PARADISO - CANTO XXXII

 
Interpretazione cabalistica di Franca Vascellari
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Affetto al suo piacer, quel contemplante
libero officio di dottore assunse,
e cominciò queste parole sante: 3

«La piaga che Maria richiuse e unse,
quella ch’è tanto bella da’ suoi piedi
è colei che l’aperse e che la punse. 6
Lo spirito di s. Bernardo, il contemplante, pur intento alla sua letizia, mentre assume il ruolo di Guida, comincia a dire: “La piaga (il peccato originale) che Maria (la Rosa Mystica) ha guarito è stata provocata da quella bellissima (Eva, la spina), che è ora ai Suoi piedi (v. canto precedente vv. 1-12)...”
Ne l’ordine che fanno i terzi sedi,
siede Rachel di sotto da costei
con Bëatrice, sì come tu vedi. 9

Sarra e Rebecca, Iudìt e colei
che fu bisava al cantor che per doglia
del fallo disse ’Miserere mei’, 12

puoi tu veder così di soglia in soglia
giù digradar, com’ io ch’a proprio nome
vo per la rosa giù di foglia in foglia. 15
“... Sotto Eva, nella terza gradinata (della Rosa) puoi vedere Rachele (= la mite; la sposa più amata di Giacobbe, simbolo della vita contemplativa) con Bëatrice (= che dona la beatitudine). E puoi vedere Sarra (Sara = la principessa; moglie di Abramo), e Rebecca (= che unisce; la sposa di Isacco) e Iudìt (Giuditta = l’onorata; che uccise Oloferne, il generale assiro che in Betulia assediava Israele) e ancora colei (Ruth = l’amica) che fu bisnonna del re Davide, compositore dei Salmi tra cui il Miserere mei (= ‘Pietà di me, Signore’, Salmo 50 (51) , composto per il rimorso di aver fatto uccidere Uria per sposarne la moglie Betsabea), mentre io le nomino scendendo per i gradini della Rosa...”
E dal settimo grado in giù, sì come
infino ad esso, succedono Ebree,
dirimendo del fior tutte le chiome; 18

perché, secondo lo sguardo che fée
la fede in Cristo, queste sono il muro
a che si parton le sacre scalee. 21
“... Dal settimo gradino in giù, così come dal basso fino ad esso, ci sono tutte le donne Ebree, che dividono il fiore (in due parti) formando come un muro (dal sanscrito ‘murami’= avvolgo) in relazione alla fede in Cristo...”
Da questa parte onde ’l fiore è maturo
di tutte le sue foglie, sono assisi
quei che credettero in Cristo venturo; 24

da l’altra parte onde sono intercisi
di vòti i semicirculi, si stanno
quei ch’a Cristo venuto ebber li visi. 27
“...Dalla parte dove il fiore è completo (dove i seggi sono pieni) sono seduti quelli che credettero in Cristo venturo, dalla parte opposta, dove ci sono ancora dei vuoti, si trovano quelli che hanno creduto nel Cristo venuto...”

 

Cerchiamo di visualizzare la ‘Candida Rosa’ come un anfiteatro a tronco di cono, tenendo presente che è composto da più di mille soglie (= gradini, v. Paradiso canto XXX, v. 113;  mille è il numero della perfezione); questo anfiteatro contiene in sé un muro (= che avvolge), un piano verticale che non separa, ma che ‘avvolge’, congiunge, unisce, le due ‘fedi’: questo piano è ‘la Venuta’ del Cristo, un evento (vortice) cosmico che ha creato la Rosa nel momento in cui Egli è salito in Cielo; la sua simmetria e perfezione, nel procedere della descrizione, prende corpo e si palesa.

