FICHTE Io penso, io canto, io conto, io sconto, io tento, io mento; pensare, cantare, contare, scontare, tentare, mentire. Voi questo coniugare guardatelo per bene: l'agire varia sempre, ma l' "io" rimane là. Questo "verbare" lungo ed infinito non è che fumo, andante nel futuro; ecco che allora fondo il mio "partito", dall' io che agisce, passo all'io più
puro. Si pone da sé, si prende un caffè, poi mette radici nella libertà. Si afferma da sé: supremo, da che più in alto non c'è che Vita Impersona-le. Quest'io cosciente di sé è un'autocoscienza che pone il non-io come altro da sé, il quale rimanda a qualcosa più in là: un'alterità. Questa coscienza pura m'assicura un
orizzonte, che mai potrò toccare: non mi fa
avvicinare. Ma questo orizzonte spalanca le porte
alla mia libertà. Sapete cos'è l'inattività? L'inerzia del far, il vizio supremo. Il male peggiore?
È non fare niente; l'accidia, da io, non-io ti fa. Che tristezza! Ma non aver paura: con l'occhio religioso Bellezza a te verrà. |