Zen che cos'è Abbiamo scelto, per chiarire a noi stessi la natura dello Zen, le indicazioni che su di esso dà il dott.. Daisetz Teitaro Suzuki (1870 - 1966) - un emerito professore di filosofia buddista, che ha insegnato nell'università Otani di Kyoto), per due ragioni: non solo perché è un profondo conoscitore del Buddismo Zen, ma anche perché ha conosciuto altrettanto bene il mondo occidentale, ed ha così potuto divulgare lo Zen in occidente nel miglior modo possibile. Dopo avere letto alcune delle sue opere divulgative, ci sentiamo di condividere pienamente quanto di lui dice Christmas Humphreys, già presidente della Società Buddista di Londra: "Quando Suzuki parla degli stadi più elevati della coscienza lo fa come un uomo che vi ha, per così dire, abitato" . Quindi, tutto quello che il dott. Suzuki ci dice a proposito dello Zen è frutto di profonda esperienza personale. Il suo modo di esporre è semplice e comprensibile. Tanto per cominciare, ci viene detto che "lo Zen è la saggezza che va in cerca della saggezza", definizione questa che cancella perentoriamente il nostro io, la nostra falsa individualità, e quindi ci esclude da ogni e possibile ricerca alla scoperta di cosa sia lo Zen: "cercare di comprendere lo Zen è uno sforzo inutile". Ma cos'è la Saggezza che cerca se stessa? E' la mente del Budda (Bodhi o Prajna) "la nostra più riposta divina saggezza", che cerca di mostrarsi a se stessa. Ma come può una verità (tale Saggezza) farsi strada tra la foresta dei nostri io? Sradicando queste male piante con una ruspa particolare: il caos creato apposta dai maestri zen: "Lo Zen è caotico", ci dice Suzuki, esso "non insegna nulla". E con ciò si è messa da parte la mente razionale nostra e quella di un qualunque pseudo maestro che vorrebbe insegnarci lo Zen: "siamo noi i nostri maestri". Tuttavia "lo Zen è una forma di Buddismo che ha rinunciato alla sua struttura altamente metafisica, allo scopo di diventare una disciplina pratica di vita". E questo è importante: la palestra in cui "esercitarsi" non è quella di questa o quella scuola, ma la nostra stessa vita quotidiana. "L'intuizione mistica della non-dualità" va colta nella vita di tutti i giorni. Ecco perché ci vien detto che "qualsiasi lettaratura sacra, per lo Zen, è un cumulo di sciocchezze". Ma non c'è in tale affermazione irriverenza o blasfemia: si vuole solo che la nostra sia una vera esperienza personale, senza che si debbano ripercorrere le orme degli antichi profeti o dei maestri. Ed ecco anche perché "tutti gli insegnamenti buddisti esposti nei sutra (aforisma che racchiudono condensato l'insegnamento di un dottrina) e nei Sastra (testi sacri) non sono per lo Zen che mera carta straccia utile soltanto a levare un po' di sporco dalla mente e niente più". Da quanto detto, appare chiaro come lo Zen non sia una religione e non abbia quindi dogmi. "Lo Zen aspira a porsi al di sopra della logica. Nello Zen Dio non è negato né postulato". "lo Zen è lo spirito dell'uomo"…"la sua disciplina consiste nel dischiudere l'occhio della mente, allo scopo di penetrare nell'autentica regione dell' essere", ecco perché "manca nello Zen un oggetto su cui fissare il pensiero": il finto soggetto (l'io) è stato messo da parte, smascherato, quindi niente soggetto, né oggetto: solo l'Essere. Nonostante questo esso non è nichilismo, perché l'essere, annulla sì l'individualità e quindi la dualità, ma senza falso soggetto non rimane un niente, ma uno "spazio"in cui tutto accade: esso "non ha lo scopo di realizzare il vuoto buddista (Sunyata): il vuoto deve essere attraversato". Non lasciamoci ingannare, però, da questi discorsi, perché "lo Zen non fa astrazioni: sente, percepisce". E qui ritorniamo all'esperienza personale, la sola che conti, perché "l'unica autorità accettata dallo Zen proviene da dentro": (Butta il secchio nell'acqua su cui navighi…, dice la storiella zen). Difatti, il Satori (l'illuminazione) "è un modo intuitivo di scrutare", ma è anche "una sorta di catastrofe mentale che ha luogo tutto in una volta in seguito ad una straordinaria densificazione di fatti intellettuali e dimostrativi…: l'intero edificio precipita, e un nuovo cielo si dischiude. L'acqua si è mutata in ghiaccio. E' una rinascita dal punto di vista religioso". "Lo scopo del Ko-an (documento pubblico) è quello di mettere fuori causa qualunque tendenza alla razionalizzazione.
Grazie, Natale Missale
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