Ricordiamo però che questa ‘Corolla’, la Candida Rosa, dal nostro punto di vista interiorizzato, è la Sephirah Kether (la Corona) del piano Spirituale Atzilutico di Dante e che tutti i personaggi non sono che sue componenti spirituali e che ‘la Venuta del Cristo’, l’evento Cristico, è la fioritura del suo centro Coscienziale (Daath), e può essere omologato nell’Albero della Candida Rosa alla colonna centrale dell’Equilibrio; i beati della Fede nel Cristo venturo, alla colonna sinistra, quelli del Cristo venuto, alla colonna di destra. Fatta questa premessa, ecco che i personaggi nominati, vengono ad assumere un ruolo particolare in relazione al significato dei loro nome. Facciamo corrispondere  Maria (= l’Amata, ma anche goccia di mare, Acqua infinita) a Binah (la Comprensione); Eva (= la madre dei viventi, ma anche la responsabile della caduta) a Geburah (la Forza); Rachel (la mite), Sarra (la principessa), Rebecca (che unisce), Iudìt (l’onorata) e Ruth (l’amica), e tutte le altre ebree, a Hod (lo Splendore).
E come quinci il glorïoso scanno
de la donna del cielo e li altri scanni
di sotto lui cotanta cerna fanno, 30

così di contra quel del gran Giovanni,
che sempre santo ’l diserto e ’l martiro
sofferse, e poi l’inferno da due anni; 33

e sotto lui così cerner sortiro
Francesco, Benedetto e Augustino
e altri fin qua giù di giro in giro. 36
“... E come da una parte (della Rosa) si trova il trono glorioso di Maria e gli altri seggi di cui abbiamo già detto (di Eva, Rachele, Sara, ecc.) così dalla parte opposta c’è il trono del grande Giovanni (= Grazia del Signore, il Battista) che, santo ancor prima di nascere (Luca 1, 15), soffrì il deserto e rimase (dopo essere stato decapitato per ordine di Erode – Matteo 14, 8-12), per due anni nell’inferno (nel Limbo in attesa della liberazione del Cristo – v. inferno canto IV, 52-63); nei gradini sotto di lui si trovano, a formare questo muro (che avvolge, che unisce), Francesco (= il libero; d’Assisi – v. Paradiso canto XI vv. 43-75);  Benedetto (= che benedice; da Norcia – v. Paradiso canto XXII vv. 40-45) e Augustino (= Agostino = l’onorabile; v. Paradiso canto X vv. 120) e (tanti) altri a scendere, di gradino in gradino...”

 

Dalla parte opposta della colonna di sinistra dell’Albero della Rosa c’è ovviamente la colonna di destra: Giovanni  (= Grazia del Signore) che facciamo corrispondere a Chockmah (la Sapienza); Francesco (il libero) a Chesed (la Giustizia) e Benedetto (= che benedice)  e Augustino (= l’onorato) e tutti gli altri a scendere, a Netzach (la Vittoria).
Or mira l’alto proveder divino:
ché l’uno e l’altro aspetto de la fede
igualmente empierà questo giardino. 39

E sappi che dal grado in giù che fiede
a mezzo il tratto le due discrezioni,
per nullo proprio merito si siede, 42

ma per l’altrui, con certe condizioni:
ché tutti questi son spiriti asciolti
prima ch’avesser vere elezïoni. 45

Ben te ne puoi accorger per li volti
e anche per le voci püerili,
se tu li guardi bene e se li ascolti. 48
“... Ora ammira l’Alta Provvidenza divina: le due diverse fedi (di quelli che hanno avuto fede nel Cristo venturo e di quelli che hanno avuto fede nel Cristo venuto) alla fine saranno uguali nel numero (tanti e tanti). E sappi che nei gradini più in basso (nella metà inferiore della Rosa) sono seduti gli spiriti di coloro che si sono salvati non per merito proprio, ma altrui, e a certe condizioni, perché costoro sono morti prima dell’età della ragione. Te ne puoi accorgere, se li guardi bene e se li ascolti, dai volti e dalle voci infantili...”

