PIRANDELLO - Questa è la Vita
“Questa e’ la vita” e’ un bel film del ’54 composto da 4 novelle di Luigi Pirandello; ecco che cosa di esse dice all’inizio il presentatore del film:
1)
La Giara: - regia di G. Pastina -
con Turi Pandolfini : “Il buon senso e’ da preferire alla
2)
Il Ventaglino: - regia di M. Soldati
- con Miriam Bru : “E’ un inno alla vita che e’ fatta
3)
La Patente: - regia di L .Zampa -
con Toto’: “Ci conferma che la superstizione,
4)
Marsina stretta: -sceneggiatura,
interpretazione e regia di Aldo Fabrizi: “Beh, la
La Giara Don Lolo’ Zirafa, iracondo, prepotente e litigioso (ha sempre in tasca il codice civile), e’ il proprietario di una giara bellissima, appena acquistata a 4 onze per il nuovo raccolto delle olive, che, non si sa come, viene trovata rotta. Zi’ Dima e’ il conciabrocche, bravo, semplice ma un po’ scontroso chiamato dai contadini del podere di Don Lolo’ per ripararla col suo mastice miracoloso. Ma Don Lolo’ non si accontenta del solo mastice, vuole anche i punti e poiche’ i punti vanno fermati dall’interno, tra mastice e punti Zi’ Dima ripara si’ la giara, ma vi rimane chiuso dentro. Nasce qui la farsa: Zi’ Dima e’ sequestrato, ma anche inquilino moroso; dietro consiglio dell’avvocato Scime’, ospite di Don Lolo’, questi e’ disposto a liberare il conciabrocche, rompendo la giara, in cambio di un’onza e 33, valore della giara riparata, quanto l’ha valutata lo stesso Zi’ Dima. Ma la risposta del povero recluso e’ categorica: “Pagare, io? Pazzia, signor avvocato, io qua dentro i vermi ci faccio!” E con le 10 lire avute come ricompensa della sua opera offre ai contadini del podere, che sono tutti con lui, contro il ricco avaro e borioso, un festino: vino, pesce fritto, peperoni salati e ovviamente canti e balli... A sera il frastuono e l’allegria di tutti fa imbestialire a tal punto Don Lolo’ che non ne puo’ piu’: esce sull’aia e con un poderoso calcio fa rotolare la giara rompendola definitivamente e liberando cosi’ Zi’ Dima che, vincitore, viene acclamato e portato in trionfo.
Il Ventaglino E’ la storia di una giovane madre venuta a Roma con il suo bimbo a far la balia, che e’ stata cacciata dalla padrona di casa a cui non poteva pagare l’affitto; questa le aveva offerto di prostituirsi, ma lei aveva rifiutato. Ora si trova ai giardini pubblici a chiedere l’elemosina, senza risultato. Pero’ una brava donna a cui ha raccontato le sue sventure le ha regalato un pezzo di pane. Passa la banda militare: tutto il giardino vive il momento emozionante, un uomo in divisa tenta un approccio galante con la scusa del bambino, ma lei si allontana. Cerca anche di trovare lavoro offrendosi come cameriera o donna delle pulizie ad una ricca signora con un bambino, ma questa la respinge, mentre il figlio viziato e gia’ grandicello, prende il pezzo di pane dalle mani del piccolo e per gioco, lo getta nella fontana; allora la madre ricca da’ in elemosina due monetine, due soldi, alla poveretta e se ne va. Il bimbo piange, la madre non sa che fare... tornare al paese dal padre del bimbo non puo’ perche’ non verrebbe accolta, tornare dalla padrona di casa non vuole.. la donna e’ disperata: potrebbe morire gettandosi nel fiume... Fa tanto caldo, il bimbo continua a piangere, ella gli offre il seno per allattarlo. Passa un venditore di ventagli. Un ventaglino di carta costa 2 soldi, e la giovane donna lo compra con quelle due uniche monetine che possiede e mentre si fa vento, coprendosi a meta’ il volto, i due suoi bellissimi occhi attirano i primi due probabili clienti, due soldati; se si offrira’ a loro, potra’ sopravvivere nella citta’ spietata insieme al figlio.
