Genesi 18
Da sempre i mistici cresciuti
attraverso "contatti diretti" con la Divinità sono stati considerati ora
eretici, ora matti, ora ignoranti, ora visionari, ora pecorai. Anche la
scienza ha avuto i suoi bravi "mistici", cioè coloro che, usciti fuori
dai percorsi rigorosi stabiliti una volta per sempre dalla baronia
scientifica, hanno avuto il coraggio di proporre teorie rivoluzionarie.
Così come le cosiddette chiese ufficiali hanno in ogni tempo bruciato,
crocifisso, lapidato, o semplicemente (!) torturato i propri mistici
rivoluzionari, allo stesso modo e in ogni tempo la comunità scientifica
"ufficiale" ha torturato mentalmente, perseguitato (almeno agli inizi),
combattuto i suoi cervelli migliori: Copernico, Galileo, Bruno, Freud,
Jung , Einstein. A pentirsi, beatificare, santificare, a conferire premi
Nobel e riconoscimenti a posteriori, si fa sempre in tempo.
Spesso sento dire che Abramo era un povero pecoraio che a mala pena
sapeva mungere le capre, tenere a bada la propria famiglia, e che le
cose da lui "raccontate" sono un mucchio di sciocchezze. Siccome allora
non avevano le Ferrari e i video games, erano tutti imbecilli! Ma non
credo affatto che le cose stiano così. Non sono di quelli che vedono nel
passato il paradiso, la saggezza ed il meglio di ogni cosa, ma non sono
nemmeno di quelli che rigettando ogni cosa del passato ritengono che il
meglio di ogni cosa è qui ed ora. Ogni epoca ha il suo meglio e il suo
peggio. Per parte mia, stimo la scienza tanto quanto la filosofia degli
antichi, siano essi taosti, indù, egiziani o patriarchi ebrei. Da che
mondo è mondo l'uomo ha sempre dovuto fare i conti con strane esperienze
psichiche. Oggi questi eventi vengono indagati dalla scienza, per la
quale l'esistenza dell'anima, della psiche, non è per niente provata:
tutto sarebbe chimica e fisica. Gli antichi saggi prendevano atto di
questi eventi, di queste a volte numinose esperienze, e cercavano di
parlarne nel modo più comprensibile possibile. Ma non volendo
considerare le scienze biologiche o la medicina in generale, quando una
psicologa come M. L. Von Franz cerca di capire la natura di una delle
esperienze di J. Bohme partendo da ciò che a suo parere è la causa
scatenente di essa, e cioè un raggio di sole che colpisce un piatto
dorato, dimostra di non avere letto nemmeno uno dei tanti libri che il
mistico tedesco ha scritto. Il pensiero di questo povero ma grande
mistico tedesco può essere avvicinato solo da chi ha avuto la fortuna di
avere il 3% delle esperienza che lui ha avute nel corso della propria
vita, e da quanto scrive la Von Franz non ci sembra proprio che in fatto
d'esperienze il pensiero suo possa essere avvicinato a quello dell'umile
servo di Dio che con i suoi scritti ha toccato i cuori e i cervelli dei
migliori filosofi a lui contemporanei e posteriori. L'esperienza del
mistico, per certi versi è come la prova scientifica di una teoria
rivoluzionaria: è una certezza che, nata da esperienza di primissima
mano, sconvolgendo cuore e mente, dà vita ad una filosofia non parolaia,
ad una legiferazione saggia. Abramo non è un povero pecoraio ignorante e
visionario, un mezzo matto che sente le voci, egli è un mistico, e le
sue intuizioni sono rivoluzionarie. Non è un caso se le più grandi
religioni monoteiste esistenti (ebraismo, islamismo e cristianesimo)
sono sua discendenza. Il Dio Unico del vecchuio patriarca è un concetto
nuovo ed è il credo fondamentale di queste tre religioni. C'è da dire
che tutti i grandi fondatori (di religioni, di scuole, ecc.) sono esseri
"totali", hanno cioè posato lo sguardo in ogni direzione, facendo sì che
la loro coscienza si espandesse a 360°. Per fare un esempio, Freud e
Jung hanno scritto tanto, perché tanto hanno "visto", ed i loro
discepoli, ancora oggi, non fanno altro che sfruttare quella miriade di
intuizioni appena accennate negli scritti dei loro maestri. Jung sarà
una miniera a cui potranno attingere per qualche decennio psicanalisti
e "mistici" di ogni tendenza, perché il suo scavarsi e conoscersi è
stato febbrile, vitale, scopo di tutta una vita. Abramo con la
circoncisione ha "marchiato" tutti i suoi figli, i suoi parenti, i suoi
schiavi. Lo ha potuto fare perché la certezza della bontà e della
giustezza di essa vinceva ogni dubbio fra coloro che dovevano
sottoporvisi, perché la "forza" di un mistico che ha avuto un contatto
col Divino è amorevole, coinvolgente, iniziatica, giusta. Abramo è un
giusto come lo è ogni mistico, ed i suoi figli spirituali danno vita a
leggi che sfidano e sfideranno (quando vengono lette col buon senso) la
logica dei solo-mente. Tutto il mondo ebraico è un Abramo vivente a cui
possono sempre attingere le altre due grandi religioni (come hanno fatto
in passato) al fine di meglio comprendere i principi propri. E'
un vero peccato, per i cristiani, vedere nei libri dell'antico
Testamento solo ed esclusivamente un'allusione al Cristo. L'ebraismo di
allora è quello di ora; il Maestro Gesù era ebreo; per capire meglio
duemila anni di cristianesimo non sarebbe male dialogare con rabbini
illuminati. D'altro canto sarebbe auspicabile che tanti rabbini poco
illuminati non vedessero nel cristianesimo solo una eresia.
