Jaspers
Per
colui che non è chiaramente consapevole di una filosofia, questa si
introduce senza che egli se ne accorga, nel suo pensiero e nel suo
linguaggio scientifico e lo rende poco chiaro sia scientificamente che
filosoficamente (Karl Jaspers
-Psicopatologia generale - Il pensiero scientifico editore, pag. 818).
La scienza, quando è autentica, nei suoi postulati
è universalmente valida e critica allo stesso tempo, perché sa quello
che sa e quello che non sa (Karl
Jaspers - Psicopatologia generale - Il pensiero scientifico editore -
pag. 843).
La
particolare forma del titolo di questo saggio vuole non solo rimarcare
la nostra ammirazione per il pensiero di questo grande
filosofo-psichiatra, ma intende anche ricordare simbolicamente il
concetto fondamentale della filosofia jaspersiana: l'
Umgreifende.
Tale termine possiamo tradurlo con l'
Abbracciante. Esso è
l'
Essere,
ma un essere
"non chiuso che ci trascina da ogni parte verso l'illimitato",
e questo
nonostante di volta in volta ci si
presenti qualcosa di nuovo con pretese di
essere
determinato. Questo essere abbracciante
non si rende mai visibile, anche se
da esso sorgono tutti i nuovi orizzonti.
Esso non diventa mai oggetto, per cui non sarà mai conoscibile. "Noi
come indagatori di noi stessi ci muoviamo nell' Abbracciante che noi
siamo, in modo da farci oggetto in nostro stesso esserci, operiamo su di
esso, trattiamo con esso, ma al tempo stesso questo ci fa capire che noi
non ce ne impadroniamo mai, fuori del caso
in cui, come incomprensibile, lo dissolviamo totalmente"(
Karl Jaspers - La filosofia dell'esistenza - Laterza, pag. 23). Jaspers, in
La fede
filosofica - ed. Raffaello Cortina, dà
una definizione dell'Umgreifende: "L'essere
che non è solo soggetto, né solo oggetto, ma che nella scissione
soggetto-oggetto si trova da entrambe le parti, noi lo chiamiamo
Umgreifende.
L' Umgreifende che non può mai assumere la forma adeguata dell'oggetto,
è la sorgente da cui il filosofare trae origine e il fine a cui tende"
(pag. 69 op. appena citata).
Ecco perché il nostro pensatore può anche dire che noi come indagatori
di noi stessi ci muoviamo nell'Abbracciante che noi siamo. Insomma, la
nostra vera essenza è l'Abbracciante, e quando la cerchiamo mettiamo in
atto il disperato tentativo di oggettivarla per poterla studiare con i
metodi della scienza. Ma ciò è impossibile, perché è come pretendere di
sollevare se stessi tirandosi per i lacci delle scarpe. In
La fede
filosofica (ed. Raffaele Cortina, pag.
202) Jaspers ci precisa come "Si
filosofa a partire dall' Umgreifende. L'antifilosofia si colloca sempre
sul terreno solido di una reltà oggettiva e particolare che essa sceglie
a piacere. Dall'equilibrio sempre instabile, che è proprio del
filosofare vivente,
l'antifilosofia cade nella piatta stabilità
della conoscenza intellettuale immediata, oppure svanisce
nell'indeterminatezza di ciò che si dissolve".
