Non Ti Pago - di
Eduardo de Filippo
(interpretazione di
Natale Missale)
…"E se l'automobile esistesse
solo come metafora della creazione? Ma non bisogna limitarsi
all'esterno, o all'illusione del cruscotto, bisogna saper vedere ciò che
vede l'Artefice, quello che sta sotto. Ciò che è sotto è come ciò che è
sopra. E' l'albero delle sefirot.
"Non me lo dica."
"Non sono io che dico. Esso
si dice. Anzitutto l'albero motore è un Albero, come dice la parola
stessa. Ebbene, si calcoli il motore di testa, due ruote anteriori, la
frizione, il cambio, due giunti, il differenziale e le due ruote
posteriori. Dieci articolazioni, come le sefirot…" ( Umberto Eco - Il
pendolo di Foucault - Bompiani, pag. 399).
Aldilà dell'indagine storica, della satira, della chiara presa in giro
del mondo dei cosiddetti occultisti, quest'opera trasuda divertimento.
Eco, a scriverla, deve essersi divertito. A volte sembra che essa sia
nata attorno ad un tavolo di trattoria, mentre l'autore e due tre suoi
amici burloni come lui consumavano un piatto di trippa accompagnato da
buon vino. Cosa c'entra tutto questo con "Non ti pago"? Ebbene, le
stesse risate che Umberto Eco si è fatte prendendo in giro i Rosa-Croce,
i massoni, o i cabalisti, a nostro parere se l'è fatte Eduardo de
Filippo prendendo in giro quell'immenso e inesauribile teatro che è la
napoletanità.
Detto questo, possiamo, o chiederci come Eco: e se "Non ti pago" fosse
metafora della ricerca? E da qui partire per divertenti "smorfie" di
ogni scena della divertente commedia, per ricavarne "numeri" da
"giocare", sciogliere in uno strano cabalistico commento. Oppure cercare
di capire quel puro gioco che ha nome "Don Ferdinando Quagliolo". Noi ci
buttiamo a capofitto sul Quagliolo, concedendoci di tanto in tanto
qualche puntatina sul glifo cabalistico. Ora, poiché parlare di don
Ferdinando vuol dire parlare di Napoli, diciamo subito che tale città è
un teatro a cielo aperto. Essa è il palcoscenico più grande del mondo,
dove in diretta e per 24 ore al giorno si recita la vita. Se l'albero
sefirotico rappresenta l'individuo coi suoi quattro livelli di
coscienza (fisico, astrale, mentale, spirituale), quello di un
napoletano dovrebbe subire delle leggere modifiche. Se a Milano o a
Bologna le gerarchie prevedono che lo spirito comandi alla mente che a
sua volta domina sui sentimenti che precedono il fisico, a Napoli le
cose stanno diversamente: Spirito e sentimento stanno insieme in alto,
ed alle loro dipendenze stanno mente e fisico accorpati. D'altronde, se
non fosse così, Napoli non sarebbe quel grandioso palcoscenico a cielo
aperto che é. Ma volendo andare oltre, possiamo azzardare l'idea che
questi due insiemi di stadi di coscienza (spirito-sentimento e mente
corpo), nel napoletano possono essere ridotti alla perfetta unità:
Quagliolo Ferdinando è una geniale massa amorfa che racchiude in sé una
shakerata dei quattro stati di coscienza. E' davvero incredibile come
l'invidia di don Ferdinando comandi alla mente e al corpo così bene. Il
ragionamento illogico con cui egli cerca di giustificare l'indebita
appropriazione della giocata vincente (una quaterna) e l'assurdo "non ti
pago" (Ferdinando è titolare della ricevitoria del lotto in cui sono
stati giocati i quattro numeri), diventa comprensibile solo se ci si
ricorda della differenza dell'albero cabalistico vigente a Napoli: se
prima viene l'invidia, tutto trova giustificazione, ed ogni ragionamento
illogico, diventa tremendamente logico e serio. Perché Mario Bertolini,
un suo impiegato e fidanzato della figlia, ogni settimana azzecca una
vincita, e lui, Ferdinando Quagliolo, che sale persino sui tetti in
compagnia del suo inseparabile amico Aglietiello per trarre auspici
dalle nuvole in movimento, non vince mai? L'invidia qui assume i
contorni di vera "ricerca"(!): perché quello sì, e lui no? Lui che gioca
tantissime giocate e che quasi è uno studioso del lotto? A Napoli tutto
questo non è giusto, è inconcepibile, e l'unico rimedio cui Ferdinando
Quagliolo può mettere mano una volta che ha scoperto la grave
ingiustizia è: non ti pago! e sequestro della giocata.
Tanto più che stavolta il Bertolini ha ricevuto i numeri in sogno dal
padre di Ferdinado. E' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
E proprio qui possiamo osservare la particolarità dell'albero
cabalistico napoletano: mondo di veglia e mondo di sogno stanno insieme,
si confondono. Quagliolo tiene duro per un po', ma alla fine deve cedere
alle insistenze di tutti: dà la giocata a Bertolini ma scaglia una
maledizione alla persona del vincitore: la sua invidia può trovare pace
solo con l'eliminazione fisica del "rivale", fortunato al gioco, o con
la sua sofferenza…Alla fine però trionferà Napoli…: Ferdinando Quagliolo
ha ragione…
Grazie Nat. |