"Alzò gli occhi e vide": Abramo non è un medium, un posseduto, le sue
esperienze le ha da sveglio e dopo avere sigillato un patto, un'alleanza
con l'Altissimo. La vita di un mistico è diversa da quella di chiunque
altro. Egli vive in un mondo che ha come centro Dio, pertanto, essendosi
legato a Lui con un patto, quando parla, a parlare "è Dio", perché il
suo ego è stato trasceso dal contatto con la Verità. Sa tuttavia di
avere un veicolo da "scontare", e da qui il grande timore e rispetto
dell'Altissimo: non può fare a meno di vivere fino in fondo ciò per cui
si è incarnato in quel corpo: le ultime cambiali sono in scadenza, e
nell'attesa che esse vengano presentate all'incasso, cerca di stare
sempre un passo più avanti rispetto al fotogramma del momento. Quando
esse arrivano, il pagamento viene onorato. Quando al mistico accade
qualcosa dentro, è perché là fuori è successo qualcosa. Quando
l'adoratore dello Spirito Santo prega perché Esso scenda su di lui, fa
più o meno come l'alchimista che, mentre con pazienza aspetta che lì nei
fornelli (veri fornelli con vere sostanze) accada qualcosa, nello stesso
tempo attende che analoga cosa accada in lui, e la sua attesa
"influenza" i futuri eventi. Il fisico moderno che con la sola sua
presenza influenza l'esperimento cui attende, sa bene che le particelle
sono imprevedibili e che la loro natura è paradossale, essendo sia una
cosa (onda luminosa) sia il suo opposto (corpuscolo). Abramo nella sua
psiche ha un incontro particolare, come se, grazie al patto appena
siglato, potesse leggere nella Mente dell'Altissimo alla quale la sua
piccola mente si è indissolubilmente legata. "Sa" che avrà un figlio da
Sara, nonostante entrambi siano vecchi. "Sa" che Sodoma e Gomorra stanno
per essere distrutte. "Vede" e "sente" l'ira di Dio (ciò che per Bohme
era Furore Divino), perché uno con Lui. Abramo sa che la bella
esperienza che ha avuto non è un miraggio del deserto; egli non pensa
nemmeno per un istante d'essere ammattito. Ha saggezza e buon senso
sufficienti da fargli capire che la vita ha molti livelli di
manifestazione, e che ognuno di essi è vero quanto gli altri. Ecco
perché il vecchio patriarca accoglie queste visite interiori (e nello
stesso tempo esteriori, perché la sua psiche ha dilagato) con più
entusiasmo di quanto potesse accogliere dei normali ospiti: dà loro il
meglio di sé, legandoli ancora di più a se stesso. Abramo cammina con
Dio e parla con Lui, e contratta pure: e se vi sono cinquanta giusti…? E
se ve ne sono quaranta? La sua natura umana, per un attimo entra in
conflitto con la Certezza, ed anziché berLa d'un sol fiato, la
centellina, la beve a piccoli sorsi, e questo diluirLa nel tempo,
diventa clemenza, quasi perdono. Ma alla fine, il marcio, come vedremo,
verrà eliminato.
Grazie, Nat. |