Insomma, il nostro filosofo ribadisce a
chiare lettere che oggettivazione dell'inifinito e intellettualizzazione
di qualcosa che non è possibile nemmeno concepire, danno vita solo ad
antifilosofia, a qualche cosa che non è più amore per la verità, ma il
suo contrario. L'
Umgreifende deve
essere non solo punto di partenza del filosofare, ma anche meta di esso. Questo
Abbracciante ricorda molto la
Coscienza-una
che si manifesta in ogni ente, così come è vista dal Vedanta. Ma i
limiti di questo
breve saggio ci impediscono di
approfondire tale spunto di riflessione. Abbiamo richiamato il concetto
dell'
Umgreifende solo
per dar modo a chi ci legge di poter meglio comprendere
Psicopatologia generale, che risulta
essere opera psichiatrica e filosofica allo stesso tempo. Nel suo
importante libro
Nietzsche - introduzione alla comprensione del suo
filosofare, ed. Mursia, Jaspers
sottolinea la sua ammirazione per questo grande pensatore, ricordandoci
come egli considerasse la sua filosofia
vita
vissuta e non teorica. L'opera
filosofica di Nietzsche è
la
sua vita, è il suo pensare vivo. Solo la totalità dell'essere di un
individuo poteva dar vita ad una montagna altissima di pensieri (spesso
contrastanti) che vibrano di una intensità filosofica per tutto il corso
della sua esistenza. Il suo amore per la verità lo portava dapprima a
far tabula rasa di tutto il pensiero passato (e non certo perché non
considerasse la grandezza dei pensatori che lo precedettero), e poi a
scavare nella miniera della sua interiorità, della sua vita fisica e
psichica, nella vita della collettività, e soprattutto dando libero
sfogo ad una sorgente intuitiva che nessun altro filosofo ha mai
posseduto. Il medico psichiatra Jaspers ha fatto suo tutto questo,
lasciando che tutta la sua vita diventasse mezzo di espressione dell'
Umgreifende: egli, tutto quello che
farà e dirà, lo considererà come frutto dello spirito e manifestazione
dell'Abbracciante, ritenendo ogni nuova scoperta scientifica solamente
come uno spostamento orizzontale di questa Fonte e di questo Fine. La
scienza non deve creare dogmi, adagiandosi sull'ultima scoperta o
sull'ultima teoria, se no crea una setta capace anche di secolarizzare
le religioni. E' ciò che è accaduto con alcuni grandi pensatori, a cui
va il merito di avere interpretato un momento storico particolare, ma a
cui va anche imputata la creazione di "chiese" mondane. Non vogliamo
affatto sottolineare l'aspetto politico del pensiero di Marx, né
l'aspetto nichilistico di quello di Freud, ma Jaspers, in
Piccola
scuola del pensiero filosofico (ed. Se,
pag.97), sottolineando l'antifilosofia dei due ci dice chiaramente: "Soprattutto
due grandi pensatori, Marx per la
sociologia e Freud per la psicologia, hanno con straordinaria forza
d'osservazione
e capacità
di costruzione dato vita, accanto a conoscenze reali, a una serie di
intuizioni sull'uomo false e rovinose.
Erano uomini mossi dall'odio, che seppero risvegliare, simili a profeti,
una fede. Li seguirono uomini che, estraniati dalla chiesa, non avevano
ancora raggiunto la filosofia. Il fatto che come scienziati abbiano
anche apportato conoscenze scientifiche autentiche, a maggior ragione ha
conferito prestigio, agli occhi della superstizione scientifica, alla
loro pseudo scientifica profezia"
(sottolineatura nostra).
Questo brano non è da sottovalutare, perché accanto a ciò che le parole
dicono sta anche quanto esse non dicono. Jaspers sta "parlando" dell'
Amore. Quando ci addentreremo nella sua
Psicopatologia ci renderemo conto di
quanta importanza debba avere per un psicopatologo amare l'ammalato,
rispettarlo, sentirne la sofferenza con un'empatia totale, e quindi
lottare con tutte le forze per capire il perché della malattia e cercare
la via della guarigione, senza creare quella asimmetria tanto cara a
molti scienziati e medici, che vedono nei comuni mortali o nei malati di
mente degli esseri inferiori ed in loro stessi il guru, il
guaritore-mago, il genio insuperabile e inarrivabile. La modestia del
medico deve essere assoluta. Karl
Theodor Jaspers nasce a Oldenburg il 23 Febbraio del 1883 e Muore
a Basilea il 26 Febbraio 1969.
Psicopatologia è un libro per
specialisti (psichiatri, psicologi, medici in genere) e per tutti. Un
attento lettore non può fare a meno di notare, fin dalle prime pagine
dell'introduzione, le doti che sono proprie di questo formidabile
pensatore: chiarezza, buonsenso, semplicità, modestia, senso critico,
amore per il prossimo, pazienza, natura filosofica. Qualità che ogni
psichiatra dovrebbe possedere per dar vita a quella "dolcezza
psichiatrica" indispensabile per una vera cura. Tutte queste virtù
devono certo essere mal viste oggi in un mondo dominato e guidato
(ahinoi!) da
imbecilli disarmonici.
