Qoelet – cap. 4 vv. 1-17 In questo capitolo si nota un passaggio
di valutazione da quello che era stato l’oggetto dei capitoli
precedenti, che era essenzialmente una serie di considerazioni generali
sulla vita e sul destino dell’uomo (anche confrontato a quello
dell’animale); ora lo sguardo viene rivolto al particolare e
riavvicinato al comportamento dell’uomo nella sfera sociale, dove si
evidenzia con disappunto la molteplicità degli aspetti riguardanti il
lato preminente dell’iniquità. Iniquo equivale a non equo. Si può dire
che tutto ciò che non sta nella via di mezzo, ciò che devia dal retto,
dal giusto in senso sproporzionato,in eccesso o in difetto, è iniquo.
L’esempio più eclatante è dato dai sette vizi capitali, ognuno dei quali
rivela come si può sbandare e tralignare dal modello della virtù. Uno
dei più gravi, la superbia, non è che una distorsione tendenziosa di
quella che dovrebbe essere la modestia, modello di misura, equilibrio,
riservatezza; così l’invidia, pericoloso divario dall’interesse del bene
altrui, o l’ira, che mostra il ricorso alla violenza e all’aggressività
per fini egoistici. Qoelet, per l’appunto scopre nelle azioni umane
l’intima motivazione della gelosia, che è il rovescio di un
provvidenziale senso di solidarietà. Qui, il pessimismo dell’autore non
trova alcuna compensazione in qualcosa di meritevole, persino nel lavoro
compiuto con fatica e impegno. Qoelet, nell’esaminare tutti i soprusi
che si fanno ‘sotto il sole’, mette in evidenza la dolorosa situazione
di chi si deve piegare alle vessazioni di un prepotente, senza avere il
sostegno di qualcuno che lo difenda. L’iniquità si nasconde anche tra coloro
che per ambizione personale lavorano e si affaticano senza necessità,
all’unico scopo di accumulare ricchezze, che non potranno lasciare a
nessuno, né a un figlio né a un fratello. A un certo punto Qoelet sente il bisogno
di risollevare l’animo e fare anche qualche accenno di fratellanza e di
solidale amicizia. Viene citato l’aiuto vicendevole di due compagni che
trovano una maggiore soddisfazione nel mettere insieme le proprie
sostanze, o di altri che si sostengono a vicenda in modo che se uno cade
trova chi lo rialzi, se una viene aggredito possa resistere
all’aggressione con l’aiuto di chi gli sta vicino. In conclusione, iniquo non possiede
unicamente il significato di malvagio, di delittuoso, che in genere gli
viene attribuito. Iniquo è da considerarsi soprattutto la figura
dell’egoista, il quale cerca solo il piacere per sé, non accorgendosi
che in questo modo può essere non solo d’inciampo agli altri ma anche
cagionare loro del male ‘come fanno gli stolti, per quanto non sappiano
di fare male’. Paola da Venezia. |