La Patente Rosario Chiarchiaro e’ un povero disgraziato che in paese da piu’ di un anno tutti considerano jettatore; ha perso il lavoro, la moglie e’ paralitica, la figlia e’ stata lasciata dal fidanzato, non ha amici, e’ odiato e sfuggito da tutti e ridotto con tutta la famiglia alla fame. A questa situazione insostenibile ha deciso di ribellarsi. Come? Querelando il figlio del sindaco e l’assessore Fazio per diffamazione, perche’ hanno “fatto scongiuri al suo passaggio” e decidendo di perdere la causa. Infatti costringe il giudice D’Andrea, l’unico in tutto il paese che non crede alla jettatura e vorrebbe assolverlo, a istruire puntualmente la causa, dopo avergli dato una dimostrazione pratica della sua “potenza” (gli cade in testa un lampadario); costringe il suo ex datore di lavoro a testimoniare contro di lui e cosi’ l’ex fidanzato della figlia. Perdendo la causa dimostrera’ di essere un vero menagramo, portasfortuna, portajella e avra’ “la patente”; si’, la patente di jettatore con tanto di bollo legale: jettatore patentato dal regio tribunale; con tale patente fara’ pagare una “tassa” a tutti coloro che non-avvicinera’ e diventera’ ricco.. Al termine dell’episodio lo ritroviamo in casa che detta alla figlia il listino prezzi delle sue non-prestazioni ai concittadini: non- stazionamento davanti ad una gioielleria: L. 100; spostamento alla gioielleria rivale: L.150; non-postazione ad un caffe’-gelateria: L. 35; non- vicinanza ad un oratore in piazza: L. 100; se l’oratore e’ del governo: L. 200... non-appostamento alla curva di una corsa automobilistica: L.500.... ecc. ecc.
Marsina stretta Il vecchio professore sta aspettando che il colonnello, suo vicino di casa e padre di un suo allievo alquanto asino gli porti, stirata di fresco, la marsina prestatagli per fare da testimone al matrimonio di una sua ex allieva, Angela Reis, che deve sposarsi quella mattina. Il colonnello arriva con l’abito da cerimonia appena tirato fuori dalla naftalina, ma c’e’ un problema: la misura; la taglia del professore e’ “robusta” e l’abito gli va decisamente stretto. Si effettuano varie ed esilaranti prove condite da dialoghi spassosi e comico-grotteschi con puntatine sul tragico: il professore cade e si fa un po’ male; il pantalone si scuce; la giacca stretta non permette alcun movimento libero e il tempo passa e si fa tardi mentre la domestica ripara il pantalone; il professore intanto racconta al colonnello la storia di Angela, una ragazza bella ma povera e orfana , divenuta insegnante a costo di grandi sacrifici, e la sua parte nell’averle procurato sia il lavoro che lo sposo: un vedovo con una figlia che, volendo una istitutrice, si era poi innamorato di lei e aveva, malgrado l’ostilita’ dei parenti, deciso di sposarla. Nonostante tutto, l’abito viene indossato e finalmente il professore, in carrozza, si avvia per andare al matrimonio, il cappello e’ caduto in strada, il pantalone si e’ riscucito, una manica si e’ semi-staccata, ma arriva al portone della casa della sposa. Qui pero’ l’ aspetta una triste sorpresa: la madre della sposa, alla vista della figlia vestita di bianco col velo in testa, sogno di tutta la vita, e’ stata colpita da paralisi cardiaca ed e’ morta. E i parenti dello sposo si sono affrettati a decidere che, dato l’improvviso lutto, il matrimonio non si potra’ fare ne’ ora ne’ mai. Quando il professore si rende conto della situazione convince la sua protetta a farsi forza, a superare il suo dolore e a farsi sposare dal fidanzato che in realta’ non desidera altro ma che non ha il coraggio di contrastare la volonta’ dei parenti. Il professore lo mette di fronte al suo dovere di mantenere la promessa e si impone a tutti gli altri organizzando la felice conclusione del matrimonio tra uno strappo di manica e un’ ulteriore scucitura di pantalone. Prima di entrare in chiesa spiega pero’ ad uno dei testimoni che ha ammirato il suo coraggio e la sua decisione : “ Non e’ dipeso da me, ma dal fatto che non avevo il mio solito abito di tutti i giorni; io in quell’abito sono buono, non avrei pensato a nessuna reazione, mi sarei solo commosso come un imbecille, invece questa marsina stretta che mi e’ stata prestata, mi ha dato un tale senso di irritazione, un tale senso di rabbia, specialmente quando mi si e’ strappata la manica, che ho avuto la forza di ribellarmi... a volte il destino e la felicita’ di una persona dipendono da una marsina stretta...”.
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