IL GOBBO DI NOTRE
DAME
(The Hunchback
of Notre Dame)
(Interpretazione cabalistica di Franca Vascellari)
Abbiamo trovato un commento
veramente interessante e lo consigliamo:
http://www.intermed.it/shuttle/box1004/gobbo.html
Per la sintesi del film di
Disney rimandiamo al sito:
file:
http://utenti.lycos.it/Disneyano/gobbo.htm
In questa sintesi viene detto
che all’origine della storia vi e’ il romanzo “Notre Dame de Paris” di
Victor Hugo (1802-1885) ma non viene specificato che il finale del film
e’ completamente diverso da quello del romanzo, dove il drammatico
epilogo fa “tabula rasa” dei personaggi: la zingara Esmeralda viene
giustiziata, Frollo, il persecutore, viene ucciso dal gobbo Quasimodo,
questi si uccide sul corpo dell’amata e infine, dice l’autore, anche
Febo fa una tragica fine: si sposa (sic). Per nostra fortuna la
Disney (il film e’ datato 1996) ha voluto darci una storia ottimista: fa
sposare i due innamorati, Esmeralda e Febo, fa integrare nella Parigi
del tempo il Gobbo e fa morire per volere di Dio e non per mano di
Quasimodo, il cattivo Frollo, secondo la Giustizia da lui stesso
invocata. Se dovessimo interpretare il romanzo di V. Hugo dal ns/ punto
di vista interiorizzato, potremmo solo considerare tutta la vicenda
come una operazione alchemica mal riuscita sotto ogni aspetto: un
tentativo di “opera al nero” disastroso e terminato con la completa
distruzione degli elementi di base o principi fondamentali; un “Visita
interiora terrae” che lascia l’autore, lo stesso Hugo, al punto di
partenza; difatti molti degli stessi temi (l’ingiustizia della legge
intesa come crudelta’ sadica; la poverta’ e la diversita’ considerate
come colpa , la cattiveria e l’egoismo portati all’ esasperazione),
verranno poi da lui ripresi nel romanzo della maturita’, ne “I
Miserabili” e li’ troveranno un epilogo meno pessimistico e decisamente
piu’ sereno.
Ma torniamo al film e ai suoi personaggi: iniziamo col prendere in
considerazione il narratore: lo zingaro Clopin (= zoppo) narra una
storia di “burattini” gitani che cercano di entrare in citta’ (la Parigi
del ‘400) contravvenendo alla legge che glielo proibisce; il ministro
di giustizia Claudio (= zoppo) Frollo (= in decomposizione) salva di
loro un piccolo essere deforme a cui da’ nome Quasimodo (=
quasi-a-misura = non finito, incompleto) e, cresciutolo in schiavitu’,
ne fa il campanaro di Notre Dame. Ci troviamo di fronte ad un albero
cabalistico capovolto in cui Parigi, la citta’, il Malkuth, ha in se’
rappresentata l’idea del Tempio, (= “Notre Dame”= la Grande Madre, Binah
con Gesu’, il Figlio, Daath) ma solo come possibilita’ di sviluppo
futuro in quanto al momento e’ ancora tutto albero nero; e’ informe e
deforme, zoppo, crudele ed errato, guercio e sordo, dal narratore Clopin
(Yesod nero) ai personaggi di Frollo (Astrale, Yetzirah e mentale, Briah
neri) e di Quasimodo, Assiah nero che solo ha in embrione il primo
germoglio dell’Albero bianco. A scatenare il mutamento o rivoluzione
giunge la “Festa dei Folli”: solo la Follia, quella “santa” puo’ dare
inizio al processo alchemico o di individuazione. I tre Gorgoyles ( i
tre mostri di pietra, tre qualita’ di Quasimodo (la pietra): Victor (=
vincitore, ), Hugo (= pensiero) e Laverne (= le verne = l’albero)
rappresentano la sua volonta’ di conoscere l’Albero, e lo spronano ad
affrontare la realta’ del bene e del male, a uscire dall’idea
protettiva ma imprigionante del tempio per realizzare “il Vero Tempio”
essi lo spingono a scontrarsi con la sua Ombra per liberarsi dalla
schiavitu’ del padrone ormai “frollo”, l’ego-ista, crudele e lussurioso
che crede di essere il signore della citta’ ma che invece manca
completamente di Luce e di Amore. Nella storia disneyana Quasimodo
conosce Esmeralda (= speranza, lucente, cristallina) la Luna, Yesod
dell’Albero bianco, quando il popolo di Parigi (Malkuth) lo mette alla
gogna per la sua reale bruttezza che credeva maschera, cioe’ quando egli
prende coscienza delle sue imperfezioni. Quasimodo, l’incompiuto, si
innamora subito della Luce perche’ lei sola, tra tutti, vede oltre la
cruda realta’: infatti essa e’ la Speranza. Tutti debbono essere amati
cosi’ come sono, con tutti i loro difetti, per l’Essenza Infinita che
ospitano, ma se la Luce della Speranza non e’ ancora sostenuta dalla
Carita’ ( dall’Amore solare di Febo, Tiphereth bianco) allora nulla e’
ancora definitivamente conquistato. Esmeralda, aiutata da Febo, si
rifugia, per sfuggire a Frollo, nel tempio materiale, nella chiesa di
“Notre Dame”, ma e’ oppressa dalle “guardie” del ministro della
(in)-“giustizia”, dai suoi pensieri negativi e ossessivamente
concupiscenti di quella energia pura e luminosa che essa rappresenta. In
un primo momento Quasimodo riesce a liberarla, ma solo temporaneamente;
essa e’ in pericolo continuo perche Frollo, l’astro-mentale nero, la
perseguita e incendia tutto quello si frappone tra lui e l’oggetto dei
suoi desideri, cioe’ distrugge tutto quello che incontra sul suo
cammino, affrettando pero’ cosi’ il momento della resa dei conti.
Solo quando Quasimodo ha superato la gelosia (ha rinunciato ad avere
Esmeralda per se’, perche’ ha capito che non gli e’ destinata) e Febo si
e’ messo a servizio della Luce e ha ripudiato l’Ombra (Frollo), e i due
lavorano insieme disinteressatamente per andare a cercare Esmeralda, la
Luce Yesod che si e’ nascosta nelle fogne della citta’, vale a dire
nella “Corte dei Miracoli”, e l’hanno trovata, (siamo finalmente
all’attuazione del “Visita interiora terrae”)solo allora si scatena la
lotta finale del Bene contro il male. In un primo momento Frollo sembra
avere la meglio, avendo ancora il potere della forza pubblica: fa
incatenare Quasimodo, imprigionare Febo e sta per bruciare sul rogo
Esmeralda: ma sono gli ultimi guizzi del Dragone che sta per essere
sconfitto e vorrebbe disperatamente schiacciare la Terra e spegnere Sole
e Luna gia’ sorti. Con un ultimo titanico sforzo Quasimodo si libera
dalle catene e salva La Luce, poi avviene lo scontro finale tra Lui e
Frollo: la Giustizia Divina si compie: il male precipita nel vuoto e si
autodistrugge. Sole e Luna si uniscono nelle Nozze Mistiche e Quasimodo,
la Terra su cui si innalza l’Albero, si confonde col popolo della citta’
che ora egli ama e da cui e’ amato: sul tempio di pietra assianico e’
stato eretto il Tempio della vera Liberazione.
Grazie. F. V.
ALBERO CABALISTICO
|