Sappiamo tutti che l'
Imbecillità
disarmonica è un disturbo
dell'intelligenza e quindi un tipo di demenza. Coloro che ne soffrono "hanno
di sé una incorregibile sopravvalutazione e una completa mancanza di
autocritica. Per questo impulso a farsi valere, per il bisogno di fare
impressione, per queste idiozie da
salotto, parlando dànno libero corso a
tutte le associazioni che sorgono in loro. Sembra di essere di fronte ad
una fuga di idee; ma non è una vera fuga di idee, è solo una ricca
catena di trovate
comprensibili, che procedono secondo il filo conduttore del linguaggio e
di una memoria meccanica. Invece di sviluppare delle idee, espongono il
loro sapere in modo caotico, invece di manifestare una opinione e di
prendere posizione, mostrano una magniloquenza spiritosa.
Le parole
e non il pensiero, hanno la direzione del discorso.
Ad
un pensiero cosciente del fine, si sostituisce una specie di voluttà per
lo spirito che suppongono di possedere, e che però riproduce soltanto,
in modo testuale, ciò che hanno letto…"
(Psicopatologia, pag. 237. Grassetto nostro).
Leggendo quest'opera appare
chiaro come il pensiero di Jaspers si muova attorno ad una cornice
filosofica che conferisce al tutto la vitalità propria di un discorso
sorretto da precise e tuttavia non rigide idee di base. Nella parte
sesta, a proposito di
psichiatria e filosofia,
Jaspers dice chiaro e tondo che se ci si lascia
sopraffare da una filosofia di cui non si è coscienti, il pensiero
dell'uomo di scienza cade in confusione. Il pensiero
filosofico-psichiatrico da cui è mosso il Nostro ha dei capisaldi
semplici e al tempo stesso profondi: 1) l'
Essere
stesso non può essere afferrato in
alcuna oggettività perché è l'
Omnicomprensivo privo di oggettività;
2) La scienza si muove nell'ambito dell'oggettivo, la filosofia non
considera i pensieri oggettivi come tali: essi, trascendendo scoprono l'
Omnicomprensivo. 3)
L' Omnicomprensivo o è l'omnicomprensivo che noi
siamo (come esistenza concreta, coscienza in generale, spirito, e come
ragione ed esistenza assoluta) oppure è l'omnicomprensivo che è l'essere
nel tutto (mondo e Dio) (op. cit. pag.
822). 4) Le scienze, con le loro scoperte, ci portano fino al trampolino
delle idee trascendentali, ma esse tendono anche a nascondere
l'essere
stesso. 5) La conoscenza inverte il
pensiero filosofico in un presunto sapere oggettivo di qualcosa.
La prima edizione di questo libro ha visto
la luce ad Heidelberg nell'Aprile del 1913, l'ultima edizione con
prefazione dell'autore ha visto la luce a Basilea nel Maggio del 1959.
Noi abbiamo consultato la quinta ristampa del Maggio 2000. Al centro di questa grande
opera, che per noi riveste non solo carattere scientifico ma anche
filosofico e umanistico, c'è l'ammalato. Jaspers lo pone al centro di
una virtuale circonferenza, i cui punti rappresentano le innumerevoli
prospettive delle varie scuole che si occupano della materia. Ma il
punto di vista più importante è quello che sulla circonferenza si
precipita dallo spazio che sta oltre e che la abbraccia: l'
Umgreifende.
