IL RE LEONE
Dal punto di vista del racconto, il ‘Re Leone’ è una favola interamente costruita a tavolino, progettata per servire agli scopi della realizzazione cinematografica in forma di disegni animati. Ripete in maniera stereotipa tutti i motivi tipici della produzione Disney: l’intreccio della trama, i colpi di scena, i personaggi, le loro interazioni, l’epilogo e quant’altro, rientra tutto nel ‘già visto’. Nonostante ciò – o forse proprio per questo, cioè perché utilizza schemi collaudati – riesce a rappresentare un insieme valido, per certi aspetti godibile e comunque (cosa che maggiormente ci interessa) dotato di senso, di significato. Differentemente da altre favole, anche fra quelle utilizzate dalla Disney, il tema principale non sembra essere quello della ‘conjunctio oppositorum’, della riscoperta dell’Anima, del cammino verso il Sé, dell’Illuminazione. Pur essendo il ‘leone’, dal punto di vista del simbolismo, associato anche a personaggi – come il Buddha – che rappresentano la realizzazione suprema dello spirito, la sua specifica funzione è quella di essere il ‘sovrano’, il ‘sole’ inteso quale centro del mondo manifestato e dispensatore della vita sulla terra. Per dirla con Guenon, l’allusione sarebbe alla ‘tradizione regale’ piuttosto che a quella ‘sacerdotale’. In questa accezione, allora, potremmo dire che il ‘leone’ è una metafora dell’’io’: l’io forte e ben strutturato della psicologia, centro e padrone del suo mondo. La favola narra particolarmente del passaggio all’età adulta, matura, cioè del percorso che segue il giovane leone per diventare egli stesso Re della ‘Terra del Branco’, sostituendo il Re suo padre pur portandolo in sé e, pertanto, entrando nell’eterno ciclo della vita e del tempo, inverando in tal modo la funzione che eredita dai suoi antenati e che trasmetterà ai suoi discendenti. Il tipo di ‘immortalità’ suggerita, dunque, sembrerebbe essere simile a quella ebraica dei Patriarchi: quella che fonda sulla generazione, sull’immersione nel tempo, sul possesso della terra, sull’inserimento in un ciclo vitale già stabilito da sempre e per sempre. L’ostacolo principale per raggiungere questi scopi, il ‘male’ in questa situazione, è rappresentato dall’usurpatore, dalle jene, dal paese che sta a ‘nord’ e che non viene illuminato dal sole, cioè dall’oscurità, dall’ombra, dal subconscio. Il potere malefico sembra concretizzarsi soprattutto nel dubbio che l’usurpatore riesce ad inculcare nel giovane leone: l’insicurezza di sé e della propria funzione insieme ad una presunta colpa nella morte del padre (e quindi simbolicamente relazionabile al soppiantamento del genitore). Simba si affermerà quale Re totalmente maturo e cosciente della sua funzione quando reagirà a tutto questo, ritroverà la fiducia in sé stesso, ristabilirà il legame con il padre in sé e con gli antenati sopra di sé, nelle stelle. Propongo di seguito un ‘màndala’ interpretativo in relazione con quanto detto. Scelgo una struttura quadrata, attinente alla ‘Terra’, invece che una struttura circolare, correlata al ‘Cielo’, in considerazione dell’attribuzione del racconto alla ‘Via Regale’.
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