 

La colonna di destra e la colonna di sinistra dell’Albero della Rosa dantesco sono destinate ad essere in perfetto equilibrio (con lo stesso ‘numero’ di beati); e se ancora questo non si è verificato,  ciò è dovuto al fatto che  Dante è ancora vivo; alla fine dei tempi (del suo tempo), accadrà. Un altro piano, oltre a quello verticale, interseca a metà il tronco di cono che è la Rosa, un piano orizzontale, che separa gli ‘adulti’ dai ‘bambini’, da coloro che nella loro vita non sono giunti all’età della ragione. Possiamo attribuire a questa parte inferiore della ‘Corolla’ le Sephiroth Yesod e Malkuth a completamento dell’Albero. Il piano orizzontale che, con quello verticale, forma la Croce all’interno della Rosa, potrebbe simboleggiare il Servizio. E allora gli ‘adulti’ della parte superiore sarebbero le ‘energie spirituali’ messe a Servizio del prossimo durante la vita (o le vite). Ma come interiorizzare i bambini ‘innocenti’ della parte inferiore della Rosa?  Possiamo considerarli energie spirituali non sviluppate, rimaste latenti nell’animo del Nostro prima e dopo il maturare della sua Coscienza Cristica. ‘Possibilità’ non attuate, non per sua volontà, ma per lo svolgersi degli eventi, (che avrebbe sviluppato se avesse potuto sposare Beatrice, se non avesse partecipato alla vita pubblica di Firenze e non si fosse inimicati tanti Fiorentini, se non l’avessero condannato all’esilio, se... se... ecc..).
Or dubbi tu e dubitando sili;
ma io discioglierò ’l forte legame
in che ti stringon li pensier sottili. 51

Dentro a l’ampiezza di questo reame
casüal punto non puote aver sito,
se non come tristizia o sete o fame: 54

ché per etterna legge è stabilito
quantunque vedi, sì che giustamente
ci si risponde da l’anello al dito; 57

e però questa festinata gente
a vera vita non è sine causa
intra sé qui più e meno eccellente. 60
“...Ora tu hai un dubbio, e pur dubitando, taci; ma io ti darò la spiegazione che scioglierà il nodo formato dai tuoi pensieri sottili. Nella magnificenza di questo Reame non può trovare posto nulla di fortuito, così come (non c’è posto per) tristezza, fame o sete; qui tutto è stabilito da una Legge eterna, e tutte le cose si corrispondono come l’anello al dito (quando è fatto su misura); e perciò questi spiriti giunti alla Vera Vita prima del tempo (festinati = affrettatisi) sono più o meno beati per una (giusta) Causa (la Volontà divina)...”
Lo rege per cui questo regno pausa
in tanto amore e in tanto diletto,
che nulla volontà è di più ausa, 63

le menti tutte nel suo lieto aspetto
creando, a suo piacer di grazia dota
diversamente; e qui basti l’effetto. 66
“... Il Re che governa questo Regno in tale Amore e Letizia che nessuno può chiederne di più, ha creato le varie menti, i diversi spiriti, dotandoli a Suo piacere di differente stato di Grazia; e questo è tutto...”

 

La domanda non formulata di Dante è questa: perché i bambini, salvati non per proprio merito, non sono situati tutti sullo stesso ‘gradino’ della Rosa? E ecco che egli ‘si’ risponde, per mezzo di s. Bernardo: il loro grado di Grazia è diverso perché così vuole il Signore.

Se ‘i bambini’ per noi rappresentano le energie spirituali inutilizzate, alla fine della vita viene loro attribuito un diverso ‘gradino’ di felicità perché semplicemente sono figli di ‘Qualità’ o ‘Potenze’ diverse: il Sé, l’Io Sono, il Signore ha emanato la creazione secondo un certo ordine, che è quello delle Sephiroth dell’Albero e alcune Sephiroth (Qualità, Potenze, Virtù, ecc..)  sono a Lui più vicine, altre più lontane, intendendo sempre ‘vicine e lontane’ come aggettivi relativi ad uno spazio simbolico, cioè ad uno spazio non-spazio.
E ciò espresso e chiaro vi si nota
ne la Scrittura santa in quei gemelli
che ne la madre ebber l’ira commota. 69

Però, secondo il color d’i capelli,
di cotal grazia l’altissimo lume
degnamente convien che s’incappelli. 72
“...Tutto ciò è spiegato chiaramente nella Sacra Scrittura, dove dice che i gemelli si scontrarono già nel grembo della madre (Esaù e Giacobbe; Gn. 25, 22-23 v. in
www.taozen.it Testi sacri ns/ ‘Commento alla Genesi’); perciò è giusto che la Luce celeste coroni della Sua Grazia i beati a Suo piacimento...”