Il primo paragrafo dell'introduzione autorizza ciò che noi abbiamo
immaginato con l'esempio del cerchio: "Nella
sua professione lo psichiatra ha sempre a che fare con l'individuo nella
sua totalità" (pag. 1 op. cit.). Da
quanto finora è stato sottolineato, l'uomo nella sua totalità va oltre
la sua materialità e la sua psiche, poiché esso è anche esistenza
assoluta, l'Omnicomprensivo, coscienza in generale, ecc. Ponendo la
questione in questi termini, appare chiaro come una conoscenza
definitiva dell'uomo non sarà mai possibile averla. E questo dovrebbe
fin da subito far abbassare le penne a tutti quei ricercatori che
convinti di avere raggiunto la verità ultima sulla psiche dell'uomo e
sull'uomo in generale, hanno fatto della loro scuola una religione, e
delle loro teorie un dogma. Ma non solo. Poiché il corpo e l'anima
formano un'
"unità indissolubile", Jaspers propone
l'approccio olistico. Però è opportuno porsi fin dall'inizio alcune
domande relativamente all'anima, alla coscienza, all'inconscio, e darsi
alcune risposte: l'anima è un infinito Omnicomprensivo (Umgreifende);
l'anima è coscienza, è
l'essere nel suo mondo;
essa non è uno stato definitivo, ma
divenire,
evolversi, svilupparsi. Ecco dunque un
altro punto importantissimo: il dinamismo dell'anima. Ed ecco chiudersi
il cerchio: l'anima non può divenire oggetto, perché essa rimane
Umgreifende, l'Omnicomprensivo, nulla di compiuto e definitivo. Essa
come coscienza individuale è una parte della Coscienza Generale. E qui
ci sembra di navigare ancora nei mari del Vedanta. Lo psicopatologo non
deve avere una visione fredda, se no gli sfugge l'essenziale: "lo
psicopatologo che vede in modo reale è un'anima vibrante, che controlla
costantemente l'esperienza, elevandola ad una costruzione razionale"
(Op; cit. pag. 24) Solo così è possibile trasformare un'intuizione in un
pensiero articolato. La cosa importante è non dimenticare mai di avere
riguardo alla totalità, perché quando il tutto viene trascurato, nella
conoscenza del particolare si cade in errore. Come si vede, fin dal
principio l'uomo nonostante le moltissime conoscenze che la scienza ha
acquisito su di lui, rimane un essere inconoscibile nella sua totalità.
"L'uomo
è sempre più di quanto si possa conoscere su di lui"
(Id. pag. 49). Quando poi esso è affetto da una
malattia mentale può diventare un mistero, perché il contatto psichico
fra l'ammalato e la cosiddetta persona sana di mente è interrotto: la
partecipazione affettiva viene a mancare, e l'anima del sano si impone
su quella del malato che non riesce più a difendersi da tale
"prepotenza", ed attraverso il cosiddetto "transitivismo" (Wernicke)
spesso l'ammalato ritiene malato di mente l'individuo sano.
A questo punto è
doveroso fare una precisazione. Non essendo noi psichiatri, considerata
la delicatezza della materia, al fine di non incorrere in madornali
errori di interpretazione, staremo lontani da tutti i casi di patologia
riportati nell'opera, a meno che essi non diano spazio a considerazioni
diverse e "generiche". Il nostro saggio non è certo diretto a lettori
addetti ai lavori, ma a tutti coloro che cercano semi di saggezza in
ogni campo del sapere umano, oltre che a tutte quelle persone che, non
avendo né il tempo necessario per la lettura di simili corpose opere, né
la facoltà economica di acquistarle, possono arricchirsi culturalmente
con poco tempo e zero spesa. Lo ripetiamo ancora una volta: i nostri
saggi mirano solo a divulgare il pensiero di grandi pensatori e mistici
di ogni tempo e di ogni nazionalità. Essi vogliono solo invitare i
visitatori dei nostri siti alla lettura delle grandi opere dell'uomo, ed
alla salvaguardia, attraverso il pensiero dei grandi, di tutti quei
valori
che contribuiscono al benessere dei
popoli ed al viver civile. Jaspers lo riteniamo uno di essi. Egli è uno
di quei pensatori che cerca un "punto d'appoggio nell'infinito"
(Giuseppe Cantillo, in Introduzione a Jaspers - Laterza pag. 48), che
non si accontenta di comprendere la vita con il solo razionale. E questa
sua filosofia riversa nella professione che svolge, non trascurando
nessuno degli approcci possibili al fine di comprendere la malattia e
guarire il malato. In sostanza, Jaspers attraverso la filosofia e la
psichiatria non voleva conseguire
"la
soddisfazione che può assicurare la conoscenza positiva delle cose del
mondo", "nel filosofare si deve cercare ed esigere quel pensare che
trasforma la mia coscienza dell'essere"
(da
Filosofia I, citato da Cantillo pag.
