ARTICOLI DI GIORGIO ROLLO APPARSI SUL “CORRIERE DI ROMA”
Per il comune sentire
pregare è un passatempo di persone oziose, o un “biascicare paternostri”
di vecchie zitelle inacidite. A discapito del “vox populi vox Dei”
vorrei sfatare con voi questa errata opinione. La nostra mente cogitante
è composta da ragione, intelletto e memoria. Il felice dosaggio tra
queste tre componenti produce una sintesi, che potremmo definire “buon
senso”, la quale permette al nocchiero di veleggiare sicuro a
destinazione. L’etimologia della parola “ragione” ci porta verso i
sostantivo “calcolo”, ”misura”, “regola”. Il sostantivo greco che
traduce la ragione è “logos”, da cui logica; ma come ogni cultore di
logica sa, non tutto quando procede dall’umana logica è vero. Così,
serva da esempio quello che pensavano gli antichi incolti, se la terra
non fosse un disco piatto, ma invece fosse una sfera, gli uomini
cadrebbero nel vuoto. Come proposizione logica è corretta, ma la realtà
ci ha ampiamente dimostrato la sua falsità. L’altro termine preso in
esame è “intelletto”, che etimologicamente ci riporta ai vocaboli:
“spirito, concetto, significato”. In greco “intelletto” si traduce con
“pneuma o nous”, i quali si apparentano col termine italiano “spirito”.
Siamo confortati in questa suddivisione dal grande matematico francese
del diciassettesimo secolo, Blaise Pascal, il quale diceva che
nell’individuo coesistono due nature: una, che egli chiamava “esprit de
gèomètrie”, e potremmo tradurre in “ragione analitica”, e l’altra
“esprit de finesse” e potremmo rendere con “intelletto d’amore”.
Per ritornare al
sostantivo intelletto, esso è una facoltà dell’anima di formarsi delle
idee generali, dopo averle criticate e distinte mediante il giudizio. Il
termine di “critica” e di “giudizio” rientrano nell’intelletto. Non
volendo addentrarci in un’analisi, che ci porterebbe fuori tema, ci
basti quanto accennato. Ed infine c’è la “memoria”, dal latino memorem,
che alcuno pretende annodare al verbo memini, ricordarsi, dalla radice
sanscrita di “man”, pensare. Vediamo dunque che senza memoria è
impossibile pensare. Dopo questa necessaria premessa, veniamo al tema
del nostro articolo. Alla ragione, per sua natura, è congenita
l’analisi, in quanto attraverso i sensi riceve le informazioni.
La sintesi le è fornita
dall’intelletto, che è preposto a formare delle idee generali. Il
materiale raccolto dalla ragione ed elaborato dall’intelletto finisce
nella memoria, che conserva i dati. La preghiera vocale è una
ripetizione costante attraverso la memoria di una formula nel tempo.
Come dicono gli Asceti, nella raccolta dei loro scritti, avvenuta nel
diciottesimo secolo, denominata “filocalia”, essa calma la ragione, che
diversamente attraverso i sensi sarebbe sempre in subbuglio.
L’acquietamento per un lasso di tempo della ragione, permette
all’intelletto di una persona dotta di concepire “Sintesi”, che la
avvicinano alle “Teorie”, in altro modo chiamate anche “Contemplazione”.
Si ricordi
che “teoria” in greco ha
la stessa radice di “Theos”, che equivale a Dio. Diversamente nella
persona non dotta, quanto fornito dal sapere, è offerto dall’Amore, che
è la Conoscenza in Assoluto.
Dovremmo anche dire: “un dotto senza Amore
è solo un pedante”. |