PURGATORIO - CANTO XII
Interpretazione cabalistica di Franca
Vascellari
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Di pari, come buoi che
vanno a giogo, m’andava io con quell’anima carca, fin che ’l
sofferse il dolce pedagogo. 3
Ma quando disse: "Lascia lui e
varca; ché qui è buono con l’ali e coi remi, quantunque può,
ciascun pinger sua barca"; 6
dritto sì come andar vuolsi rife’ mi
con la persona, avvegna che i pensieri mi rimanessero e chinati e
scemi. 9 Il Discepolo procede accanto a Oderisi,
gravato dal peso del masso, ugualmente chino, come i buoi che vanno al
giogo,
finche` il Maestro gli dice: “Lascialo andare e vai
oltre; qui e` bene che ognuno con i suoi mezzi, ali o remi, spinga come
puo` la sua barca (si affretti alla purificazione)”. Allora il Nostro si
rizza, come e` giusto che si proceda, ma rimane nei pensieri umile e
modesto. Io
m’era mosso, e seguia volontieri del mio maestro i passi, e amendue
già mostravam com’eravam leggeri; 12
ed el mi disse: "Volgi li
occhi in giùe: buon ti sarà, per tranquillar la via, veder lo
letto de le piante tue". 15 Cosi` camminano i
due Pellegrini, mostrando entrambi la loro leggerezza; Dante segue
Virgilio che lo invita a notare
lo letto delle piante,
cioe` il pavimento, e a guardarlo con attenzione per agevolarsi il
cammino. Come,
perché di lor memoria sia, sovra i sepolti le tombe terragne
portan segnato quel ch’elli eran pria, 18
onde lì molte volte si
ripiagne per la puntura de la rimembranza, che solo a’ pïi dà de
le calcagne; 21
sì vid’io lì, ma di miglior sembianza secondo
l’artificio, figurato quanto per via di fuor del monte avanza. 24
Allo stesso modo in cui sulle tombe dei morti
sepolti in terra sono raffigurate le sembianze di quando erano in vita,
per cui spesso li` i vivi piu` pietosi soffrono e piangono,
ricordandoli, cosi` il Nostro vede, ma assai piu` bello, il terreno che
va dalla costa al bordo, tutto istoriato.
Vedea colui che fu nobil creato più ch’altra creatura, giù dal cielo
folgoreggiando scender, da l’un lato. 27
Vedëa Brïareo fitto dal
telo celestïal giacer, da l’altra parte, grave a la terra per lo
mortal gelo. 30
Vedea Timbreo, vedea Pallade e Marte, armati
ancora, intorno al padre loro, mirar le membra d’i Giganti sparte. 33
Vedea
Nembròt a piè del gran lavoro quasi smarrito, e riguardar le genti
che ’n Sennaàr con lui superbi fuoro. 36
Ecco la descrizione degli esempi di
superbia punita, descritti sul terreno: il primo gruppo illustra quattro
superbi, ribelli alla divinita`:
Lucifero
(= portatore di Luce al bianco, di tenebre al nero -v. Inferno canto
XXXIV vv. 16-67-), la creatura piu` nobile del creato, che precipita
giu` dal cielo (nell’inferno) per la sua disubbidienza.
Briareo
(= il grande Ares, il forzutissimo), che e` colpito dal fulmine (di
Giove nella guerra dei Giganti) e giace a terra per il gelo della morte.
I Giganti (ribellatisi a Giove), che sono
fatti a pezzi da
Timbreo (Apollo)
Pallade e
Marte,
che, ancora armati, li guardano mentre stanno intorno al loro padre
(Giove). Nembròt
(= Nembrot o Nimrod = che si ribella - v. Gn. 10, 8-10
e
Gn. 11, 1-9) con la torre di Babele distrutta ai suoi
piedi, che guarda smarrito la gente superba come lui in
Sennaar
(dove fu eretta la torre).
O Nïobè, con che occhi dolenti vedea io te segnata in su la
strada, tra sette e sette tuoi figliuoli spenti! 39
O Saùl,
come in su la propria spada quivi parevi morto in Gelboè, che poi
non sentì pioggia né rugiada! 42
O folle Aragne, sì vedea io te
già mezza ragna, trista in su li stracci de l’opera che mal per te si
fé. 45
O Roboàm, già non par che minacci quivi ’l tuo segno;
ma pien di spavento nel porta un carro, sanza ch’altri il cacci. 48
Il secondo gruppo illustra quattro esempi di
vanagloriosi che furono la rovina di se stessi:
Niobe`
(figlia di Tantalo, moglie di Anfione) che, avendo partorito sette
maschi e sette femmine si e` proclamata superiore a Latona, madre
solamente di due figli, (Apollo e Diana); questi le uccidono i 14
figli (e la mutano in rupe). Re
Saùl (= concesso
dal Signore, primo re d’Israele -1020-1012 a. C., ha disobbedito al
Signore), che e`stato sconfitto nella battaglia contro i Filistei, e che
si uccide con la spada in
Gelboe`
(= monte Ghilboa in Palestina) su cui Davide ha invocato dal
Signore la siccita` totale.
