LUCA

 

Belgrado, luglio 2008

 

Era ormai da lungo tempo che lui, il viandante, camminava, non si può dire propriamente che vagasse, visto che aveva la sensazione - non si sa se istintiva o ormai radicata chissà da quanto tempo - di percorrere un qualche sentiero. Aveva, dopotutto, indumenti adatti per quel tipo di ambiente: oltre alla tunica, i panni avvoltolati addosso alla testa, busto, mani e piedi erano, sì semi-logori, ma ancora resistenti e buoni per proteggerlo da quel clima semi-desertico.

Non era solo su questa Terra, attorno a lui e sopra, fra gli altri, fidi ed inseparabili animali, come l’aquila, una capretta ed il cane lo accompagnavano.

Nel periodo che si descrive, rappresentativo di un secondo o di mezzo secolo, il paesaggio attorno a lui appariva come una distesa immensa dove non mancava mai il sole, con qualche irregolarità del terreno, lontane montagne all’orizzonte, poca vegetazione fatta di sparuti alberelli e cespugli bassi. I passi dell’uomo erano abbastanza silenziosi come anche il movimento degli animali, ed il suo bastone – alto fin sopra la sua spalla – era ora braccio ora gamba; forse ogni movimento, né troppo lento né troppo veloce, né troppo pesante né troppo leggero, più che all’esterno risuonava dentro di lui senza soluzione di continuità con una certa armonia. Non avendolo mai visto mangiare, si può pensare che si cibasse di questo continuo alternarsi di passi.

Procedendo verso un luogo a sé, diverso da resto del paesaggio ma non isolato da esso, fu praticamente notte, una chiara notte, illuminata dalla luna o dal sole, tanto chiara da fargli scorgere un albero non troppo grande e vicino un masso liscio e vegetato, ed una piccola pozza d’acqua che cominciò a parlargli mostrando un’immagine umana, ma che non poteva distinguersi per le righe che increspavano di continuo l’acqua. Quel poco di sembiante che riusciva a vedere ed il suono della voce gli erano molto familiari mano mano che proseguiva questo strano colloquio – sonoro da parte dell’immagine, mentale da parte di Lui.

Lui, felicemente curioso, timidamente sorrideva con tenerezza ...

Non si seppe mai quanto sostò in quel luogo, a chi appartenesse o chi addirittura fosse l’immagine che gli parlò, né cosa precisamente gli disse, ma quella voce divenne sua compagna discreta mentre avanzava, alleggerito di un carico e ricco di un bagaglio in più, verso quelle montagne che prima erano all’orizzonte ed ora si facevano sempre più vicine, verdi, sempre più verdi.

 

N.d.A.

1. Se vi capiterà di imbattervi o raggiungere il luogo descritto nel racconto, potrete intravedere od immaginarli, incisi sopra il masso liscio e vegetato, ciò che rimane leggibile di questi versi:

 

Oggi è nata una rosa

piccola, dolce e delicata

 

Dei miei pensieri, fresca rosa

petali non troppi, neanche pochi

 

Dei miei sogni, rosa dolce rosa

A lungo pensata, per sempre aspettata

 

Non so come guardarti, mia piccola rosa

Del cielo alto gioia invochi

 

Finalmente sei nata, nova rosa

Tristezza e Gioia dimenticata

 

Oggi sei nata, ed oggi è gia ieri

Ma domani, non sarai dimenticata.

 

2. Recenti ritrovamenti, come quello del 17 giugno 2008, accompagnati dalla moderna tecnologia digitale hanno permesso di ricostruire un’immagine tuttora oggetto di analisi e studio, qui in calce riprodotta.

Grazie. Luca

 

 

 

Bhagavad Gîtâ – Pretesa di elaborazione in versi sul XII Canto

 “Della Vita Luci e non ombre”

  

Mi pare, a volte, che,

Notte, esisti per ricordare il Giorno

La tua Luce, Giorno

non mi fa desiderare la Notte

 

Mi pare, a volte, che,

Fuoco, Tu non possa bruciare l’Acqua

E Acqua, dentro di Te,

Il Fuoco non spengo che è dentro di Me

 

Mi capita spesso, durante la Sosta,

Vedere La Strada dall’Albero Amico

E non capita spesso che, Amico,

Io ti scordi, durante il Cammino

 

Mi pare e mi capita, a volte, di pensare al mio Cuore

Capiti Cuore, ai miei pensieri scandire

E sì mi pare che il Cuore, si apra ad un caro Giardino

 

Fra Mari e Montagne è tutto un Giardino

Sole e Fiori, è tutto vicino

Non penso spesso al caro Giardino ...

 

E di non essere per ricordare mi pare,

Ma di ricordare per Essere e Amare

Che Emozione: di ... Vivere mi pare!

 

Mi pare che, Poesia, sei finita

Volteggia compiuta fra gli odor del Giardino

E a te che mi leggi: profuma di Vita!

 

Grazie  Luca



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