 

Se consideriamo la creazione un meraviglioso quadro del Signore e i vari colori come  Sue ‘Qualità’, ogni pennellata sarà diversa: ad una toccherà lasciare sulla ‘tela’ un colore più luminoso, ad un’altra un colore meno luminoso... ma alla fine pennelli e colori non protesteranno, saranno invece felici di aver contribuito al quadro (Paradiso). Ma se il pennello, è stato dotato di libero arbitrio, può a volte mettersi a disegnare per conto suo, e allora il colore della pennellata può venire meno ‘bene’ e non rendere l’idea del Pittore; probabilmente quel pennello o verrà sottoposto ad un trattamento di rieducazione (purificato in Purgatorio), oppure, se non è recuperabile, gettato via (posto nell’inferno)...e  riciclato, e la sua pennellata cancellata.

Dunque, sanza mercé di lor costume,
locati son per gradi differenti,
sol differendo nel primiero acume. 75


Bastavasi ne’ secoli recenti
con l’innocenza, per aver salute,
solamente la fede d’i parenti; 78

poi che le prime etadi fuor compiute,
convenne ai maschi a l’innocenti penne
per circuncidere acquistar virtute; 81

ma poi che ’l tempo de la grazia venne,
sanza battesmo perfetto di Cristo
tale innocenza là giù si ritenne. 84

Riguarda omai ne la faccia che a Cristo
più si somiglia, ché la sua chiarezza
sola ti può disporre a veder Cristo». 87
“...Perciò senza ricompensa per il loro operato i bambini sono collocati in gradini differenti in relazione a come sono stati creati. Nei secoli passati (all’inizio dei tempi) bastava la fede dei genitori e l’innocenza per la salvezza, in seguito (dopo Abramo) per acquistare la grazia, ai maschi fu necessaria la circoncisione; ma ancora dopo, cioè da quando è giunto il tempo del Perdono, senza il battesimo in Cristo, gli innocenti rimangono laggiù (nel Limbo). Ma ora volgi il tuo sguardo a Chi  più di ogni altro somiglia al Cristo (a Maria), che solo il Suo splendore ti può preparare a Quella Visione”.

 

Il diverso trattamento dei ‘bambini innocenti’ (delle energie spirituali non utilizzate), cioè le ‘condizioni’ necessarie per la loro salvezza (all’inizio dei tempi, dopo Abramo, e dopo Cristo), dipendono dal grado di responsabilità del Discepolo sul Sentiero: all’inizio della Ricerca tutto è facile, egli non è tanto responsabile: i bambini si salvano quasi tutti; dopo Abramo (quando si è preso contatto con il proprio Sé) occorre che i ‘figli maschi’ siano circoncisi, cioè che ogni principio attivo, creativo, per essere salvato, venga dedicato a Lui (v. Genesi cap.17 sulla Circoncisione; idem), e già la responsabilità del Discepolo è aumentata; infine quando poi egli ha sviluppato Daath, cioè quando ha realizzato il Cristo interiore, essendo diventato del tutto responsabile, deve sempre ‘battezzare’ subito ‘i suoi bambini’, maschi e femmine (attivi e passivi) in Cristo; così, se le loro potenzialità non arrivano a compimento (se muoiono prima di passare dalla potenza all’atto), la loro energia non va sprecata, ma si conserva in ‘Paradiso’, nel Kether di Atziluth.

