Seguito della lettera
di risposta al gruppo sul tema “La Famiglia” 16/12/06
4) Caro Luca, ti ringraziamo
per questo tuo primo lavoro che ci ha permesso di conoscerti un po`
meglio. Sai perché molti preferiscono non esternare per iscritto il loro
pensiero? Perché c’e` un proverbio che dice: ‘leggimi cio`che scrivi e
ti diro` chi sei e pure con chi vai…’ Proverbi a parte, abbiamo riletto
il tuo lavoro e ci e` parso nel suo insieme coerente con quanto
dichiarato nel primo momento e cioe` che saresti rimasto in
attesa dello svilupparsi degli eventi. – la prima risposta e` quella
che conta – perché l’edificio (la famiglia) non puo` piu`
semplicemente essere ristrutturato ma va raso al suolo per rivederne le
fondamenta e ricostruirlo con altri criteri…
Quali? Come e da chi?
Oppure, volendo usare la metafora del ‘campo’: non va distrutto, ma
bonificato, dissodato e ricoltivato in maniera diversa…
Stesse domande pratiche: Quale? E da chi?
Andare
secondo i principi di Amore, gerarchia e ordine ( gerarchia =
Potere e ordine =Saggezza) e` ottimo, va bene per qualunque cosa, perché
Amore, Saggezza e Potere sono le tre Persone Uguali e Distinte della
Stessa Divinita`, corrispondenti, nella teologia cristiana, il Padre al
Potere, il Figlio alla Sapienza e lo Spirito Santo all’Amore (v.
Autosacramental di Calderon della Barca
www.teatrometafisico.it copioni).
Aspirare all’Unione col Divino, come dice Rumi, e` il massimo per
l’uomo; la Reintegrazione e` lo scopo della sua nascita, (e forse lo
scopo di tutto l’universo), ma ancora non risponde al problema pratico
di cosa fare oggi, qui e ora, per ovviare allo sfascio della famiglia.
A
proposito poi della metafora delle male-piantine che si
contrappongono ai fortunati alti e giusti girasoli dovremmo
chiarire: se il campo di girasoli e` stato programmato come tale,
allora le male piantine non hanno diritto di crescita, se invece
le male piantine debbono servire come prato per giocare a
pallone, allora sono i girasoli a dover essere estirpati…ma le
male piantine di un campo di pallone se lo scordano di poter godere
della temporanea assenza di un progetto … o dell’assenza di
condizionamenti… o, quanto meno, del senso di liberta` e
abbandono a cio` che e` la vita… Il tipo di coltivazione a cui e`
destinato il Campo (la personalita`) dipende tutto dalla volonta` del
Conoscitore del Campo…(il Se`) ma questa e` un’altra storia e ci
porterebbe lontano e fuori tema, tuttavia consigliamo a tutti la
rilettura della Bhagavad Gita canto 3, intitolato “l’ Yoga dell’azione”
e canto 13, intitolato “ l’Yoga per mezzo della distinzione tra il Campo
e il Conoscitore del Campo” con i relativi commenti v.
www.taozen.it testi sacri.
5) Cara Mariana, tu sembri
l’unica che, pur con le dovute cautele e i numerosi distinguo, sembra
propensa ad accettare la nostra teoria delle “madri di professione”,
auspicando un sistema sociale basato sull’ordine, gerarchia e AMORE
. Tutti vorremmo una societa` basata su questi principi, (gli stessi
Amore, Saggezza e Potere, di cui parlavamo con Luca) ma anche se non
possiamo realizzare subito sul piano pratico e sociale quella che sembra
un’utopia, nulla ci impedisce di combattere con il pensiero, il
sentimento e la parola scritta e orale tutto quello che le va contro.
Tu ti poni alcune domande come, per esempio, quale e` l’ideale di una
famiglia felice, come crescere un bambino felice, se
tocchera` alla madre di domani pensare a cambiare la vita
dell’uomo che dovrebbe non soltanto accontentare i bisogni
superficiali, ma cercare di vivere felice e sereno. I tuoi
interrogativi quindi pongono al centro della questione ‘la felicita`’
dell’individuo; poi ti rispondi dando a questa felicita` il
significato di arte di vita, cioe` l’arte di amare come un problema
sociale, non soltanto personale e individuale. Arte che consiste
nell’educare se stessi, in un processo di autoconsapevolezza. Subito
dopo sposti il problema su chi dovrebbe educare gli gli educatori,
costoro dovrebbero essere spinti da una vocazione interiore, persone
che hanno gia` plasmato, modulato l’eterno bambino… che, per
dirla con Jung, hanno gia` iniziato il loro processo di Individuazione,
o che, per dirla nel nostro linguaggio, hanno contattato l’Io Sono, il
Se`, il Cristo Interiore, il Daath della Kabbalah ecc…. Credo sia questo
il nocciolo della questione: è la risposta alle nostre domande:
iniziamo o continuiamo il nostro ‘processo di Individuazione’,
cioe`costruiamo il nostro Albero cabalistico, sviluppando le nostre
Sephiroth, le Potenze bianche della nostra anima (=psiche), e diventiamo
Conoscitori di Noi Stessi (Conoscitori del Campo della B. Gita).
