Genesi 14

Abram e Lot si erano separati. Lot si era stabilito nei pressi di Sodoma. Ora, tutta la zona era ricca di pozzi di bitume e diveniva spesso campo di battaglia.  Alcuni re d'oriente invasero la regione, e "andandosene catturarono anche Lot" con tutti i suoi beni e il suo seguito.
Abram organizzò allora i suoi uomini e liberò Lot.  Preso letteralmente, questo capitolo di Genesi sembra una cronaca di guerra dei giorni nostri: medio oriente; pozzi petroliferi; grossi interessi economici; guerre, ecc. Interiorizzando invece ci troviamo di fronte a paesaggi e battaglie interiori.
Il nostro ricercatore, nel corso della sua incessante osservazione di sé, ha capito che il suo ego è una folla e non un'individualità. I re sono come dei Proci che hanno invaso momentaneamente casa sua e spadroneggiano. La reggia è stata invasa perché Abram, allontanando Lot, è come se avesse tolto alla sua volontà metà delle forze. Se Lot rappresenta quella parte di Abram che è centrifuga, possiamo dire che, essendosi essa immersa momentaneamente in un mondo interiore corrotto, non ha trovato più le forze di contrastare tale corruzione. Come dire, il ricercatore prnde atto di una sua particolare sfera psichica e non riesce a padroneggiarla, ma si fa catturare da essa ed è costretto a mettere in campo grandi quantità di energia psichica. Sono questi momenti in cui le sirene cantano forte, e bisogna essere davvero degli Ulisse, furbi e sapienti, per riuscire a vincerne la fascinazione. La mente deve farsi umile e aprirsi al serbatoio universale per attingere la sola vera forza capace di resistere alle lusinghe dell' illusorio. E' il momento in cui la volontà deve divenire Volontà, deve diventare una. Ma se è vero che per il ricercatore è ancora presto realizzarla, è anche vero che la sua propensione verso l' Unità è sufficiente a metterlo di fronte alla grande intuizione di essa, all'incontro con Melchisedek, il sacerdote del Dio Altissimo: la più alta comprensione del Divino possibile alla mente di un uomo. Abramo potrebbe benissimo dire "Io e il Padre siamo Uno", ma grazie a Melchisedek sa che l'aspetto immanifesto di Esso è talmente al di là di ogni comprensione o intuizione che il solo fatto di pensarlo sarebbe eresia. Mantiene le distanze dal Dio Altissimo a cui si sente legato indissolubilmente e preferisce elevare altari e preghiere, canti di lode. Melchisedek è tutto quello che i ricercatori di ogni tempo hanno di volta in volta detto: Michele, angelo custode, ecc. Egli è la porta del Santo dei Santi, è il conoscitore dell'ultimo nome di Dio, quello che significa la Sua massima Potenza, la Sua massima Sapienza, la Sua massima Bontà.  Abramo riesce a "riprendersi" Lot, torna integro nell'anima e può incontrare il sacerdote del Dio Altissimo: è il coronamento della ricerca, e la benedizione del sacerdote diviene benedizione divina: "Sia benedetto Abram dal Dio Altissimo, creatore del cielo e della terrra, e benedetto sia il Dio Altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici". Melchisedek offre ad Abram pane e vino. L'avvenimento ricorda molto l'offerta del pane e del vino del Maestro Gesù. Perché offre pane e vino? Cosa rappresentano questi due alimenti?  La Vita Universale, alimentando il nostro sole, si specializza e si fa canto d'amore: la nostra stella si regala ad ogni cosa come un canto di uccelli, come un profumo di fiori, come un innamorato. Essa trova nella vite e nel frumento le due opportunità di prender corpo e nello stesso tempo di rendersi evidente, chiara, palese come in nessun altro luogo. Nel vino si fa acqua e fuoco, nel frumento si fa terra e aria. Mangiando pane e bevendo vino ritualmente, cioé con la consapevolezza di tutto questo, ci si ciba anche di quella Quinta Essenza che solo in minima parte si sposerebbe con chi si nutrisse di sola farina e succo d'uva. Pane e vino, intesi come Corpo e Sangue del Dio Altissimo, nutrono non solo il corpo, ma anche l'anima. Per Abram, per ogni ricercatore giunto a questa fase del suo percorso, è il momento in cui, "perdendo" la decima parte di sé, diviene per un decimo "terra promessa"…
La terra promessa è il nostro piccolo veicolo fisico: esso, nel momento in cui lo Spirito del Dio Altissimo lo ricolmerà interamente, farà di noi dei veri uomini, dei figli di Dio, dei Budda, dei Nessuno: "Per me niente - dice Abram - se non quello che i servi hanno mangiato", e siamo ancora ad un decimo della meta.

 

Grazie  Nat



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