in
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Testi sacri la relativa interpretazione cabalistica). Ma questa Morte va
intesa come Mutamento, come Rinascita ad un altra vita e Rinnovamento
Perenne.
Qualunque
melodia più dolce suona
Così la
circulata melodia
Ricordiamo
che da un punto di vista interiorizzato la ‘Vergine Maria’ rappresenta
la natura umana che ha concepito il Cristo, l’Io Sono, Daath, la
Coscienza e che, allorquando il Cristo resuscitato ascende al cielo
gloriosamente, anche Maria viene a sua volta ‘assunta’ in cielo,
rendendolo ancora più splendente mentre segue il Figlio: il suo Nome
(Maria = l’Amata) viene fatto risuonare perché in Lei si compiono le
Nozze mistiche tra lo Sposo (il Sé, Daath) e la Sposa (la personalità,
Malkah = la Regina) divenuta appunto, l’Amata.
E come
fantolin che ’nver’ la mamma
Se
Dante, il Discepolo sul Sentiero, non riesce ancora a seguire, nemmeno
con gli occhi, la Luce di Binah (Acqua di Fuoco) che sale all’Empireo (=
Fuoco di Fuoco) vuol dire che la sua Terra di Fuoco (Daath) è ancora non
del tutto ‘fiorita’; infatti lui stesso paragona le luci dei beati di
questo cielo che si protendono verso Maria ad un bambinello che ha
appena preso il latte dalla mamma e che le tende le braccia per
dimostrarle il suo affetto, ma poichè sia i ‘beati’ che il
fantolino
sono sue componenti spirituali (del piano
Atzilutico) è ovvio che quel
fantolino corrisponde a
quella parte di lui che ancora deve ‘crescere’.
Quivi si
vive e gode del tesoro Oh,
quale abbondanza si espande da quei contenitori
ricchissimi ( i beati spiriti trionfanti) che furono sulla terra buoni
coltivatori delle (loro)
bobolce (= biolche; 1 biolca = circa 5000
mq)! Qui (in paradiso) si vive e si gode del tesoro acquistato
nell’esilio in terra (che è simile a quello degli Ebrei in Babilonia
-587 a. C.) dove si lascia ogni ricchezza materiale. Qui trionfa nel
Regno del divino Figlio di Maria colui (S. Pietro) che detiene le chiavi
della Sua Gloria per la vittoria sua e dei santi dell’Antico e del Nuovo
(Testamento). Ancora una
volta viene qui usata la simbologia del Campo e del Coltivatore del
Campo per indicare la natura umana e la Coscienza: cfr. Bhagavad Gita
(idem) canto XIII vv. 1-2: Disse il Signore (Krisna): ‘Questo corpo o
figlio di Kunti (Arjuna) è chiamato il campo; colui che lo conosce è
chiamato dai saggi il coltivatore del Campo. Ritieni inoltre che ‘Io
Sono’ (è) il Conoscitore del Campo in tutti i Campi. La sapienza in
quanto al Campo e al Conoscitore del Campo, Io considero essere la vera
Sapienza’. La personalità che coltiva bene il suo ‘campo’ arriva a
prendere Coscienza dei cieli più alti, dove trionfa Pietro, la Pietra
d’angolo (per il significato della ‘Pietra d’angolo’ v. ns/ commento
Paradiso, canto XXI vv. 121-123), e può giungere a tanto solo colui che
detiene le chiavi
della sua
gloria (che sa governare il proprio Tempio: le due
chiavi possono essere riferite alle due colonne dell’Albero), e che
riesce a portare alla ‘Vittoria’, cioè alla Reintegrazione, il frutto
del suo passato
e del suo presente. |