Un Augurio, un regalo

 

Avessi tu, Antigone, visto
i tuoi propositi come in un sogno

 

Avresti visto te in questo sogno
sognando di addormentarti come un lume che si spegne

 

Li avresti visti, i tuoi propositi, come mille ombre
giocare in un giorno senza sole

 

Avresti visto le mille ombre giocare per giocare
come tanti uomini bambini

 

Avresti visto mille bambini accendere
mille fuochi in altrettanti tripodi

 

Avresti visto mille tripodi sgretolati e
i mille fuochi cercare invano mille, cento, dieci soli
[forse uno.

 

Potessi, Antigone, sognare mille volte
di svegliarti altrettante mille volte con
luce e mille colori che giocano a fare i colori

 

 

Vedresti i tuoi biondi e infiniti capelli
proteggere la tua bellissima armatura

 

Vedresti forse dieci, cento, mille soli
che giocano a fare i petali di una rosa.

 

Vorresti giocare ad immaginare
di che colore e` la rosa?

 

Luca

 

 

Commento alla poesia di Luca

Ieri Luca ha portato al gruppo questo elaborato e l’ha accompagnato con piu` o meno queste parole: <Ho scritto la poesia stamattina, in una mezz’ora, dopo aver riflettuto su Antigone per circa 3 settimane, a lungo indeciso tra il voler dire qualcosa sul tema proposto e il sentirmi trattenuto dal pudore timoroso di esternare il mio pensiero>.
Caro Luca, noi ti ringraziamo per la poesia che ci hai regalato e che, come espressione artistica, in un certo senso, e` anche piu` eloquente di un qualunque commento in prosa; di essa ci serviremo, come per il disegno di Maurizio a cui anche tu ti sei in parte ispirato, per ricavare qualche spunto di riflessione.
Cominciamo coll’esaminare il titolo e la firma: “Un augurio, un regalo” e “Luca”:  non sono scritti in corsivo come la poesia. Dunque il titolo e la firma sono uniti da qualcosa che li differenzia dal resto, come dire: titolo e firma fanno parte di un ‘mondo’, pratico, reale, di volonta` attiva, invece la poesia vive in un mondo  diverso, corsivo, = inclinato (a destra), volto al futuro. ‘Augurio’ deriva da augur = che preannunzia buone notizie; re-galo deriva da rex e significa dono al re;  Luca deriva da Lucius  = che fa luce. Lo studio della tragedia di Sofocle e in particolare del personaggio di Antigone viene visto come  ‘speranza di un dono  di Luce’.
E passiamo alla poesia, ed entriamo nel sua mondo inclinato. Qui non c’e` logica o razionalita`, qui c’e` solo sentimento, desiderio, colore, cioe` il mondo astrale, di sogno.

Avessi tu, Antigone, visto/ i tuoi propositi come in un sogno/ Avresti visto te in questo sogno/ sognando di addormentarti come un lume che si spegne: i primi due versi sottintendono il ‘se’ condizionale. L’autore si rivolge all’eroina della tragedia, ed in lei si specchia e si ri-conosce. Se i suoi propositi (= risoluzioni del fare) fossero stati visti come sogni, allora anche il lume che si spegne , cioe` la morte, sarebbe stata sognata come un ‘sonno’. Nel sogno non c’e` responsabilita`; nel sonno non c’e` colpa.
Li avresti visti, i tuoi propositi, come mille ombre/ giocare in un giorno senza sole/ Avresti visto le mille ombre giocare per giocare/ come tanti uomini bambini: i propositi, come quelli di Antigone, quelli che vanno contro la legge, vengono paragonati a mille ombre che giocano in un giorno senza sole come uomini bambini cioe` come i bambini (=, da bambaino =balbettare,  sciocchi), come coloro che ancora non conoscono la vita, che ancora non sanno, che debbono ancora crescere.
Avresti visto mille bambini accendere/ mille fuochi in altrettanti tripodi/ Avresti visto mille tripodi sgretolati  e / i mille fuochi cercare invano mille, cento, dieci soli / forse uno. Questi due versetti racchiudono la drammaticita` della tragedia e della poesia: gli uomini sono come bambini che giocano col fuoco, ma i contenitori del fuoco i mille tripodi spesso vanno in frantumi e i mille fuochi che dovevano cercare i mille soli,  (e in loro sciogliersi) anche se alla fine si accontentano di un solo ‘sole’, non riescono a trovarlo, lo cercano invano (= nel vuoto, inutilmente).
Potessi, Antigone, sognare mille volte / di svegliarti altrettante mille volte con / luce e mille colori che giocano a fare i colori:  anche la seconda parte della poesia riprende, sottinteso,  il ‘se’ condizionale, per ipotizzare le infinite potenzialita` dell’essere Antigone-Luca in cui non piu` le ombre giocano (falsamente) alla vita, ma luce  e colori, nella loro  Realta`: colori che giocano a fare i colori  allora….
Vedresti i tuoi biondi e infiniti capelli / proteggere la tua bellissima armatura: ecco che l’immagine dell’Antigone di Maurizio entra di prepotenza nella poesia di Luca che l’ha fatta sua, trasformando pero` il colore degli infiniti capelli: i capelli, simbologgiano la forza (v. commento a ‘Sansone’ www.teatrometafisico.it  sceneggiature bibliche) ma anche il centro Kether (= Corona) specialmente se sono infiniti e biondi  e allora possono benissimo proteggere la bellissima armatura cioe` quella ‘cosa’ che avrebbe dovuto proteggere e non l’ha fatto (l’armatura di Polinice, avrebbe dovuto proteggere Polinice che l’indossava e, per estensione, la sorella).

Vedresti forse dieci, cento, mille soli / che giocano a fare i petali di una rosa: In una realta` di infiniti capelli biondi e di ‘armature protette’ c’e` di nuovo la possibilita` (per il fuoco del tripode non sgretolato) di raggiungere il sole, simboleggiato dalla rosa che e` poi la stessa Antigone.
Vorresti giocare ad immaginare / di che colore e` la rosa? La frase finale, la piu` poetica e` anche la piu` costruttiva. La rosa e` il simbolo del centro del cuore, Tiphereth. Per immaginare il suo colore di Luce e` necessario prima augurarsi di conoscerla e  poi accettarla come un regalo del Divino.

Grazie. Franca Vascellari.



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