Così è (se vi pare)
(riflessioni di Maurizio)
 

1.      I signori Sirelli, i loro amici, il signor Prefetto, il Consigliere Agazzi eccetera, rappresentano tutti insieme l’opinione comune, la conoscenza condizionata, schematica, superficiale, collettiva. L’apparenza è considerata Verità Assoluta. Le categorie dello spazio-tempo sono sentite come fisse e immutabili. L’universo è euclideo, la filosofia e la religione sono buonsenso ipocrita e rivelazione dogmatica, conclusa in eterno.

2.      Il signor Lamberto Laudisi è uno psicagogo, un iniziatore. Egli cerca di smantellare le categorie delle certezze collettive, suggerendo la consapevolezza della relatività di ogni punto di vista, come anche la rispettabilità e ‘verità’ delle differenze individuali. In lui si incarna tutto il lavorìo del pensiero di fine ‘800 e del primo ‘900, che rivoluziona un certo tipo di conoscenza del mondo: la relatività di Einstein e il principio d’indeterminazione di Heisenberg nella scienza fisico-matematica, i vari futurismi e cubismi nell’arte, i lavori sulla psiche e l’inconscio di Freud e altri. Attraverso la presa di coscienza di ciò che Laudisi suggerisce, risvegliando un salvifico dubbio sulle certezze conclamate e ritenute assolute, passa  l’inizio di ogni cammino interiore.

3.      ‘Lamberto’ è un nome di origine germanica in cui la prima parte, da land, vuol dire ‘terra’ e la seconda, berto (precht, pert), significa ‘splendente’, ‘nobile’, ‘glorioso’. ‘Terra splendente’, dunque. ‘Laudisi’ è da laude, ‘lode’, anche ‘preghiera’. Viene in mente la ‘Pura Terra’ del buddhismo, che rappresenta la mente purificata e luminosa del Buddha, la ‘Terra del Risvegliato’. Nel buddhismo, in realtà, la Pura Terra non è un posto lontano, ma è proprio qui, dove siamo in questo momento, è la nostra stessa vita. Basta scoprirla, liberandosi dai condizionanti meccanismi dell’illusione.

4.      La signora Frola è una visione della Verità più profonda di quella dell’opinione collettiva. ‘Frola’ suggerisce ‘Flora’, la divinità della natura, dei fiori, della vegetazione, padrona dei sottili segreti della crescita e dell’armonia. Come livello di consapevolezza non si basa sulla presa di coscienza ‘sensoriale’, quanto su una percezione di tipo sentimentale: ella conosce una Verità figlia del suo tipo di visione, cui si sente profondamente unita, ma irraggiungibile, visibile solo di lontano. Può comunicare con essa solo di sfuggita: un ‘panierino’ dall’alto e qualche messaggio scritto. Flora è una divinità invecchiata, appartiene ad un’altra epoca, ad un’altra visione del mondo, più semplice e ingenua, che non vuole capire ma credere: ora è inadeguata, forse impazzita.

5.      Il signor Ponza, come suggerisce il nome, rappresenta il pensiero. Nella sua vita c’è stato un ‘terremoto’, ha perso tutto. La realtà delle cose percepita dal sentimento è ormai superata, è morta. Arriva sempre un momento in cui la mente rimane confusa, disorientata, in cui si avvicina alla follia. La percezione della Verità della mente ‘moderna’ è cangiante, relativa: è la visione del primo ‘900. Il pensiero crede, comunque, di poter sposare la Verità, di farne una ‘signora Ponza’, una seconda ‘moglie’ rispetto a quella dei tempi passati. La chiude, la protegge, la separa dal ‘sentimento’ stesso, cerca di renderla inavvicinabile, imparziale, asettica come per un esperimento scientifico, cercando di eliminarne le variabili indipendenti. La Verità non è comprensibile né dall’opinione collettiva né dal sentimento, ma anche il pensiero, pur ritenendo di possederla, probabilmente non la conosce.

6.      La ‘signora Ponza’, Iside velata, Verità occulta, è inarrivabile nella sua essenza. Essa ‘così è se vi pare’, cioè si presenta in vario modo secondo l’apparenza dei mondi della percezione. Tuttavia il suo essere velata lascia avvertire la presenza di qualcosa oltre il velo, un Mistero su cui non si può dire nulla. In un altro senso, di per sé, in maniera ipostatica e lontana dalla percezione di ogni essere vivente, lontana, essa non esiste. Essa è tutto per tutti e, dunque, è infinita compassione.

7.      Dov’è dunque la follia, il dramma? Nel tribunale e nell’inquisizione collettiva? Nel sentimento, oppure nel pensiero? Forse nell’aspetto multiforme e cangiante della Realtà, in quel suo essere costantemente velata eppure disponibile ad ogni livello d’interpretazione e di esperienza? La risposta è ancora da approfondire, forse da indagare in ulteriori ‘pirandelliani’ lavori. Per ora, qui, sembra che a Pirandello basti mettere in dubbio le nostre certezze…

 



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