61). L'esser-ci
va rimesso in gioco continuamente
attraverso un' autoriflessione infinita che lo spinga verso quel
fondamento di sé, quell'originario che mai può essere compiuto. Cosicché
questo trascendimento verso l'originario si concretizzi in una costante
aspirazione ad esso, in un desiderio, dice Jaspers, "che
continuamente si ripropone, oltre ogni
scacco". Tutto ciò realizza
la pienezza temporale del
presente: si è in
un
qui ed ora dilatato sì nel presente e
nel futuro, ma che non si risolve in essi. Il Nostro non lo dice
apertamente, ma fa capire che il suo rapporto con il malato mentale,
così come ogni altro rapporto con ogni essere vivente, altro non sia che
occasione per un comune trascendimento, per una completa realizzazione
della pienezza temporale, per una trasformazione della coscienza
dell'essere. Detto questo, torniamo al tema. E' interessante notare come
alcune anomalie della percezione o alcune malattie (epilessia) possano
essere fondamentali per la creatività di particolari personalità
artistiche. Pensiamo per esempio a Kandinsky e Dostoevskij. Il primo
riferisce: "alcune delle mie allucinazioni erano relativamente pallide e
indistinte Altre invece brillavano in tutti i colori come oggetti reali
e li coprivano interamente. Per tutta una settimana lo vedevo su una
stessa parete, rivestita da una carta liscia di colore unito, una serie
di affreschi, di paesaggi, di vedute di spiagge, talvolta ritratti, in
grandi e strane cornici dorate" (Psicopatologia, pag. 78). Dostoevskij
ha invece descritto le sue esperienze di "aure epilettiche": "Ed io
sentii che il cielo si abbassava sulla terra e mi stava divorando. Io
percepivo Dio come una verità sublime, profonda e mi sentivo
penetrato da Lui… Io non immaginavo che
meraviglioso sentimento di delizia penetra l'epilettico un secondo prima
dell'attacco. Io non so se questa delizia dura secondi, ore, ma,
credetemi, non vorrei cambiarla con tutte le gioie della vita… Esiste un
secondo nel quale sentite improvvisamente l'armonia una ed eterna, che
riempie tutta l'esistenza… In questi cinque secondi vivo un'intera vita
e per essa darei anche la mia vita… Perché tutta l'evoluzione, se la
meta è già raggiunta?". Tutti conosciamo i capolavori cui hanno dato
vita questi due grandi artisti, ognuno nel loro campo, ma la cosa da
sottolineare è come perfino una malattia importante come l'epilessia
possa spalancare una porta sull' Ignoto. Altro fatto importante da
rimarcare è come
certi tipi di malati mentali si sentano
strappati dal mondo: "io sono come se non fossi", "io non sono" ,"io
sono morto", "io mi sento come l'assoluto nulla". Questo tipo di
individuo non sente più il proprio esistere, e per lui non ha più alcun
senso il "cogito, ergo sum" cartesiano. Ma anche individui normali e
sani potrebbero (anche se non
lo faranno mai) affermare di essere da
qualche altra parte. Ci riferiamo a tutte quelle persone di scienza che
credono di essere chissà chi, per il solo fatto di sapere qualche
teoria. Per Jaspers, decisivo non
è il sapere, ma quello che esso
significa per colui che sa, cioè il modo con cui lo ha acquisito e
quindi l'effetto che il sapere ha su di lui. E qui il Nostro conia il
concetto di
Sapere fondamentale,
cioè quello
nel quale l'individuo stesso è presente, dal quale
è condizionato ogni sapere determinato, oppure il sapere che è
presupposto di ogni altro sapere. Esso si chiama anche
l' a priori
(Pag. 358 op. cit.). "E' costituito
di intuizioni e di immagini, più che di concetti; è la coscienza della
realtà di fronte al semplice esistere. Come è il sapere fondamentale di
un individuo, così egli sarà" (id. 383). Jaspers dedica a Freud e alla
sua teoria psicanalitica diverse pagine di questa sua opera. Ne
sottolinea aspetti positivi, ma soprattutto si sofferma su quelli
negativi. "La
psicanalisi di Freud è in primo luogo una mescolanza confusa di teorie
psicologiche. In secondo luogo un movimento di fede o una visione del
mondo, che divenne elemento di vita per alcuni uomini. In terzo luogo
una psicologia della comprensione…. Come fenomeno storico culturale la
psicanalisi è una forma di
psicologia popolare.
