Pensaci Giacomino
Un “vecchio” e saggio professore, di nome Agostino (=da Augusto = degno di venerazione) vuol prendere moglie a settant’anni ( 70 = 7x10, cioe’ al compimento del decimo ciclo di 7 anni, momento particolare di verifica e realizzazione) e si decide per un matrimonio bianco, “di beneficienza” con una fanciulla, Lillina (= da Lilla, Raffaella, Raffaele, = Dio ha risanato) gia’ incinta del suo fidanzato Giacomino (= da Giacobbe= che ha soppiantato). In questa coppia la situazione e’ irregolare, l’energia maschile e quella femminile si sono unite prematuramente, senza il rispetto delle regole e senza le necessarie energie per il sostentamento della neo-famiglia, ed hanno procreato un figlio, Nini’ ( = da Antonino, Antonio = colui che combatte) illeggittimo. Solo l’intervento del vecchio saggio salva dal disastro il matrimonio irregolare dei due giovani sconsiderati e incompresi dai rispettivi parenti. I genitori di Lillina sono: il padre Cinquemani ( 5 mani = troppe mani, -le mani dovrebbero essere solo due: una per prendere, l’altra per dare-; cinque-mani fa pensare ad una scimmia, in cui anche la coda, quinta mano, prende e non da’, come le altre quattro), un padre percio’ avaro ed egoista e la madre Marianna (= amata dal dio Ammone, egizio, che fa luce, ma che, se e’ “capovolto”, fa ombra e ricorda il Mammona = demonio, di Mt. 6, 24), una madre-matrigna, che invece di comprendere e amare la figlia, la allontana e la rifiuta nella maternita’, negandosi come madre e come nonna. Giacomino e’ orfano, ha solo una sorella maggiore, Rosaria ( come dicemmo altrove, il rosario e’ una corona per contare le preghiere o bene-dizioni, ma se viene capovolto, conta male-dizioni) sorella zitella, insoddisfatta e invidiosa (“ardere e sgocciolare” dice di lei il professore) che certo non accetta di essere zia e fa di tutto per cancellare il matrimonio di fatto del fratello. Al termine del primo atto della commedia si raggiunge un certo equilibrio con il matrimonio-adozione da parte del professore della nuova piccola famigliola: la Saggezza, il vecchio, ha saputo creare un “modus vivendi” particolare, non ortodosso ma valido ed armonico: i due giovani si amano, il figlio cresce con un nome onorato. La situazione precipita nel caos quando arriva l’eredita’ che permette al professore di dare un lavoro sicuro a Giacomino; la sorella ora vuol dargli moglie; i genitori di Lillina vorrebbero gestire loro il futuro economico della figlia; il prete Landolina (= coltivatore della terra, al bianco, distruttore della terra, al nero) vorrebbe far cessare lo scandalo con la disonesta’ e la vigliaccheria del giovane... ma di nuovo la Saggezza del vecchio professore riesce a gestire il gruppo e a riportare in esso l’ordine naturale e la giustizia. Ponendo tutti i personaggi sull’Albero cabalistico potremmo considerare questo “sogno” di Pirandello come un riuscito recupero di una operazione alchemica mal iniziata. Se consideriamo l’autore della commedia come protagonista del percorso iniziatico avremmo che la sua Luna, (Yesod), Lillina, unitasi prematuramente col suo Sole (Tiphereth) Giacomino, e’ stata ostacolata nelle “Nozze” da un mentale avaro e ipocrita costituito dai genitori, Marianna (Geburah) la Madre, (Marte) e Cinquemani (Chesed) il Padre (Giove), e da un astrale non qualificato, costituito da una Venere (Netzach) insoddisfatta e repressa (Rosaria) e da un Mercurio (Hod) faccendiere e bigotto (Landolina); solo il vecchio professore Agostino (Saturno) Daath, la Coscienza, riesce, con la sua bonta’, generosita’ e disinteresse, incanalando le energie positive che gli piovono dall’eredita’ (dalla Grazia), a salvare tutto l’Albero dal disastro e dalla disgregazione. “Pensaci, Giacomino!” E’ il richiamo di Luigi Pirandello al proprio mentale (Giacomino), affinche’ mantenga il suo impegno: proteggere il suo astrale (Lillina) e riconoscere e crescere il Figlio (Nini’) nato per rinnovare e ricostituire la cosciente Saggezza del Vecchio che tra poco se ne dovra’ andare. Grazie. F.V.
ALBERO CABALISTICO
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