Aragne (= Aracne = ragno, abile tessitrice;
che, per la sua bravura, oso` sfidare Pallade), e che e` gia` mezza
trasformata in ragno, sulla tela tessuta a suo
danno. Roboamo
(= il popolo si e` sviluppato; primo re - 932-917 a. C., del regno
meridionale di Giuda, figlio di Salomone; e`dovuto fuggire da
Gerusalemme perché il popolo non ne sopportava la crudelta`), che ora
non minaccia piu`, ma spaventato, fugge senza essere inseguito.
Mostrava ancor lo duro pavimento come Almeon a sua madre fé caro
parer lo sventurato addornamento. 51
Mostrava come i figli si
gittaro sovra Sennacherìb dentro dal tempio, e come, morto lui,
quivi il lasciaro. 54
Mostrava la ruina e ’l crudo scempio che
fé Tamiri, quando disse a Ciro: "Sangue sitisti, e io di sangue
t’empio". 57
Mostrava come in rotta si fuggiro li Assiri, poi
che fu morto Oloferne, e anche le reliquie del martiro. 60
Vedeva Troia in cenere e in caverne; o Ilïón, come te basso e
vile mostrava il segno che lì si discerne! 63
Il terzo gruppo illustra quattro esempi di violenti contro il
prossimo: Almeon
(= Alcmeone = alce pazzo), che
uccide la madre (Erifile) che ha svelato il
nascondiglio del marito (Anfiarao) in cambio di una collana.
Sennacherib
(= ha sostituito i fratelli), che viene trucidato nel tempio (di Ninive,
-681 a. C.) dai figli (2Re 19, 37) per aver
oltraggiato il Dio d’Israele, dopo aver perso l’esercito, sterminato
dall’Angelo del Signore.
Ciro(= signore), il re persiano, che ha il
capo mozzato ed e` immerso in un otre di sangue dalla regina degli
Sciiti Tamiri
(= palma; a cui ha ucciso il figlio) mentre gli dice: ‘Fosti assetato di
sangue, io ti riempio di sangue’.
Oloferne
(generale assiro) che e` decapitato dalla coraggiosa ebrea Giuditta
mentre i suoi soldati si danno alla fuga. Infine
sul pavimento c’e` ancora un quadro (il tredicesimo esempio di orgoglio
punito): la superba
Troia che,
ridotta in cenere e rovine, e` ora umiliata e
domata nel divino disegno. (per i significati della caduta di Troia cfr.
in
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‘Eneide’ (copione) e
relativa ns/ interpretazione cabalistica)
Nei vv. 25-63
notiamo la formazione dell’acrostico VOM ripetuto tre volte (4 inizi di
terzine con ‘Vedea’, 4 con ‘O’, quattro con ‘Mostrava’
e infine ancora un ‘Vedeva’ che chiude il
13esimo
‘quadro’ del pavimento della prima cornice del
purgatorio. Oltre al significato di ‘uomo, creatura superba e
miserevole’ dato dai vari commentatori, possiamo anche attribuire
all’acrostico un altro significato, prendendo in considerazione le
corrispondenze delle lettere VOM nella Kabbalah. La lettera ‘V’
corrisponde al sentiero (cinerah) n. 6, relativo all’Archetipo del
‘Bivio’; la lettera ‘O’ corrisponde al sentiero n. 16, relativo
all’Archetipo della ‘Torre’; la lettera ‘M’ corrisponde al sentiero n.
13, relativo all’Archetipo della ‘Morte’. Allora il messaggio verrebbe
ad essere questo: “Se, quando sei al Bivio (tra il Bene e il male)
scegli la Torre, che e` simbolo di orgoglio, in cui il Tempio, che
dovrebbe essere la Dimora del Signore,
e` trasformato in ‘edificio divinizzato’ e
abusivamente idolatrato, la naturale conseguenza sara` la Morte, e la
tua citta` (il Malkuth, il Regno) come Troia, verra` ridotta in cenere e
rovine”. (per i significati degli ‘Archetipi’ citati v. le relative
Lezioni-spettacolo in
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). Qual di
pennel fu maestro o di stile che ritraesse l’ombre e ’ tratti ch’ivi
mirar farieno uno ingegno sottile? 66
Morti li morti e i vivi
parean vivi: non vide mei di me chi vide il vero, quant’io calcai,
fin che chinato givi. 69
Or superbite, e via col viso altero,
figliuoli d’Eva, e non chinate il volto sì che veggiate il vostro mal
sentero! 72 Chi mai, pittore o maestro,
sarebbe in grado di disegnare quei capolavori
che desterebbero la meraviglia di un genio? I vivi li` ritratti sembrano
proprio vivi ed i morti proprio morti; chi vide la realta` di quegli
eventi narrati, non vide piu` del Nostro, che ora li calpesta, mentre
procede a testa bassa. Che gli orgogliosi figli di Eva continuino ad
essere superbi e si guardino bene dal chinare il volto per vedere il
sentiero errato che percorrono!