Ciò che nelle sfere più alte della vera storia
dello spirito fecero Kierkegaard e Nietzsche, qui nelle pianure è
ripetuto ingrandito e rovesciato, al basso livello della mediocrità e
della civilizzazione delle grandi città. Di fronte alla vera psicologia
essa è un fenomeno di massa, e di conseguenza si offre in una
letteratura di massa… (pag. 389 op.
cit. - il grassetto è nostro). Freud, aggiunge Jaspers, ha prodotto un
mito psicologico-razionalista, ed in un periodo come il nostro carente
di fede, i suoi modi di pensare possono avere un fascino. "In parte
Freud riporta dettagliatamente alcune teorie di Nietzsche" egli " mostra
una estrema mancanza di spiritualità… Non si atteggia mai a profeta,
eppure ha effettivamente suscitato un interesse universale.
La
libertà dai legami senza il pathos di nuovi
legami, concessioni, scetticismo e rassegnazione: questa è la visione
del mondo di molti neurotici, di gaudenti estetici, di fanatici e di
persone che voglione ottenere il sopravvento psicologico".
Soprattutto quest'ultimo brano da noi
sottolineato ci ha lasciato molto perplessi e pieni di interrogativi: è
la scuola freudiana che vuole ottenere il sopravvento psicologico? Si
riferisce a Freud, quando parla di fanatici, gaudenti estetici, ecc. ?
Jaspers sottolinea ancora come il suo movimento "con il suo modo di
fondarsi sul raggruppamento, e il suo anatema contro gli allievi
infedeli, ha preso senz'altro la forma di una setta. Il freudinesimo è
diventato un movimento di fede - sotto vesti scientifiche". Da qui, a
diventare surrogato di religione, la setta ci mette un secondo, mentre
la teoria diventa dottrina di salvezza, e la terapia diviene redenzione.
Lo sbocco non può che essere il nichilismo, il fanatismo, lo
scetticismo. Jaspers, in questa sua
monumentale opera, si accosta alla psiche da ogni possibile prospettiva.
Per far ciò deve approfondire una miriade di temi: coscienza,
sentimenti, stati d'animo, attenzione, sonno, sogno, ipnosi, memoria,
linguaggio, pensiero, giudizio, intelligenza, disturbi somatici e
malattie mentali di ogni genere, mimica, fisiognomica, arte,
autoriflessione, ereditarietà, genetica, statistica, filosofia, ecc. Si
occupa anche, e molto brevemente, di
suggestione
(pag. 406 e seg. Op. cit.).
Essendo il nostro momento storico
ricchissimo di mezzi di suggestione, vogliamo approfondire il tema. "Nel
senso più vasto ci dice Jaspers -
appartengono ai fenomeni suggestivi le
imitazioni involontarie…
L'individuo perde nella folla la padronanza di se stesso. Non perché si
entusiasmi da sé, ma perché la folla lo contagia, così si propagano le
passioni; le mode e le usanze hanno la loro origine in questa
imitazione… Noi giudichiamo, valutiamo, prendiamo posizione, riprendendo
semplicemente, contro la volontà e sensa saperlo, i giudizi e le
valutazioni di altri. Non abbiamo affatto valutato, giudicato,
preso posizione da noi, e tuttavia abbiamo
il sentimento della presa di posizione personale. Questa adozione dei
giudizi altrui senza un giudizio proprio, si chiama suggestione del
giudizio… Ma le suggestioni possono essere anche intenzionali". Il contagio psichico non è da
prendere alla leggera. La storia ci insegna come interi popoli possano
essere contagiati e soggiogati da un'idea, e come per essa si sia
disposti pure a scatenare guerre incomprensibili e a seminare morte e
distruzione. C'è un modo per scoprire se un'idea è malefica o benefica:
se crea odio, è malefica; se crea amore è benefica. Quando l'uomo è in
preda all'odio la sua mente è alterata, malata, confusa, vede in una
sola direzione e trasforma in nemico uno che la pensa in modo diverso.
