6 Personaggi in cerca
d'autore
(interpretazione di
Natale Missale)
In un teatro
di prosa, alcuni attori diretti da un capocomico stanno provando una
commedia. Improvvisamente si presentano i sei personaggi (Padre, madre,
figliastra, figlio, giovinetto e bambina).
Il Padre spiega subito al direttore-capocomico che loro sono personaggi
in carne ed ossa, ed essendo portatori di un dramma sono in cerca di un
autore che voglia rappresentarlo.
La vicenda da rappresentare è semplice: Padre e Madre hanno avuto un
figlio.
Un giorno il padre s'accorge che la moglie, di carattere affine a quello
del suo segretario, potrebbe formare una nuova famiglia con lui e la
spinge a farlo.
La donna avrà ancora tre figli. Passano glia anni e muore il segretario.
Un giorno nella sartoria di madama Pace (una casa di appuntamento) il
Padre incontra la figliastra. Prima che possano avere un rapporto
sopraggiunge la Madre.
Il Padre, sopraffatto dalla vergogna e dalla pietà per quelle donne,
decide di riprendere con sé la nuova famiglia.
La situazione non è accettata da nessuno, e la madre sembra essere un
capro espiatorio del dolore e della sofferenza di tutti i familiari.
Il dramma scoppia improvviso: la bambina muore annegata nella vasca del
giardino; il giovinetto si uccide con un colpo di pistola; la madre
'annega' nel dolore; alla figliastra sono rimaste solo risate
d'isterismo misto a dolore; il figlio rimane con la sua insofferenza del
prossimo; ed il padre, al capocomico che spiega alla compagnia che è
solo finzione, grida con voce rotta dal peso di un ineluttabile dramma
doloroso: " Ma che finzione! Realtà, realtà, signori! Realta!" .
Quindi, i quattro superstiti personaggi, portando via i corpi senza vita
della bambina e del giovinetto, spariscono dietro il fondalino, per poi
ricomparire come ombre fumose.
Commento
Nel teatro
della vita non si fa che recitare. Ogni individuo, ogni gruppo, ogni
popolo, l'intera umanità, tutti sembrano impegnati a rappresentare
ciascuno un proprio ruolo bel definito, ben pre-fissato in quella
sceneggiatura aperta che è la storia stessa di questo piccolo e
insignificante palcoscenico sperduto nello sconfinato spazio che è la
nostra terra.
Le tavole sono vecchie, i fogli delle passate stagioni sono ingialliti,
le quinte sono scolorite, il sipario è strappato qui e là, i vetri dei
riflettori bruciati, ma nonostante tutto, il 'suggeritore' è sempre
giovane e la compagnia si perpetua.
Quando un' onda si alza nel vasto oceano, nella sconfinata distesa delle
acque accade un fatto del tutto trascurabile: un insignificante gioco d'
acqua sembra dare individualità ad un' onda che mai s'è staccata
dall'elemento di cui è parte.
Eppure, nel luogo dell'onda accade un fatto sconcertante, paradossale:
la cresta crede, per tutto il tempo della sua increspatura, di essere
altro, di essere sé, di avere una propria individualità.
Ma puntuale arriva il tempo della fine, e nel momento in cui viene
inghiottita dall'immensa impersonalita oceanica, quell'apparente
individualità che credeva d'essere immortale e onnipotente, si rende
conto di 'essere'… 'nulla'!
Morire in vita, significa essere riusciti a smascherare la propria
inconsistenza quali ego. Quando qualcuno vi riesce, quegli è un
liberato, uno che sa di essere in-Dio, uno che ha capito di essere un
enorme palcoscenico, sulle cui tavole sono saliti, salgono e saliranno
tutti coloro che credendosi onde, nascono come personaggi. " … si nasce
alla vita in tanti modi, in tante forme: alberi o sasso, acqua o
farfalla…o donna.
E…si nasce anche personaggi" , dice il padre al capocomico.
Se personaggio deriva da persona che vuol dire anche maschera, chi nasce
quindi così, è un uomo finto, un burattino, un pupazzo; uno che quando
si guarda allo specchio non riesce a vedere la propria vera identità. Ma
attenzione a non cadere nell'inganno celato nelle parole del padre: una
persona normale può all'improvviso diventare personaggio.
Noi siamo normali quando sul palcoscenico della vita-in-comune viviamo
la nostra 'parte' guidati dal buon senso, da una volontà manovrata dal
bene, da una coscienza desta.
Quindi, si può morire in vita per diventare 'nulla', e si può, in vita,
'nascere' personaggi. Adesso osserviamo la cosa da un' altra
prospettiva.
Dal punto di vistra strettamente mentale, possiamo vedere nei personaggi
di Pirandello delle forme pensiero, delle 'entità' scolpite
dall'immaginazione dell'autore sotto l'impulso di forti passioni o
sentimenti, e da una volontà ferma.
Quando una persona ha un'immaginazione molto sviluppata può davvero
dipingere o scolpire forme con la sostanza mentale, e più nutre con
energia psichica tali 'personaggi', più essi diventano
'autonomi' e desiderosi di vivere la ' loro vita'.
E' come se questi fantocci avessero una carica a molla simile a quella
dei giocattoli semoventi: una volta caricati " devono" muoversi. Quante
volte abbiamo nutrito una rabbia fino ad esplodere, ad agire
privi di ogni volontà?
Quante volte, un forte desiderio alimentato per giorni, ci ha spinto ad
agire contro ogni buon senso? E' come se l'individuo avesse deciso di
recitare una parte, e poi si fosse lasciato prendere totalmente dal
personaggio.
Tutto questo si chiama 'assenza': non si è più presenti a se stessi, ed
ogni volta che succede, si è, come suole dirsi, sulla coda della tigre.
Pirandello, concedendo ai suoi personaggi di salire su un palcoscenico,
ha esorcizzato forti passioni, ha aperto una valvola alla caffettiera,
ha impedito contraccolpi sicuri alla sua mente.
L'arte è una valvola di sfogo incredibile, perché permette di lasciar
vivere in forma non violenta forti passioni e sentimenti; permette ai
personaggi che popolano la mente di ognuno di noi, di
'vivere' il loro dramma doloroso, di rappresentare la loro commedia, di
vestirsi di carne.
Se ogni essere umano riuscisse a rendersi conto di essere, nella forma
fisica in cui è nato, un personaggio della propria mente egoica, un
fantoccio creato da pensieri e sentimenti 'passati'…; se ogni uomo
capisse di essere un aggregato di pensieri e sentimenti, vivrebbe la sua
vita con distacco, allo stesso modo in cui un attore, interpretando la
sua parte, non scorda mai completamente di essere padrone del
personaggio.
Il futuro del mondo manifestazionale altro non è che frutto dei nostri
pensieri: la mente è creativa.
" Siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra
mente.
Ogni parola o azione che nasce da un pensiero torbido è seguita dalla
sofferenza, come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue…
Ogni parola o azione che nasce da un pensiero limpido è seguita dalla
gioia, come la tua ombra ti segue inseparabile…
La consapevolezza conduce alla vita eterna, l'inconsapevolezza alla
morte" (Dhammapada - Budda).
Grazie N.M. |