Sono passati oltre sette secoli ma i
figli di Eva continuano ad esercitare l’arte della superbia nel modo
migliore: “Dovunque egli arrivi, il superbo si mette a sedere e tira
fuori dalla valigia la sua superiorita`” (Elias Canetti, scrittore morto
nel 1994 - da ‘Un regno di matite’ ed. Adelphi).
Più era già per noi del monte vòlto e del cammin del sole assai più
speso che non stimava l’animo non sciolto, 75
quando colui che
sempre innanzi atteso andava, cominciò: "Drizza la testa; non è
più tempo di gir sì sospeso. 78
Vedi colà un angel che s’appresta
per venir verso noi; vedi che torna dal servigio del dì l’ancella
sesta. 81
Di reverenza il viso e li atti addorna, sì che i diletti lo ’nvïarci
in suso; pensa che questo dì mai non raggiorna!". 84
Il sole avanza, i due Pellegrini hanno gia` percorso una parte
di cornice maggiore di quella che puo` pensare Dante, che e` stato tutto
concentrato (sulle illustrazioni del pavimento), quando la Guida che lo
precede dice: “Alza la testa, non e` piu` tempo di rimanere pensierosi.
Guarda la`, un Angelo viene verso di noi; e` passata la sesta ora dopo
l’alba (e` mezzogiorno). Sii riverente ed
umile, cosi` che ci permetta di salire (alla
seconda cornice); questo giorno non tornera` piu`”.
Io era ben del suo ammonir uso pur di non perder tempo, sì che ’n
quella materia non potea parlarmi chiuso. 87
A noi venìa la
creatura bella, biancovestito e ne la faccia quale par tremolando
mattutina stella. 90 Il Nostro e` ben abituato
alle esortazione del Maestro sull’affrettarsi, per cui comprende assai
bene il discorso. Intanto l’Angelo vestito di bianco, tutto splendente
di luce, vibrante come la stella mattutina, gli si avvicina.
Le braccia aperse, e indi aperse l’ale; disse: "Venite: qui son
presso i gradi, e agevolemente omai si sale. 93
A questo
invito vegnon molto radi: o gente umana, per volar sù nata, perché
a poco vento così cadi?". 96
Menocci ove la roccia era tagliata; quivi mi batté l’ali per la
fronte; poi mi promise sicura l’andata. 99
L’Angelo apre le braccia e poi le ali e dice: “ Venite, qui vicino ci
sono i gradini, ormai la salita e` agevole. Eppure pochi sono coloro che
accettano l’invito. (Mt. 22, 14: ‘Perché molti sono i chiamati, ma pochi
gli eletti’) O umana gente, nata per volare in cielo, perché cadi alla
prima difficolta`?” Quindi li conduce dove la roccia e` interrotta;
sfiora con l’ ala la fronte del Discepolo, poi concede il passaggio.
Come a man destra, per salire al monte dove siede la chiesa che
soggioga la ben guidata sopra Rubaconte, 102
si rompe del
montar l’ardita foga per le scalee che si fero ad etade ch’era
sicuro il quaderno e la doga; 105
così s’allenta la ripa che cade
quivi ben ratta da l’altro girone; ma quinci e quindi l’alta pietra
rade. 108 Come, dalla parte destra, per salire
al monte dove c’e` la chiesa (di S. Miniato) che sovrasta la citta` ben
governata (sic! = Firenze) sul ponte
Rubaconte
(= del conte che ruba),
l’ardita foga (dell’erta, la salita) e`
interrotta da una scalinata costruita al tempo in cui pesi e registri
non erano falsati, cosi` qui una scala (piu` stretta) permette l’ascesa
alla seconda cornice.
Noi volgendo ivi le nostre persone, ’Beati pauperes
spiritu!’ voci cantaron sì, che nol diria sermone. 111
Ahi
quanto son diverse quelle foci da l’infernali! ché quivi per canti
s’entra, e là giù per lamenti feroci. 114 Mentre
i due passano per la spaccatura della roccia, odono il canto, di una
dolcezza indescrivibile, ‘Beati
pauperes spiritu!’ Che differenza con gli ingressi
infernali! Qui si entra tra (dolci) canti, li` tra lamenti crudeli.