Se esiste una legge e la si rispetta, possono tuttalpiù nascere
interpretazioni diverse, la disputa non deve mai sfociare in guerra
senza quartiere. Oggi, purtroppo, certi gruppi molto ideologizzati hanno
contagiato intere masse di giovani con la più assurda delle idee: chi
non la pensa come me è un nemico. Al fine di eliminare ogni residuo di
ragione, organizzano gruppi cementati dalla sola passione (per l'idea
decantata ad ogni ora), dai sentimenti, dal vestiario, da bandiere più o
meno colorate, da un particolare linguaggio, e da tutto ciò che per
sopravvivere non ha certo bisogno del senso critico. Quando osserviamo
simili gruppi ci sembra di stare davanti a branchi di animali spaventati
che si muovono di qua e di là a seconda di come si muove la testa del
branco. Ma c'è ancora un altro modo per smascherare organizzazioni
plagianti: quando un gruppo qualunque assume i contorni della setta
(possiede la verità al 100%, chi non la pensa allo stesso modo è un
nemico da combattere ed eliminare, da odiare), il contagio è negativo:
stanno cercando di annullare la vostra capacità critica. L'anima
dell'uomo è senza limitie deve poter andar oltre ogni orizzonte che
vuole contenerla. Decidere di non più pensare perché il pensiero
definitivo e assoluto è stato proclamato da qualche guru della politica,
dell'economia, della finanza, della religione o di qualsiasi altro campo
della società umana, equivale a mettere i tappi a tutti i sensi fisici e
psichici. E' stupido imitare. E' poco intelligente perdere la padronanza
di sé. Gli esempi da seguire, quelli buoni (quelli che producono bene e
amore), ci devono essere, ma pure quelli vanno vagliati, soppesati,
visti da ogni possibile angolazione, affinché si possa migliorarli. La
padronanza di sé testimonia vitalità dell'anima; l'imitazione cieca,
indica solo un'anima schiavizzata da qualche furbetto o gruppo di
furbetti. I mezzi di comunicazione d'oggi sono i peggiori untori che ci
possano essere. Sono cassa di risonanza irresistibile. Se una
sciocchezza viene detta in tv dal primo deficiente che capita dalle
parti di uno studio televisivo, ebbene,
essa diventa una verità rivelata, un esempio da seguire. E così per
giornali, libri, cinema, teatro, e via dicendo. Certo non possiamo fare
d'ogni erba un fascio, ma nel giardino dei Media, le piante curative
sono davvero poche, essendo la maggior parte infestanti. Ricordiamo
dunque di mantenere sempre il controllo di noi stessi, di essere critici
verso noi stessi e verso gli altri, di cercare di comprendere per dopo
fare le dovute scelte. Comprare a scatola chiusa è da folli: prima di
imboccare una strada, bisogna sapere dove essa conduce. Che l'anima
voglia superare i propri limiti del momento, è giusto, ma che per farlo
debba rinunciare a se stessa è assurdo. Non vi può essere miglioramento
della condizione psichica di una persona, se per tale miglioramento
viene richiesta la svendita della stessa psiche. Usiamo la nostra testa
fino al punto in cui un pensiero altrui non ci convinca al 100% del
nostro errore. E dopo essere stati convinti, programmiamo un periodo di
verifica sperimentale.
Torniamo al buon senso.
Così come evitiamo il contagio di un'influenza
coprendo e tutelando il corpo, evitiamo il contagio dell'anima (della
psiche) difendendola col soprabito del buon senso, della ragione, del
retto pensare ed agire. Spingiamo il nostro pensiero fino alle porte
dell'intuizione, e forse, con un po' di "fortuna" possiamo ascoltare la
Voce della SAPIENZA. Si sono inventata la morte di Dio, per tappare
l'orecchio e l'occhio interiori di ciascuno di noi, e per prendere il
posto dell'Assoluto: loro dicono la verità una volta per tutte: non
occorre più pensare e meditare, tutto è stato detto definitivamente. Che
ciò avvenga non è cosa dell'altro mondo: i distruttori ci sono sempre
stati e sempre ci saranno. La cosa assurda è che sia stato dato credito
a costoro, senza nemmeno provare a fermarsi lì un attimo, fare silenzio
fuori e dentro di sé, e rimanere in ascolto. Dio non ha mai smesso di
parlare, non si è mai fermato un solo attimo, perché è quella Vita che
regge ogni cosa da sempre e per sempre. La forma, l'ente, la cosa che
noi siamo fisicamente è solo un'opportunità per una sua manifestazione:
l'ESSERE E' a prescindere dalla forma. Questa è solo un suo canto.