Ora la Guida ultima, s. Bernardo, la facoltà contemplativa, per la scena finale della ‘Comedia’, per la visione beatifica del Signore, invita il Discepolo-Iniziato a riguardare ne la faccia che al Cristo più somiglia, a immergersi nella Regina del Cielo, a concentrarsi su Binah, la Comprensione, la Grande Madre, a diventare tutta ricettività, tutto ‘vuoto’, per accogliere la Grazia Suprema.
Io vidi sopra lei tanta allegrezza
piover, portata ne le menti sante
create a trasvolar per quella altezza, 90

che quantunque io avea visto davante,
di tanta ammirazion non mi sospese,
né mi mostrò di Dio tanto sembiante; 93

e quello amor che primo lì discese,
cantando ’Ave, Maria, gratïa plena’,
dinanzi a lei le sue ali distese. 96
Dante vede piovere sulla Vergine Maria tutta la letizia concepita dalle menti sante (degli angeli) creati a volare in quel cielo: tutto ciò che ha visto prima non l’ha mai tanto stupito, né gli ha mai mostrato così tanto il Volto del Signore; e quell’Amore che per primo è sceso (nel cielo ottavo, delle Stelle fisse, v. Paradiso canto XXIII, 91-111), dispiega (ora) le sue ali dinanzi a Lei, cantando ‘Ave Maria, piena di grazia’.

Rispuose a la divina cantilena
da tutte parti la beata corte,
sì ch’ogne vista sen fé più serena. 99

«O santo padre, che per me comporte
l’esser qua giù, lasciando il dolce loco
nel qual tu siedi per etterna sorte, 102

qual è quell’ angel che con tanto gioco
guarda ne li occhi la nostra regina,
innamorato sì che par di foco?». 105

Così ricorsi ancora a la dottrina
di colui ch’abbelliva di Maria,
come del sole stella mattutina. 108
La corte dei beati risponde da ogni parte al canto e ogni volto ne acquista splendore. “O santo padre, che per me hai lasciato il trono di gloria, tuo per decisione divina,  chi è quell’angelo che guarda la nostra Regina negli occhi, tanto innamorato da sembrare di fuoco?” Così il Nostro ancora interroga la dotta Guida, che risplende della bellezza di Maria, come la stella mattutina (Venere) al sole.

 

 

Nel canto XXIII, 91-111 del Paradiso, nel cielo delle Stelle fisse il Discepolo ha già potuto assistere al trionfo del Cristo e la sua mente tra quelle dape (vivande) fatta più grande, di se stessa è uscìta; ha poi assistito al trionfo di Maria circondata dalla luce dell’Angelo,  però non hanno avuto gli occhi suoi potenza di seguitar la coronata fiamma che si è levata appresso sua semenza ... perché quelle visioni erano solo la preparazione all’esperienza mistica che ora lo attende, ma adesso egli è ‘quasi’ pronto, le vibrazioni del suo spirito sono state accelerate (innalzate) ai massimi livelli possibili per una creatura umana e tra poco potrà  ‘vedere’ la Gloria del Signore senza esserne incenerito.

A questo proposito ci torna in mente e la raccontiamo come ce la ricordiamo, una storia tratta dal Talmud Babilonese, Testo sacro, composto tra il II sec. a. C. e il V sec. d. C.:

‘Quattro rabbini vollero entrare nel Pardes (Paradiso). Il primo entrò, guardò e morì. Il secondo entrò, guardò e impazzì. Il terzo entrò, dubitò e fu scacciato. Gli angeli cercarono di respingere anche il quarto, ma il Santo, che sia Benedetto in eterno, disse: “Questo è degno di disporre della mia Gloria” così quello entrò in pace ed uscì in pace’. Naturalmente i 4 rabbini possono essere messi in relazione con i 4 piani dell’Albero: il primo è manchevole sul fisico; il secondo sull’astrale, il terzo sul mentale; il quarto è completo sui 4 piani, (e quindi ‘giusto’ riguardo al ‘merito’), ma per entrare nel Pardes è indispensabile la Grazia e occorre essere pronti a riceverLa. Dante è ‘quasi’ pronto, ma non del tutto, perché ancora domanda spiegazioni: ora vuol conoscere chi è l’angelo innamorato sì che par di foco.
Ed elli a me: «Baldezza e leggiadria
quant’ esser puote in angelo e in alma,
tutta è in lui; e sì volem che sia, 111