Cerchiamo di essere fattivamente contrari all’odio, all’ignoranza, alle
forze negative egoiste demoniache materialistiche, che conducono alla
disgregazione e che sono piu` comunemente conosciute come superbia,
avarizia, lussuria, ira, gola invidia e accidia, cioe` i sette vizi
capitali, potenze dell’albero nero, che oggi si fanno passare per mode,
modernismi, trasgressioni divertenti ed eccitanti. Per prima cosa
dobbiamo imparare a riconoscere queste forze negative e poi una volta
riconosciute, imparare a smascherarle.
La confusione su quello che e` Bene e quello che e` male non sara` mai
da noi abbastanza enfatizzata, e` stata proprio la con-fusione degli
opposti Bene-male che ci ha portato all’attuale situazione. Noi citiamo
sempre l’esempio delle mele: se c’e` un cesto di mele buone e una bacata
in mezzo a loro, non saranno le mele buone a trasformare in buona la
mela bacata, ma il contrario. Se c’e` una mela marcia nel cesto e`
quella che va tolta subito, e non andra` sprecata se ne faremo concime,
ma certo non la daremo da mangiare ai nostri cari o ai nostri ospiti a
tavola. Per gli educatori dei giovani e` la stessa cosa. Bisogna
eliminare le mele marce dalla ‘cesta’ dei giovani; e come? Riconoscendo
i ‘cattivi maestri’ e facendoli conoscere per tali, cosi` come va
smascherata la cattiva tv, il cattivo teatro, il cattivo cinema, i
cattivi libri, i cattivi discorsi ecc.. ecc..
Correggere il male dentro e fuori di noi e pensare positivamente il Bene
per noi e per gli altri costruisce il Buono a livello di inconscio
collettivo. Questo e` il nostro dovere: costruirLo per il mondo di oggi
e di domani. Pensare e divulgare idee che contribuiscano a creare
futuri buoni padri, buone madri e buoni figli rende possibile anche
edificare buone famiglie.
3) Caro Cristiano-Onofrio,
grazie anche a te per il tuo scritto, un po` meno per lo stampatello che
se da un lato ha il ‘carattere’ piu` grande rispetto alla normale
scrittura, dall’altro non permette di capire quando una frase finisce e
ne comincia un’altra. Nei newsgroup di internet scrivere tutto in
stampatello equivale ad urlare nelle orecchie delle persone ed e`
considerato scorretto. Ma andiamo avanti. La famiglia per te e`
indispensabile, ma il modo come e` vissuta e` anacronistico,
poi passi alla definizione di famiglia come il mettersi insieme di
almeno due persone che si propongono con gioia di porsi a servizio di
altri e arrivi ai rivoluzionari francesi. Dunque salti dalla
famiglia intesa come padre, madre e figli (quella indispensabile
ma anacronistica) al gruppo sociale volontariamente a servizio,
per arrivare a chi ha fatto della violenza la sua bandiera, cioe` ai
rivoluzionari francesi. Pare un percorso di vita: un miscuglio
sincretico di insoddisfazione, idealismo e metodo risolutivo. Poi,
passando per i sogni (la visione di un mondo migliore, con aiuti
da parte delle istituzioni ecc.) arrivi a quelle che definisci le
cose pratiche che occorrono per mettere su famiglia: desiderio,
consapevolezza, ottimismo, impegno, buona salute, buona situazione
economica ecc. ecc. …tutte belle cose, ma che di pratico in
se` non hanno nulla in quanto non sono cose da ‘fare’, ma modi di
essere, risultato di un ‘fare’ precedente che e` proprio quello che
manca nella societa` di oggi. Il desiderio di mettere su
famiglia, cioe` di prendersi la responsabilita` di dover accudire alla
moglie (o al marito) ‘nella buona e nella cattiva sorte’; la
consapevolezza che cio` a cui si va incontro e` il ‘sacrificio’ di
se`; l’ottimismo che si e` perduto perché, nel materialismo
dilagante, non si vede la Luce interiore che da` un significato alla
rinuncia dei propri egoismi; l’impegno: a che scopo impegnarsi se
non c’e` un utile economico? La buona salute: come si puo`
essere in buona salute se si dorme di giorno (capovolgendo il ritmo
naturale-solare) e si assumono droghe, alcolici e cibi che la rovinano?
La buona situazione economica: come averla se non si va a
lavorare da giovani, quando si e` ancora entusiasti, forti e pieni di
energie, e invece ci si fa mantenere dai genitori fino a vecchi?
Il successo non arride a chi si prova a cercare, ma a chi,
per tempo, si rimbocca le maniche e se lo costruisce con il lavoro, col
sacrificio, con la determinazione e, soprattutto, con la fede nell’Io
Sono.
Alcuni spunti di riflessione
tratti da “Il romanzo della famiglia” di Silvia Vegetti Finzi –
Mondadori
Sui problemi dei figli unici:
“L’individuo narcisista sviluppa un carattere imperniato su di un
falso se` che difensivamente avvolge e racchiude il vero se` fino a
soffocarlo”
Sulla asocialita` dei giovani
d’oggi: “I cortili, la grande risorsa della socializzazione infantile
di un tempo, sono ormai scomparsi o resi inagibili da regolamenti
ferocissimi” (e magari sostituiti da videogiochi).
Sulla difficolta a creare
famiglie: “La ragione calcolante, che domina la nostra vita, non sa
cogliere l’utilita` collettiva che deriva dal mettere al mondo e
allevare in modo adeguato le nuove generazioni”
Sulle separazioni: “Come i
matrimoni e le nascite, anche le separazioni sono contagiose”.
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