QOELET
Tra i libri sapienziali
dell’Antico Testamento Qoelet si presenta come il testamento
filosofico del re Salomone, il quale espone le sue idee con una certa
ironia…in effetti essendo egli stato il monarca più appagato nei suoi
desideri di gloria, di efficienza, di piaceri e di soddisfazioni. Egli
ne parla guardando il mondo in un vasto raggio prospettico, nel quale
sono compresi tutti dal più misero e infelice al più affermato e
compiaciuto di sé. E finisce di concludere che “tutto è vanità, è un
inseguire il vento”. Egli vede ad ogni passo della vita e del suo
svilupparsi
i segni
dell’assurdo. A guardar bene, nell’osservare, per esempio, la
crescita di un bambino o la fioritura di una rosa, si
nota qualcosa di inafferrabile, che scorre continuamente, come
diceva Eraclito, da un punto all’altro in modo sempre diverso ed è
proprio questo che fa pensare che tutto sia indefinibile e vano. Così
come quando uno crede di aver ottenuto il massimo successo in un’impresa
ma sopraggiunge qualcos’altro che subito rimpiazza e fa impallidire la
rinomanza della precedente conquista. E’ un susseguirsi
di sempre nuovi eventi che è rapido come il vento. La mente del monarca è stata molto occupata nel
raggiungere la sapienza col proposito di investigare e scrutare “tutto
ciò che si fa sotto il cielo”. La conclusione è sempre la stessa
:”conoscere la sapienza e la scienza, come egualmente la stoltezza e la
follia è pur sempre un inseguire il vento perché chi accresce il sapere
accresce il dolore”. Il dolore è accresciuto dal fatto che le cose viste
con più lucidità sono deludenti e sconfortanti, o meglio,
si è impotenti di fronte allo spettacolo della realtà circostante
che appare falsata e incorreggibile, oltre a quanto è decisamente
deprecabile.
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