perch’ elli è quelli che portò la palma
giuso a Maria, quando ’l Figliuol di Dio
carcar si volse de la nostra salma. 114
E s. Bernardo a lui: “In lui ci sono tutta la fierezza e la bellezza che possono esserci in un angelo o in un’anima; e siamo lieti che sia così, perché egli è l’Arcagelo che portò giù (sulla terra) la palma a Maria quando il Figlio del Signore volle caricarsi del nostro corpo mortale (salma = dal latino ‘sauma’ = soma, carico)...”

 

l’ Angelo che distende le sue ali dinanzi alla Regina è l’Arcangelo Gabriele (= fortezza del Signore), dell’Annunciazione, incaricato di portare la palma (simbolo di vittoria) a Maria e di comunicarle di essere la prescelta tra tutte le donne (Luca 1, 26-38). La sua funzione è stata quella di annunciare alla Vergine la nascita del Cristo secondo la profezia di Isaia (7,14) ‘...Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele (= il Signore è con noi)’.  Nella nostra interpretazione interiorizzata ‘Gabriele’ appare alla natura umana, che è tornata ‘vergine’, che è rinata in purezza e che è divenuta capace di generare non più figli, ma il Figlio, per annunciarle la nascita della Coscienza Daatica; ora però per l’Iniziato non è più il tempo dell’Annunciazione, ma il tempo della Glorificazione. Allora il  distendere le ali di Gabriele dinanzi a Maria acquista un significato di riverente sottomissione, di donazione senza riserve, di amore per Lei che si tramuta in foco. L’Arcangelo Gabriele, fortezza del Signore, come personaggio interiorizzato di Dante ‘distendendo le ali’ dinanzi alla sua Grande Madre (Binah) gli conferisce come ultimo ‘Guardiano della Soglia’ l’ultimo lasciapassare per la Conoscenza Suprema.

Ma vieni omai con li occhi sì com’ io
andrò parlando, e nota i gran patrici
di questo imperio giustissimo e pio. 117

Quei due che seggon là sù più felici
per esser propinquissimi ad Agusta,
son d’esta rosa quasi due radici: 120

colui che da sinistra le s’aggiusta
è il padre per lo cui ardito gusto
l’umana specie tanto amaro gusta; 123

dal destro vedi quel padre vetusto
di Santa Chiesa a cui Cristo le chiavi
raccomandò di questo fior venusto. 126
“... Ma seguimi con gli occhi mentre parlo e nota i grandi nobili  di questo Regno pio e giustissimo. I due che siedono là in alto, i più felici perché vicinissimi all’Onorata, sono come le radici della Rosa: quello che sta a sinistra (di Maria) è il progenitore (Adamo) per la cui golosità la specie umana patisce tanto;  a destra vedi l’antico padre della santa Chiesa a cui Cristo affidò le chiavi del bel fiore, del Paradiso (s. Pietro)...”

 

Ancora s. Bernardo (la facoltà contemplativa del Nostro) lo esorta a conoscere più in profondità la sua ‘Corolla’, la ‘Coppa’ che contiene il Punto (l’Assoluto) e descrivendola ne mette in risalto le ‘radici’ che come nell’eterno Asvattha (v. in www.taozen.it Testi sacri commento alla Bhagavad Gita canto XV v. 1) sono in alto; ‘Adamo’ (questo nome nella Kabbalah a volte viene usato per indicare la scintilla divina nell’essere umano, il soffio vitale a lui concesso direttamente dal Signore) e ‘Pietro’: la ‘Pietra’ (per il significato di questo termine v. ns/ commento Purgatorio canto XXXI vv. 112-117  e Paradiso canto XXI vv.121-123); in ‘Adamo-Pietro’ è compendiato tutto l’Iter iniziatico dell’uomo.
E quei che vide tutti i tempi gravi,
pria che morisse, de la bella sposa
che s’acquistò con la lancia e coi clavi, 129

