BILLY ELLIOT
(Interpretazione di Natale)

Un film quasi perfetto

Letto come metafora, questo film è il percorso che un'arte fa per "prendere possesso" di un uomo e incarnarsi attraverso un atto dello spirito. Ma l'arte in questione è la Danza. Non è pittura: con pennelli, colori, Natura, tavolozza e tela, il pittore crea un quadro che è altro da sé; non è scultura, architettura, poesia, ecc.: laddove l'artista dà vita ad un'opera che è altro da sé. Nella danza, anziché - come asserisce Vittorio Sgarbi nel suo dell'Anima - "trasferire" l'anima nella sua opera, l'artista deve renderla manifesta nel suo corpo. Non solo: come accade per la musica, il prodotto della danza non è unico, ma dipende dall'interpretazione del danzatore. Ora, quando un musicista consegna al resto del mondo la sua musica, in effetti fa dono di una lontana approssimazione della sua musica, perché quanto è riuscito a tradurre in note può essere solo un vago surrogato di quanto egli ha sentito. Tuttavia, visitare un museo e sostare per ore davanti ad un quadro di de Chìrico è molto simile all'ascolto di un concerto per piano e orchestra di Mozart in un auditorium, oppure sostare, intontiti dalla potenza dell'opera, davanti al Mosé di Michelangelo in San Pietro in Vincoli. L'opera d'arte ha uno svolgimento spazio-temporale, consistente nei modi e tempi della "cattura dell'anima" dell'osservatore-ascoltatore-ecc., che alla fine è "costretta a vibrare" all'unisono con quella dell'artista. A questo punto potrebbe essere legittima la domanda: che fine fa la danza eseguita dal danzatore? Sì, grazie alla tecnica è possibile registrarla su un dischetto e rivederla, così come accade per la musica, che indiscata può essere riascoltata quando si vuole. Ma non crediamo che un disco possa contenere le emozioni uniche e inconcepibili del danzatore che come un derviscio sfiora l'estasi. L'opera d'arte in questione va vissuta al momento, e questo vale per un quadro, una statua, un ascolto di musica, ecc. - essa va "vissuta" nel luogo deputato (musei, teatri ecc.). Essendo prodotto dello spirito, l'opera d'arte ha bisogno di una "chiesa" Quindi, rispondiamo alla domanda: la danza viene assorbita dalla Musica danzata, dal danzatore, dal pubblico spettatore, dalle tavole del palcoscenico del teatro, e crea, grazie a queste "trasfusioni", una sorta di mitologia di quel particolare balletto. Considerare Il lago dei cigni di Cajkovskij una semplice partitura da leggere ed eseguire, una musica da balletto scritta e arricchita da coreografie ben disegnate, è molto riduttivo. Essa è la somma di tutte le esecuzioni in cui ha preso vita, arricchita dallo spirito di tutte le persone che hanno partecipato all'allestimento e alla visione di esse. Il "Lago dei cigni" diventa, come si diceva, un mito.
Torniamo ora alla nostra metafora, per osservare i percorsi dell'arte della Danza. Innanzi tutto essa nasce a Durham Coalfield, una piccola cittadina nel Nord-Est dell'Inghilterra. Le arti sono tutte figlie dell'Oriente, del luogo di nascita della luce. Mentre il Nord ci ricorda che esse sono la stella polare dell'uomo: la storia dell'arte è la storia dell'uomo; nel corso dei secoli, ogni arte ha indicato la rotta agli spiriti eletti dell'umanità, che a loro volta l'hanno comunicata alle masse. La quasi totalità degli uomini di questa cittadina lavora in una miniera di carbone. Ovviamente la miniera sta a significare che l'arte richiede da parte dell'artista uno scavo interiore, e dal canto suo il carbone ci vuole indicare che la "materia" estratta è un conbustibile capace di generare calore, fuoco, luce, ma i cui vapori posssono anche intossicare. Quando, però, diciamo "artista" ci riferiamo sì ad un solo individuo, ma dal momento che tutta la comunità di Durham Coalfield fa da sfondo alla storia di Billy Elliot, va tenuto presente un fatto importantissimo: l'artista è una "produzione sociale". Come se egli venisse inconsciamente scelto dalla comunità, per fungere da antenna atta a catturare il Bello. I minatori sono in sciopero, in miniera non si scava. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che tutta la comunità, affinché il "bello" si manifesti, deve attraversare le paludi della sofferenza, della lotta, deve spartire le sue forze fra lotta e meditazione su un solo punto: Billy: Tutta la storia deve necessariamente convergere verso l'artista. Ma questo triste sfondo di lotte sindacali violente è, nonostante sia ricco d'azione, votato ad un immobilismo tipico dello stagno da cui dovrà spuntare uno splendido loto dai petali rosati. Difatti la cittadina è paralizzata perché non si lavora, ma nello stesso tempo vi è un fermento che ricorda tanto le fluttuazioni quantistiche del mondo microscopico. Mentre l'arte cova sotto le ceneri della spenta comunità come una discreta brace dentro uno scaldino, Billy, il miglior "pezzo di carbone di quella piccola società,viene acceso dall'attenzione dei suoi concittadini: comincia a fare scintille: danza caoticamente. Che l'arte non sia così inoffensiva come potrebbe sembrare quando la si prende poco sul serio (Lou Salomé), lo testimonia il suo momento d'esplosione: appena Billy comincia a danzare, il mondo attorno a lui si trasforma. Il piccolo Elliot è spinto da una "coazione a produrre" (Lou Salomé): deve produrre danza, ma d'altro canto deve opporre resistenza all'imposizione dell'Angelo della danza, perché sente come la sua esplosione danzante sia pericolosa. E qui riportiamo per intero un brano della Lou Salomé, tratto da "Il mio ringraziamento a Freud" - ed. Bollati Boringhieri, pag. 92: "Un'opera d'arte se ne sta silenziosa in un mondo di pace e di speranze, ma è molto sottile il velo trasparente che cela le sue estreme possibilità e il pericolo terribile che si nasconde dietro a ciò che noi, tanto amabilmente interessati, chiamiamo estetica". Billy ha scoperto - come Rilke, un grande poeta amico di Lou Salomé - "che il Bello non è che il tremendo al suo inizio, noi lo possiamo reggere ancora, lo ammiriamo anche tanto, perch'esso calmo, sdegna distruggerci" (Id.). Il ragazzo sa che ha messo i piedi su un campo minato, ma che grazie alla leggerezza del suo spirito, le mine non potranno esplodere: il tremendo, il Bello ama venire al mondo, senza annientare. Tutta la comunità, oltre che sullo sciopero è focalizzata anche su Billy Elliot che comincia a vivere danzando: il bello, ancora informe, scorazza per le vie della cittadina macchiate del sangue degli scontri fra minatori e polizia. L'angelo della danza ha catturato Billy, grazie ad un emissario: l'insegnante di danza della cittadina, la signora Wilkinson, la quale avendolo visto ballare, ne ha intuito le potenzialità, ma siccome sa che senza tecnica non si va da nessuna parte, pensa di dargli le basi per poterlo poi indirizzare al Royal Ballet School di Londra. Il Bello comincia a prendere forma, ed allora il Brutto gli si rivolta contro: nel momento in cui il rivoluzionario irrompe in tutta la sua abbagliante bellezza di rinnovamento, il bigottismo gli si rivolta contro. L'arte deve fare i conti con i tradizionalisti. La sua famiglia si ribella, perché aveva già avviato Billy al pugilato, ma quando l'artista diviene preda dell'angelo della danza, indirizza ogni grammo della sua energia verso la Bellezza, escludendo ogni forza bruta. Non c'è che un solo modo, per sconfiggere i "nemici": danzare.
"Nella natura come nell'arte ciò che accade, accade in vista di un fine" (G. Vattimo - Ermeneutica, vol. 1 - ed. Meltemi, pag. 44): qual'è questo fine? L'opera d'arte, - ci dice lo stesso citato filosofo - come la Natura, è un cosmo, un ordine, "una struttura organizzata nell'incontro di un principio unitario con una molteplicità da ordinare". Ora, trasferendo tutto questo discorso alla nostra metafora, appare chiaro come, grazie alla danza, all'arte di Billy, al disordine imperante, in quella semplice e bella cittadina inglese, succeda l'ordine: dal caos al cosmo. La sincronicità dei due eventi ci conferma quanto ipotizzato da Aristotele-Vattimo: dove regna l'arte, si impone l'ordine. Ma ad una condizione: l'arte deve essere vera. Quella di Billy Elliot lo è: lo testimonia la sua affermazione come ballerino. La sua accennata danza finale (consistente in un unico salto visto dal "basso", cioè dal popolo che lo ha prodotto, rappresentato da padre, fratello, amico) è il "prodotto finito", il capolavoro, l'opera d'arte offerta alla sua comunità. E' l'esplosione della Verità e della Vita. L'anima di Billy Elliot si è finalmente manifestata nel suo volare danzante.
Roma, 30/7/2010, Natale Missale.

 
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