I ‘Beati pauperes spiritu!’ sono i ‘beati
poveri di spirito, perché di essi e` il regno dei cieli’, della prima
delle (8 +1) beatitudini del Discorso della Montagna di Gesu` (Mt. 5, 3;
cfr. ns/ int. cab. in
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Testi sacri,
‘Commento al Vangelo di Matteo’). Dante sembra dunque attribuire ai
‘poveri di spirito’ l’umilta`, che giudica virtu` principale, fondamento
di tutte le altre. La Kabbalah considera l’umilta` la virtu` relativa
alla sephirah
Tiphereth (Bellezza), cuore dell’Albero, ed in
effetti e` qui che si manifesta il ‘Redentore’, e come nel corpo umano
il cuore fisico e` il centro motore che col sangue fornisce la vita a
tutti gli organi, cosi` Tiphereth
con il suo ‘Sacrificio’ e con la sua ‘Modestia’
mette in equilibrio le forze delle sephiroth inferiori con quelle
superiori, ‘salvando’ l’Albero dal capovolgimento dell’energia. (v. in
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I King e Kabbalah,
racconti, l’esagramma n. 27
‘l’Alimentazione’) Già montavam su per li scaglion santi, ed esser mi parea
troppo più lieve che per lo pian non mi parea davanti. 117
Ond’io: "Maestro, dì, qual cosa greve levata s’è da me, che nulla
quasi per me fatica, andando, si riceve?". 120
I Pellegrini stanno gia` salendo per la santa scala e il Nostro
sente di essere piu` leggero di quanto lo era prima, nel piano. E
chiede: “Maestro, mi e` stato tolto qualcosa di
greve
(dal latino ‘gravis’, = grave e dal greco ‘barys’= baricentro), di
pesante, perché salendo quasi non sento fatica?”
Rispuose: "Quando i P
che son rimasi ancor nel volto tuo presso che stinti, saranno,
com’è l’un, del tutto rasi, 123
fier li tuoi piè dal buon voler
sì vinti, che non pur non fatica sentiranno, ma fia diletto loro
esser sù pinti". 126 E la Guida risponde:
“Quando le ‘P’ che sono incise sul tuo volto saranno tutte cancellate,
come ora ne e` stata cancellata una, allora i tuoi piedi, vinti dalla
buona volonta`, non sentiranno fatica, ma gioia”.
Le sette ‘P’
dei peccati (= inciampi), sono ‘gli ostacoli’ delle ‘tendenze a peccare’
che l’Angelo ‘portiere’ ha inciso sulla fronte
di Dante (canto IX, vv. 112-114 ) e che vengono cancellate man mano che
la purificazione procede. Il tocco dell’ala dell’Angelo ha dunque questa
determinante funzione purificatrice: l’ala, l’organo del volo,
e` ‘il mezzo’ dell’aria (l’elemento proprio
della mente); riuscire a cancellare dalla fronte le ‘P’ dei peccati con
‘l’ala dell’Angelo’ significa estirpare i vizi alla radice, dal mentale,
dove tutti nascono. Ricordiamo che la nostra caduta e` avvenuta in
Geburah,
nel mentale razionale (Gn. 3, 1-7 v. in
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Testi sacri ‘Commento
alla Genesi).
Allor fec’io come color che vanno con cosa in capo non da lor saputa,
se non che ’ cenni altrui sospecciar fanno; 129
per che la mano
ad accertar s’aiuta, e cerca e truova e quello officio adempie che
non si può fornir per la veduta; 132
e con le dita de la destra
scempie trovai pur sei le lettere che ’ncise quel da le chiavi a
me sovra le tempie: 135
a che guardando, il mio duca sorrise.
Allora il Discepolo fa come quelli che
vanno con una cosa leggera in testa senza saperlo e se ne accorgono solo
dai cenni degli altri: se ne accertano con le mani, per trovare cio` che
non vedono; cosi` Dante trova con le dita della destra le sei lettere
‘P’ rimaste di quelle sette incise dall’Angelo: Virgilio, guardandolo,
sorride.
Viene fornita nei tre canti dedicati
alla ‘penitenza dell’orgoglioso’ la tecnica per ‘sbiancare’ dall’anima
la superbia: per prima cosa sopportare a testa bassa, umilmente, il peso
delle conseguenze che tale peccato comporta; poi
istruirsi su cio` che realmente e` la virtu`
della Modestia per ‘conoscerla’ e per poterla professare, meditando e
contemplando esempi straordinari di Umilta`; poi calpestare tutti gli
esempi di orgoglio per poterli definitivamente rifiutare in noi e nel
mentale collettivo, infine permettere al nostro Angelo interiore di
cancellarne dalla nostra mente anche la piu` evanescente memoria.
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