siede lungh’ esso, e lungo l’altro posa
quel duca sotto cui visse di manna
la gente ingrata, mobile e retrosa. 132
“...Vicino a s. Pietro siede colui (s. Giovanni) che prima di morire profetizzò (nell’Apocalisse) la corruzione della Chiesa, cioè tutti i guai della bella sposa, ottenuta (da Gesù Cristo) per mezzo della crocifissione; accanto all’altro (ad Adamo) siede quel condottiero (Mosè) sotto cui visse di manna l’ingrato, incostante e ribelle popolo (ebraico).
Di contr’ a Pietro vedi sedere Anna,
tanto contenta di mirar sua figlia,
che non move occhio per cantare osanna; 135

e contro al maggior padre di famiglia
siede Lucia, che mosse la tua donna
quando chinavi, a rovinar, le ciglia. 138
“...Di fronte a s. Pietro siede s. Anna (= pietà), così beata nell’ammirare la Figlia che non muove gli occhi pur cantando ‘Osanna’; e di fronte ad Adamo, il primo padre, siede s. Lucia (= luce), che sollecitò la tua Donna (Beatrice) quando, per rovinarti, eri rivolto verso il basso (v. inferno canto II vv. 52-114)...”

 

S. Bernardo nomina ancora 4 personaggi che, per così dire, arricchiscono le ‘radici’ Adamo e Pietro (stanno loro vicino e di fronte) e sono: Giovanni, il veggente, Mosè, il condottiero, Anna, la pietà e Lucia, la luce. Se l’‘Adamo-Pietro’ rappresenta l’Iter iniziatico, Giovanni, Mosè, Anna e Lucia ne sono la ‘ricchezza’, e sono le doti indispensabili che il Discepolo deve possedere cioè: la lungimiranza (Giovanni), l’autocontrollo (Mosè), la pietà (Anna) e la chiarezza (Lucia).
Ma perché ’l tempo fugge che t’assonna,
qui farem punto, come buon sartore
che com’ elli ha del panno fa la gonna; 141

e drizzeremo li occhi al primo amore,
sì che, guardando verso lui, penètri
quant’ è possibil per lo suo fulgore. 144
“... Ma poichè il tempo della (tua) vita umana (che rende gli uomini addormentati alle realtà spirituali) sta fuggendo, mi fermo, come un buon sarto che esegue il suo lavoro secondo la stoffa che ha; e guarderemo e volgeremo l’attenzione solo alla Causa Prima, cosicché, rivolto a Quella tu possa accogliere, per quanto ti è possibile il Suo Splendore...”
Veramente, ne forse tu t’arretri
movendo l’ali tue, credendo oltrarti,
orando grazia conven che s’impetri 147

grazia da quella che puote aiutarti;
e tu mi seguirai con l’affezione,
sì che dal dicer mio lo cor non parti». 150

E cominciò questa santa orazione:
 

“... Ma per essere certi che tu, battendo da solo le tue ali, non ti allontani invece di avvicinarti (alla Meta), pregando la Grazia, conviene che tu chieda aiuto a Chi sola può soccorrerti (la Vergine); mi seguirai con la tua devozione, cosicché il tuo cuore non si allontani dalle mie parole di preghiera. E cominciò questa santa supplica: (v. canto XXXIII).  

 

E’ giunto il momento tanto atteso: il Discepolo ora è davvero pronto per la ‘Suprema Visione’ di cui nulla si può dire; ‘esperienza sovrannaturale, sovrasensibile ed extraintellettuale’ (così la definisce il Battaglia). E s. Bernardo, il contemplante, (la facoltà contemplativa di Dante) gli offre un ultimo supporto, la santa orazione alla Regina, alla Grande Madre, Binah. Binah deriva dalla parola ebraica ‘bein’, che significa ‘in mezzo, tra’. Solo attraverso di Lei si giunge al Padre. E’ quello che ci verrà insegnato nel modo più poeticamente sublime nel prossimo canto.



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