ARTICOLI DI GIORGIO ROLLO APPARSI SUL “CORRIERE DI ROMA”
Utilità della Preghiera vocale del 18 novembre 20011

 

         Per il comune sentire pregare è un passatempo di persone oziose, o un “biascicare paternostri” di vecchie zitelle inacidite. A discapito del “vox populi vox Dei” vorrei sfatare con voi questa errata opinione. La nostra mente cogitante è composta da ragione, intelletto e memoria. Il felice dosaggio tra queste tre componenti produce una sintesi, che potremmo definire “buon senso”, la quale permette al nocchiero di veleggiare sicuro a destinazione. L’etimologia della parola “ragione” ci porta verso i sostantivo “calcolo”, ”misura”, “regola”. Il sostantivo greco che traduce la ragione è “logos”, da cui logica; ma come ogni cultore di logica sa, non tutto quando procede dall’umana logica è vero. Così, serva da esempio quello che pensavano gli antichi incolti, se la terra non fosse un disco piatto, ma invece fosse una sfera, gli uomini cadrebbero nel vuoto. Come proposizione logica è corretta, ma la realtà ci ha ampiamente dimostrato la sua falsità. L’altro termine preso in esame è “intelletto”, che etimologicamente ci riporta ai vocaboli: “spirito, concetto, significato”. In greco “intelletto” si traduce con “pneuma o nous”, i quali si apparentano col termine italiano “spirito”. Siamo confortati in questa suddivisione dal grande matematico francese del diciassettesimo secolo, Blaise Pascal, il quale diceva che nell’individuo coesistono due nature: una, che egli chiamava “esprit de gèomètrie”, e potremmo tradurre in “ragione analitica”, e l’altra “esprit de finesse” e potremmo rendere con “intelletto d’amore”.

        Per ritornare al sostantivo intelletto, esso è una facoltà dell’anima di formarsi delle idee generali, dopo averle criticate e distinte mediante il giudizio. Il termine di “critica” e di “giudizio” rientrano nell’intelletto. Non volendo addentrarci in un’analisi, che ci porterebbe fuori tema, ci basti quanto accennato. Ed infine c’è la “memoria”, dal latino memorem, che alcuno pretende annodare al verbo memini, ricordarsi, dalla radice sanscrita di “man”, pensare. Vediamo dunque che senza memoria è impossibile pensare. Dopo questa necessaria premessa, veniamo al tema del nostro articolo. Alla ragione, per sua natura, è congenita l’analisi, in quanto attraverso i sensi riceve le informazioni.

        La sintesi le è fornita dall’intelletto, che è preposto a formare delle idee generali. Il materiale raccolto dalla ragione ed elaborato dall’intelletto finisce nella memoria, che conserva i dati. La preghiera vocale è una ripetizione costante attraverso la memoria di una formula nel tempo. Come dicono gli Asceti, nella raccolta dei loro scritti, avvenuta nel diciottesimo secolo, denominata “filocalia”, essa calma la ragione, che diversamente attraverso i sensi sarebbe sempre in subbuglio. L’acquietamento per un lasso di tempo della ragione, permette all’intelletto di una persona dotta di concepire “Sintesi”, che la avvicinano alle “Teorie”, in altro modo chiamate anche “Contemplazione”. Si ricordi  che “teoria” in greco ha la stessa radice di “Theos”, che equivale a Dio. Diversamente nella persona non dotta, quanto fornito dal sapere, è offerto dall’Amore, che è la Conoscenza in Assoluto.

Dovremmo anche dire: “un dotto senza Amore è solo un pedante”.



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