Nella sua opera
Jaspers non fa che ripetere questo concetto: siate vigili e critici con
voi stessi e con gli altri; siate costruttivi, modesti, e abbiate buon
senso; accogliete quanto c'è di buono in ogni teoria, in ogni cosa, ed
abbiate il massimo rispetto per il malato, che mai va considerato
"oggetto". Noi siamo quelli che siamo, col nostro carattere ed il nostro
modo di essere, perché ci siamo prodotti nel tempo: "il
carattere
con i suoi motivi storicamente dati -
dice Jaspers -
è il
prodursi dell'uomo nel tempo" (pag. 464
op. cit.) Sono state le nostre scelte, il modo con cui abbiamo vissuto
le situazioni e le occasioni, il modo con cui abbiamo affrontato i
nostri compiti, che ha prodotto il nostro carattere. Noi,
caratterialmente, siamo una nostra produzione. O almeno così dovrebbe
essere, se riusciamo a mantenere la padronanza di noi stessi. Facciamoci
suggestionare solo dal
vero, dal
buono
dal
bello, dal
santo,
dal
giusto. L'errore è una "malattia", ed
ognuno di noi, per vincerlo, deve farsi medico di se stesso. Per
sconfiggere la malattia, però, occorre tener presente una cosa
fondamentale: l'impegno deve essere totale. V. Weizsacker (citato dal
Nostro a pag. 856 dell'opera in oggetto) dice: "Solo
quando nel medico la natura viene toccata, attaccata, eccitata,
spaventata, scossa dalla malattia, solo quando la malattia gli è
trasmessa e prosegue in lui, e attraverso la sua coscienza è riferita a
se stesso, solo allora, e solo fin dove questo riesce, egli può
vincerla".
Qui si parla del rapporto medico ammalato,
ma la cosa può anche essere riferita a se stessi, ed allora, all'empatia
totale qui richiesta deve subentrare la totale comprensione di se
stessi, al netto di ogni inutile condanna. Comprendere se stessi prima,
e perdonarsi dopo, per andare avanti. Oggi molti giovani sembrano
orientati ad investire solamente in errori, perché plagiati da falsi
maestri. Vivendo l'assurda condizione del rivoluzionario permanente,
essi distruggono tutto ciò che è passato, senza provare ad innestare in
esso il nuovo. Ma la conoscenza non può procedere così: non è possibile
creare il nuovo per il solo fatto di distruggere il vecchio: "Volere
il nuovo per il nuovo, per l'originalità, generalmente è sterile. Il
nuovo è come donato all'improvviso a chi lavora con tenacia, mentre
osserva con spontaneità ciò che gli accade e
vi riflette costantemente"
(id.
pag. 907 op. cit.). Il nuovo non sono le macerie della vecchia
costruzione, ma una nuova costruzione tirata su con idee, lavoro. Essa
deve essere frutto maturo della nostra esistenza.
Siamo alla
conclusione. Certo, un piccolo saggio sulla psicopatologia in cui non si
parla di patologie risulta essere un po' strano, ma
Psicopatologia generale di Jaspers ci
permette di far questo, perché opera di un filosofo-medico che ha
dedicato la vita alla conoscenza dell'uomo e della Verità. Grazie,
Missale Natale. Testi consultati e consigliati:
-
Jaspers
-Psicopatologia generale - ed. Il pensiero scientifico;
-
"
- La filosofia dell'esistenza - ed.
Laterza;
-
"
- La fede filosofica - ed. Raffaello
Cortina;
-
"
- Piccola scuola del pensiero filosofico -
ed. Se;
-
"
- La questione della colpa - ed. Raffaello
Cortina;
-
"
- Scritti psicopatologici - a cura di
Stefania Achella e Anna Donise - ed. Guida;
-
"
- Nietzsche, introduzione alla comprensione
del suo filosofare - ed Mursia;
-
Giuseppe Cantillo -
Introduzione a Jaspers - Laterza;
-
Umberto Galimberti
- Il tramonto dell'occidente, nella lettura di Heidegger e Jaspers -
Feltrinelli.
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